Twilight GdR

Matthew Darko

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view post Posted on 19/12/2010, 20:00
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Nome: Matthew
Cognome: Darko
Razza: Vampiro
Data di nascita: 21 ottobre 1790
Segno zodiacale: Bilancia
Età-apparente: 22 anni
Età-effettiva: 220 anni


Descrizione fisica: Ha un fisico atletico, composto, con una muscolatura dai lineamenti definiti anche se non molto sviluppati. Il suo fisico ha subito drastici miglioramenti rispetto a quand’era umano, anche se aveva sempre dimostrato un livello di sopportazione al dolore alto e un ottima resistenza fisica già da molto prima.
Ha un tatuaggio all’altezza della spalla sinistra, guai a chiedergli cosa significa, non ve lo dirà nemmeno sotto tortura. E’ il “suo” segreto, la sua vita, il riassunto grafico di ciò che è in realtà.
I suoi occhi hanno un taglio orientale, gli donano un aria malinconica e complessa ma che inevitabilmente finisce per divenire la traduzione di ciò che egli stesso prova. Ha un sorriso da furbetto, quasi malandrino, accattivante quanto il modo che ha di sorridere.
I capelli sono di un nero a tinta unica, così come quella barba corta che si ostina a portare in viso. Sarà che non gli piace avere l’aria di un bambino, cosa che lo infastidisce molto.
Ha una pelle chiara, come tutti quelli della sua specie del resto.
Situazione sentimentale: Single.
Carattere: Non ha un carattere semplice, ma non difficile da capire. Non pretende che gli altri sappiano capire ciò che ribolle nella sua testa e questo lo si può identificare come primo lato del suo carattere, simbolo di presunzione. Ritiene che tutti, genere umano e non, hanno un indole egoistica e carica di ogni forma di sentimento puro. Ci si aspetterebbe da uno come lui che nell'approccio al mondo dei sentimenti e delle emozioni abbia una propensione apatica, troppo vicina all'indifferenza e alla noia. Ma non è così. Matthew è decisamente interessato allo studio dei sentimenti, al modo in cui le persone lo manifestano e cosa più particolare, alle diverse reazioni che questi scaturiscono. E' proprio per questo motivo che egli prova un piacere ludico nel riversare se stesso in persone che sceglie appositamente -forse ad un bar, incontrate per strada, chiunque di così interessante da attirare la sua attenzione- e nel creare in loro coscienze definite, come se in qualche modo volesse vedere fino a che punto un essere potesse metter da parte se stesso per far spazio a qualcun altro; entra in maniera invasiva nelle vite altrui con scaltrezza e padronanza e non si spiega quanto le persone possano esser sciocche.
Vi dico meglio: qualsiasi persona o essere, di qualsiasi razza, per quanto possa opporre resistenza e per quanto possa decidere di non lasciarsi coinvolgere, cade. Cade! Cade in turbine di sentimenti che divengono così potenti da non farti desiderare altro che l'altra persona non ti abbandoni mai. Ci si affeziona, per non parlare delle molteplici conseguenze che questo attaccamento scaturisce, e per quanto male -in questo senso, anche se inevitabilmente ha fatto altro- possa arrecare al prossimo, egli non si è mai sentito vittima di quel suo stesso gioco.
Perché per lui questo è diventato, uno stupido gioco. Basa la sua vita proprio su questa morale, gira continuamente intorno a questi sperimenti, perché è l'unica cosa che riesca a non farlo annoiare. Le persone per quanto banali, stupide e deboli, erano pur sempre interessanti.
Non gli piace star fermo a non far niente. Ama suonare, non importa cosa, negli anni ha avuto modo di imparare a lavorare con qualsiasi tipo di strumento.
E' un tipo scontroso alle volte, ma solo perché non gli va a genio il fatto che gli altri possano vantarsi di conoscerlo. Da questo invece, si nota la sua permalosità: gli danno fastidio un mucchio di cose, tra le quali, in particolar modo, odia quando qualcuno proferisce parola su di lui, bella o brutta che sia. Lui è l'unico che può criticarsi o elogiarsi, fare altrimenti lo manderebbe in bestia.
Sì, certo, le critiche. A proposito di quest'argomento posso dirvi che lui mette in discussione tutto, si può dire che nulla nel mondo che lo circonda lo soddisfa nè gli dà stimoli per continuare quella che si ostina a chiamare 'non-vita'...
Non crede, non possiede, non chiede, non condivide. E' privo di fede, di speranza, di fiducia e di qualsiasi altro sentimento o cosa che non è data per certa.
Non si crea illusioni, ritiene siano la cosa più stupida e pericolosa che un uomo debba cercar di evitare.
E' convinto che se i vampiri per sostenersi hanno bisogno di sangue, allora è giusto che questi debbano nutrirsi di sangue, non importa da dove proviene. Gli umani mangiano altri esseri viventi. Molti esseri viventi si nutrono di altri esseri viventi. Perché i vampiri non dovrebbero bere ciò che la legge della natura ha deciso di attribuirgli di diritto?!
Comunque sia, non vi sto ad elencare ogni facciata del suo carattere, sarebbe impossibile. Posso dire solo che.. E' un tipo da conoscere, sebbene dobbiate esser in grado di tener testa ai suoi test per poterlo fare. Da vivi.
Storia:

CITAZIONE
1791, Dublino, Irlanda.
Giorno della partenza.
Questo potrebbe essere l’ultimo diario che scrivo.
Sono nell’appartamento- che dico-, sono in una delle catapecchie che affacciano sul porto, dalla finestra semi aperta noto solo l’inizio dell’istmo, la stretta lingua di terra che alla base si congiunge con la terra ferma.
Mi sarebbe piaciuto poter dire che quello fosse il mio unico punto fermo, l’unico appiglio che potesse legarmi al resto del mondo, alla realtà, ma purtroppo non è così. Ci si aspetterebbe da un sognatore come me che vagassi per la maggior parte del mio tempo coi pensieri che vanno aldilà delle nuvole, ma la realtà opprime così tanto da costringermi a restare coi piedi ben puntati su queste assi umide e ammuffite.
Vi ricordate quando dissi di aver perso il lavoro? Sì, è stato così alla fine. L’oste aveva deciso di allontanarmi dal posto perché.. Perché ci aveva scoperti.
Francine. Ve la ricordate vero? Oh, è da troppo che non vi scrivo. La ricerca continua di lavoretti di seconda mano mi ha sfiacchito e non so come, ho trovato giusto il tempo e la voglia di cimentarmi a scrivere queste poche righe. Penso di averci perso la mano. Con lo scrivere intendo.
Sarebbe davvero una sorpresa per voi se vi dicessi com’è che sono venuto qui a metter nero su bianco stupidi pensieri, penserete sicuramente ch’io non sia un uomo duro. Ma non importa. Ho bisogno di lasciare una traccia di me, voglio che la mia esistenza su questa terra abbia un significato e se proprio devo attribuirgliene uno, allora gli do quello della conoscenza. Un giorno qualcuno, che siano i miei figli, che sia un altro, voglio che sappia che sono esistito e con me, quelli che mi stanno intorno. Documenterò questo viaggio, avrò una storia, potrò finalmente scriverci un libro e campar di rendita.
Ho una buona notizia da darvi. Anzi forse più di una in realtà. Ho sentito dire che questa sera una nave partirà per il nuovo continente, e Michele –di lui vi avevo parlato- ha detto che avrò buone possibilità di riuscire ad entrare nell’equipaggio dato che nell’ultimo viaggio hanno perso un buon numero di marinai e che la ricompensa sarà ben più soddisfacente di quanto potessi mai immaginare. Gli serve un uomo forte, dedito al lavoro e che soprattutto sia spagnolo visto che fungerò anche da traduttore. Prenderò tre stipendi in uno. Non so chi ha combinato meglio quell’affare, se io, o il Colonnello.
Sarebbe in ogni modo l’ideale. Io ho deciso.. Non appena avrò abbastanza denaro per comprarmi una casa mia –sicuramente dopo la missione- lo farò. Chiederò a Francine di sposarmi e di metter su famiglia. Voi non sapete quanto ami quella figlia di Venere..
Ogni sera prima di rientrare passo nel retro di casa sua ed aspetto di vederla. Ogni sera ho sempre lo stesso timore, ho paura che non si presenti. Mille paranoie nascono nella mia testa, molte di più finiscono per convincermi che il sentimento che io provo per lei non è corrisposto. Forse vorrà stare con un uomo benestante, forse mariterà qualcuno in grado di poterla rendere felice per il resto della sua vita. Ed io ne sarei felice, quel che voglio è che lei stia bene.. Ma vorrei che lo fosse principalmente a causa mia.
Comunque, quando sono sul punto di andarmene ecco che sento quella cinguettante ed intonata voce; le note prodotte dalla musica del suo tono dall’accento francese che chiama il mio nome mi fa battere il cuore. Si avvicina, mi corre contro e m’abbraccia. Dovrei descrivervi la meravigliosa sensazione dello stringerla nelle mie braccia? Ah! Quei capelli d’oro così setosi, i lineamenti dolci e morbidi incorniciati da un viso chiaro e apparentemente timido; le labbra rosse e quegli occhi, così grandi, così intensi, che al solo ricordarli rabbrividisco.
Vorrei svegliarmi ogni dì con la consapevolezza di vivere quell’amore nel pieno della sua forma. Odio incontrarla di nascosto, odio dover scappare ogni volta che suo padre sembra gironzolare nei paragi. Sì, sono sempre più convinto di volerla accanto per il resto della mia vita, di volere figli, di volere una casa nostra e legittimare così il sentimento che ci unisce.
Francine non è d’accordo con la mia partenza. Mi dice che non è necessario addentrarsi in tali avventure, che ho il 50% di probabilità di non tornare. Dice che morirebbe semmai dovesse accadere, mi ha fatto promettere nel nostro ultimo incontro –poche ore addietro- che sarei tornato tutto d’un pezzo o come me, lei si sarebbe afflitta una pena maggior della mia, togliendosi il dono della vita. Non esiste cosa che mi possa spaventare di più. Il piccolo corpo di Francine freddo, spoglio, inanimato. No, sarei tornato vivo, sarei tornato per lei, tant’è vero che se parto, lo faccio per assicurare un futuro a noi due e ai frutti che il nostro amore metterà alla luce.




8 ottobre 1792, penisola dell'attuale Yùcatan, America Latina.

Arrivo.
Quello che trovammo non fu ciò per cui eravamo partiti. Il viaggio, sebbene avesse seguito le rotte prestabilite, ci aveva fatti approdare su terre sconosciute; solo quando mettemmo piede sulla terra, facendo conoscenza con gli abitanti, ci rendemmo conto che quelle non erano le auspicate terre libere, ma c’erano già degli abitanti, che non avremmo potuto mandar via.
Descrivo ora ciò che fu.
Nel villaggio Watilema alle pendici del monte Zuganashi troviamo la tribù degli Tsumaniti. Ci sono circa settanta persone, contando uomini, donne, bambini ed anziani. La tribù degli Tsumaniti è fin da tempi a noi conosciuti come quella più popolosa e forte di tutto il sud America, quando questa terra ancora non poteva portare il suo nome. L'ultimo dei capi era appena stato ucciso in una delle battaglie per la protezione del proprio territorio e nulla si era potuto fare per evitarlo. La tribù pareva non conoscere qualsivoglia tipo di violenza e si trovava impreparata di fronte alle intemperie e agli attacchi da parte di altre popolazioni confinanti.
La pace si ebbe con poco, bastò trattare con i conquistatori inglobandoli nel nucleo della tribù, fondendo entrambi i popoli e ottenendo così solo vantaggi tra persone che avevano rivelato interessi affini. E a noi, per l’aiuto nelle trattative, venne concessa ospitalità.
Continuarono la loro pacifica vita finché un giorno non capitò un episodio assolutamente nuovo che destò stupore tra la gente.
Oltre l'orizzonte si scorgeva un insolita macchia color castagno che sembrava voler prendere in giro gli abitanti del posto tant'era malandrina. Ognuno ci vedeva qualcosa di diverso, erano tutti indecisi sul da farsi, persino il candidato a prendere il posto del vecchio capo. Egli, grande esploratore, voleva subito azzardare la costruzione di un imbarcazione per avvicinarsi a quella stranezza e svelarne il mistero; le donne, spaventate, chiedevano ai rispettivi uomini di restar al loro posto e accingersi ad aspettare; gli uomini, intrepidi, coraggiosi e furbi, cominciarono ad approssimare armi che potessero contrastare eventuali pericoli, innescando un'attività non ancora sperimentata, visto che di armi a quei tempi non se ne erano mai usate; i bambini infine, venivano intrattenuti dalla fantasia degli anziani che vollero raccontar storie che giravano intorno a quella ormai famosa scheggia marroncina che s'incastrava nell'azzurro splendente del mare.
Ecco. Tutti erano in fremito per la novità, ognuno vedeva racchiuso in quel pezzo un pò dei suoi desideri, un pò delle sue aspirazioni. Alcuni fanatici immaginavano fosse il tramite dal quale gli dei avessero decisero di manifestare la loro presenza; molti sognatori speravano fosse un punto a cui arrivare, per loro che oltre l'orizzonte avevano desiderato tanto poter trovare nuovi confini, nuove terre; c'era chi invece vi vedeva nuove opportunità di vita, ma coloro che si dimostrarono più scettici ed ostili, furono gli stessi a cui venne attribuito il senso della ragione.
La macchia sembrava non voler accogliere le speranze di nessuno degli abitanti. Con il passare del tempo l'entusiasmo pareva scemare di fronte alla freddezza con la quale i dubbi degli altri cominciavano ad insinuarsi persino negli animi più accesi. Non si vedeva mutamento, la macchia se ne stava lì, non si avvicinava, non si allontanava, era semplicemente ferma, così come le intenzione di ciascuna persona presente in quel villaggio.

14 ottobre 1792.
Notte fonda. Tutti si erano oramai lasciati cullare dal chiarore della luna e dall'abbraccio della brezza leggera che soffiava in quelle calde notti, ognuno con la propria famiglia, ognuno nella propria capanna, ognuno con quel chiodo fisso che martellava nella testa degli abitanti da ormai da ben sette giorni. Restavano svegli solo alcuni sacerdoti che si cimentavano nel concludere i preparativi per l'indomani, per l'iniziazione del nuovo capo.

15 ottobre 1792.
L'alba. Un urlo squarciò la pace regnante del villaggio. Una giovane donna, chinata bocconi sull'arancio della terra richiamò a sè l'attenzione di tutti. Strage, strage. Il corpo di uno dei sacerdoti sembrava esser piovuto dal cielo con una violenza tale da imprimere nella terra un solco umano, sotterrando di alcuni centimetri la sagoma dell'uomo. Era senza vita, sbiancato, sventrato e freddo. Non c'era sangue, non c'erano organi. Rimaneva di quella persona solamente un involucro di pelle che manteneva la sua compostezza solamente grazie alle poche ossa intere che gli erano rimaste. Nel villaggio cominciò a espandersi un epidemia di terrore e angoscia, soprattutto quando dopo il primo cadavere, ne venne trovato un altro, ed un terzo, ed un quarto, finché di corpi senza vita non se ne trovarono più. No, perchè in un unica notte d'assalto due reduci hanno potuto raccontare che una disgrazia aveva preso sembianze umane ma che dentro di sè aveva un vero e proprio demonio. Ci fu un ultimo assalto nel quale morirono tutti, tranne due. Nuovi pericoli si erano venuti a creare, e nessuno aveva idea di quanto gravi fossero questi. Da un unico male ne erano nati due e via via crescendo, avevano attirato nella loro morsa tutti gli abitanti. Uno dei superstiti giurava d'aver visto la sua compagna di vita aver lo stesso aspetto di sempre, aveva visto nei suoi occhi, ma di una cosa era sicuro: per quanto potesse esser bella come nel fiorir dei loro giorni, nei suoi occhi non c'era traccia dell'animo della fanciulla.
Si pensa sia stata opera di coloro che son approdati con quella nave, la macchia, o così sembra capire da ciò che gli Tsumaniti tentano di dirci. I miei compagni son convinti invece sia opera di mostri appartenenti già a questo nuovo mondo, forse hanno ragione.
I due superstiti camminarono lungo la spiaggia percorrendo quanta più costa possibile, cercando d'allontanarsi dal villaggio ormai distrutto. Qualsiasi cosa fosse successa, di una cosa siam tutti sicuri: la macchia era sparita.


Mattino del 16 ottobre 1792.
La situazione è cambiata radicalmente. Il Colonnello ha deciso di restare e io non posso far più nulla. Non sembra ci siano più pericoli da cui scappare, queste terre sembrano essersi intrise di un aria decisamente diversa nell’andare avanti coi giorni. Una cosa sola mi è giunta all'orecchio: partiremo stanotte stessa per la Spagna. Porteremo con noi 'gli involucri', così come quelle bestie hanno deciso di chiamarli, gli scienziati ed i medici del paese vogliono capire come affrontare i mali esterni, capire qual è stata la causa scatenante di questa tragedia. Vi giuro, non ho mai visto nulla di simile. Dei cadaveri intatti sono riuscito a riconoscerne solo due e sono dei due sopravvissuti che mi hanno riferito tale testimonianza. Non c'è un velo di vita nei loro volti, hanno perso quella che sembrava esser la luce che li avvolgeva quel mattino in cui li incontrammo. Se quest'angoscia di vivere, se le calunnie, la distruzione, se persino la morte è giunta in questo posto, è certo sia stata opera nostra. Voglio andarmene di qui, voglio non sentir più questo peso che mi porto in corpo, voglio riabbracciare la mia amata Francine. Sembrano cose così distanti, sembra quasi che questo peso che m'avvolge lo stomaco mi impedisca di ragionar lucidamente, qualcosa sta cambiando o per mia sensazione, qualche altra cosa, più spaventosa, più agghiacciante ed incontrastante, sta arrivando.


Sera del 16 ottobre 1792.
Non riesco a dormire. Sono chiuso nella stiva della nave, mi cimento a buttar giù qualche riga per non pensar allo strano nervosismo che mi assale. Ho paura. Infondata forse, probabilmente tra qualche tempo avrò dimenticato tutto ciò. Sono irrequieto, di sopra c'è la ciurma che si divide tra chi è entusiasto di tornare a casa o chi come me, vive ancora la terribile realtà degli ultimi avvenimenti accaduti. Le voci hanno smesso di farsi sentire, forse hanno deciso saggiamente che è ora di coricarsi, saranno giorni difficili per tutti visto il viaggio che ci aspetta. Ma che dico, perdonatemi, ma i marinai non son mai saggi. Qualcosa sta accadendo ed io non riesco a smetter di scrivere ogni pensiero che fluttua dentro la mia testa. Urlano, di nuovo, ma nel tono c'è qualcosa di.. agonizzante. Sta succedendo, io lo sapevo.. Andrò a controllare.



Pomeriggio del 1 gennaio 1800.
E’ il nuovo secolo. Ho tenuto questo diario per lungo tempo e mi sono trattenuto dallo scrivere almeno finchè non fossi stato in grado di farlo. Non sono più tornato a casa quell’anno del 1791, sono rimasto a terra, in America.
Sono..
Sono tormentato. Amareggiato. Distrutto. Sono disumano, sono un mostro. Pensate mi sia dimenticato di Francine? No, non è così. E nemmeno lei si è dimenticata di me, spero solo sia cambiata in questi anni. Intendo dire che in me urge il bisogno, che dico, la speranza che in qualche modo non sia la Francine di sempre, quella che mantiene le promesse, perché non riuscirei a pensar che quell’ultima parola data sia stata esaudita.
Non posso far più nulla. Non mi comporto da codardo, i miei sentimenti non sono mai cambiati per lei. Ma sicuramente non posso più tornare a casa ridotto in questo stato.
Non mi cibo più, non ho freddo, il mio cuore non batte da tempo ormai. Ci sono voluti anni affinché riuscissi ad abituarmi a questa mia nuova.. Esperienza. Non posso avvicinarmi agli uomini. Gli faccio del male, io stesso sono il male in persona. Non.. Non ce la faccio a scriverne, dovrò abbandonare questo scritto. Mi dispiace. Che tutti voi possiate esser messi al corrente di ciò; non sempre si diventa così per propria volontà, è una realtà che si presenta e non può esser più rimandata. Mi dispiace. Dite a Francine che mi dispiace. Ma non ditele che.. Non sono più umano.

Mattino del 14 dicembre 1812, Dublino, Irlanda.
Ho riflettuto a lungo. Ho deciso di tornare a casa, di tornare da Francine; so che è ancora viva, ne sento l’odore. Ecco che ripercorro correndo le strade della mia infanzia, finché non arrivo lì, al familiare istmo, dove si scorgeva il solito focolaio stranamente abitato. Mi fermai ad osservare quel punto, sentivo due persone ridere felici. Venni tramortito istantaneamente da una marea di sentimenti contrastanti nel vedere quella scena che mi si parò davanti. Possibile che Francine avesse conservato tutta la sua bellezza? Eccola lì che correva ridente mentre alle sue spalle vedevo un giovanotto di bell’aspetto provare a rincorrerla. Stava con un altro..
Mi aveva dimenticato, Francine non aveva mantenuto nessuna delle sue promesse! Ira! Rancore! Risentimento! Come potevo non esser arrabbiato? Ero tornato, ero tornato per lei! Mi ero costretto ad accettar la mia natura per cosa?! Lei non.. lei non era più mia.
Corsi ancora, in uno scatto fulmineo ed incontrollabile mi scagliai contro il ragazzo, mordendolo, con lo stesso odio con cui avevo ucciso una moltitudine di vittime prima di quel momento. Ero un assassino, ma con quell’omicidio avrei concluso le mie pene.
“Papà smettila!”
Papà? Io? Chi.. Non ebbi il tempo di capire, lasciai andare il corpo dell’uomo dissanguato a metà quando d’un tratto i miei occhi si soffermarono su altro. Francine. Un'altra, più matura, ma bella come sempre, come la ricordavo, si fece avanti da quella stessa porta con un fare intimorito ma al contempo.. meravigliato. Come potevano coesistere due donne identiche nello stesso tempo? Mi ci volle del tempo per capire che nell’ultima notte passata assieme avevo ingravidato la mia adorata, che aveva dato alla luce quello splendore durante la mia assenza. Ecco perché non l’aveva fatto, ecco perché, aveva deciso di restare in vita. Avevamo avuto una bambina.


Morale della storia? Francine venne a conoscenza della mia condizione, mi lasciò spiegare e accettò di condividere con me la vita che non avevamo vissuto. Quanto a mia figlia.. Beh lei continuerà ad odiarmi per il resto dei suoi giorni. Ho ucciso il suo uomo, non ho fatto altro che rovinarle la vita in un sol colpo. Che razza di essere ero mai diventato?!
Vissi accompagnando Francine fino all’ultimo dei suoi giorni, per sua volontà decise di non voler essere trasformata in uno come me. Rispettai la sua decisione, fu l’unica cosa giusta che potessi fare dopo tutto il male che le avevo fatto, finché un male diverso, il colera, non l’avvolse e la portò via con sé.
Mia figlia.. Lei decise di portare il corpo del suo amato nella sua terra natia, l’Inghilterra. Mi lasciò la possibilità di aiutarla, fui io a partire con una nave ed alcuni uomini verso Londra, mentre lei prendeva una via più veloce per raggiungere la città.
Qualcosa andò storto. Ci attaccarono. Chiunque fosse sapeva dell’esistenza dei vampiri e sapeva che poteva eliminarci solamente lasciandoci ardere tra le fiamme più accese.
E’ così che la mia storia va a finire, è così che decido di lasciartela tra le mani. Non chiederti perché, non voglio scusarmi per quel che ti ho fatto Matthew, voglio solo lasciarti avere la stessa possibilità che Francine ha concesso a me. Completerò la tua trasformazione, cercherò di portarti da lei prima che sia troppo tardi.
Poggerò questo diario tra le tue mani tra qualche minuto, cosicché tu possa ritrovarlo al tuo risveglio e capire forse, che essere quel che sei non è poi così male. Mi sarebbe piaciuto conoscerti, figlio.


Diario di Mattias Darcio Gonzales.



Sera del 14 dicembre 1812, Dublino, Irlanda.
Nave attaccata, tutti morti. O quasi.

"Tic. Tic. Tic." Sembrerebbero goccioline d'acqua. Piove. Prova un amara meraviglia. Come fa a riconoscere questo fastidio e riuscire anche a dargli un nome? Un momento, gli serve un momento per accorgersi di riuscire a pensare. Una goccia gli cade sulla fronte, ma non riesce ad aprire gli occhi. Cerca di muoversi ma il suo corpo è come paralizzato, braccia e gambe sono fuori uso ed il tronco non può contorcersi senza l'aiuto degli arti. Ma non sente dolore, non è quella la sensazione che prova. Cerca di ricordare, ma ciò che vede è solo una diversa forma di quel buio che ha ancora davanti agli occhi, visto che l'unica cosa che è riuscita a guardare è l'interno delle proprie palpebre. Prova a parlare, ma riesce ad emettere solo suoni confusi e privi di significato; non sono di certo all'altezza dei pensieri che è conscio di formulare. Un altra goccia gli cade sul viso. Tenta di aprire gli occhi ma è stato un enorme sbaglio. Si sentiva come se con quell'apertura avesse permesso alle fiamme di entrare all'interno del suo sguardo. Porta istintivamente le mani agli occhi, cerca di abituarsi pian piano alla fioca luce che intravede tra due assi nel soffitto. Procede con calma finchè non riesce a prendere padronanza del proprio corpo, lascia che un odore di legno bruciato gli invada a pieno i polmoni. Un momento.. E questo calore da dove viene? Sono fiamme! Il fuoco comincia ad espandersi ovunque sulle cose presenti in quella stanza, lui stesso si sente bruciare. Ha qualcosa lì sul torace, forse un pacco, non riesce a capir bene cosa fosse. Lo afferra, è avvolto in un lembo di pelle d'animale, morbida, impermeabile. Procede a tentoni per trovare una via d'uscita, senza aver ben chiaro dove si trovasse esattamente. La vista.. La vista è ancora annebbiata e si sforza di aprire gli occhi per assicurarsi di star fuggendo nella direzione giusta, ma il calore non lo abbandona. Sfonda un ultima porta con un calcio, sferrandola ad una distanza a dir poco disumana. Esce, è notte. Adesso l'unica fonte di illuminazione sono quelle poche lampade ad olio che ora più che mai esaudiscono la loro funzione alimentando quelle fiamme. Si rende conto di esser su uno dei mostri dei mari, una nave, una nave in fiamme. L'unica via di salvezza è l'acqua, ma lui è stanco, non riesce più a muoversi. Si sforza, non arresta la sua avanzata finché non riesce a menarsi giù dalla balaustra e a finire in acqua. Si lascia trasportare dalla corrente, affonda, va giù. Chiude gli occhi, non sente nemmeno premere il bisogno di respirare.. La sua agonia tra le fiamme, finisce lì.




Giorno 15 dicembre 1812, Londra, Inghilterra.
Urla sommesse. Degli uomini che parlano una lingua sconosciuta, quant'è strano sentirli mugugnare. Odori, odori forti, mai sentiti. Adesso riesce a ricordarsi della stanza, dell'odore marcio, del sapore salino, ma nient'altro. Ciò che sente è paragonabile al suo ultimo risveglio, ma non capisce cosa gli stia succedendo.
Apre gli occhi, stavolta gli sembra esser più facile. Resta disteso, ha le mani intorpidite, si rende conto d’aver ancora quel diario tra le mani; le guarda più volte chiudendole in un pugno e riaprendole più volte per testarne i movimenti. Ha come una voragine in mezzo allo stomaco, non ricorda l'ultima volta che ha mangiato. E' a petto nudo, conta tre coperte spesse che gli premono sul corpo, probabilmente la temperatura è fredda ma lui non avverte nulla. Sobbalza, sente rumori di passi in maniera così forte da sembrar che gli stiano camminando direttamente nelle orecchie. Scatta in piedi quando vede qualcuno entrare dalla porta alla sua destra, si arresta, guarda la sua visita. Una donna, bionda, dal viso chiaro, con in braccio un cestino, che resta a guardarlo con un sorriso ben piantato sulle labbra. Sembra felice di vederlo, quasi avessero passato le ultime ore a chiacchierar felici in un parco con una fresca aria primaverile ad allietarli.
Gli parla, lei muove le labbra ma lui non riesce a capire nulla, a parte un nome, Matthew. Lei gli appoggia la mano sul petto, lui.. lui sente solo lo stesso tipo di calore che aveva avvertito quella notte, lo stesso ardore che gli brucia dentro ma che.. non gli fa battere il cuore. Il cuore? E' confuso, la guarda con un espressione corrucciata. Lei sorride ancora, gli sembra d'aver visto la creatura più bella mai esistita e ne è ammaliato, quasi attratto. Lei continua a parlare ma lui non capisce nulla, riesce solo a mostrare un sorriso sghembo. Il suo corpo s'avvicina, sente il cuore della ragazza battere forte nel suo petto, come se potesse vederlo, sente persino la velocità con cui il suo sangue scorre imperterrito nelle vene. Ma la visione sembrò perdersi quando sulla sua pelle una timida carezza si trasformò in un incontro di labbra, cominciava a sentir degli strani sapori nella bocca, una voglia indecisa ma che parve trasformarsi in ben altro. La strinse a sè come una pretesa, ricambiò quel bacio passionalmente, se mai avesse saputo riconoscere quel sentimento, finché gli stessi battiti e il pulsare del sangue nel corpo della dolce fanciulla sembrarono volergli martellare nella testa.
Nemmeno un istante. Quei rintocchi avevano preso possesso delle sue azioni, non riusciva più a controllarsi. Aveva affondato i suoi denti nel corpo della bellissima donna, la stringeva forte a sè, ma lui sentiva sfiorire il desiderio carnale quando sentì prevalere un altro tipo di volontà.. voleva bere, bere il suo sangue. Fresco, caldo, dolce.
Fu come rinascere per lui, anche se non si rese conto di ciò che aveva appena fatto. In realtà non se ne accorse mai, con quella vittima aveva dato inizio alla sua nuova vita.
Un vizio. Non appena ebbe finito fu come aver trovato il fattor comune di tutti i sette vizi capitali. Andò di sotto, fece lo stesso con tutti e venti gli uomini presenti nella sala, compresi il cameriere e barista. Li aveva ammazzati tutti in meno di una manciata di minuti. Sì, sentiva nel pieno delle forze..
Scoprì solo dopo che non era più umano. Pian piano si rese conto che il suo aspetto divenne straordinariamente perfetto sotto ogni punto di vista, che la sua pelle era dura come il marmo e bianca come il gesso, i suoi occhi mutavano nel colore a seconda del livello di sangue assunto e così via. Una sola capacità però sembrava esser più particolare delle altre. Lo definì come una sorta di potere extra. Da studi scientifici ne venne fuori che riusciva ad influenzare la materia attiva con il semplice ausilio della psiche. Matthew era in grado di fermare qualsiasi attività metabolica, cellulare e/o organica che sia, producendo nell'essere vivente una sorta di blocco fisico. Come se riuscisse a pietrificare le persone, producendo effetti simili ma non uguali che vanno a segnare la sorte di chi subisce quest'influenza. Negli umani l'effetto si presenta bloccando quindi queste attività, che per un tempo prolungato -circa qualche ora- provoca un abbassamento della temperatura, un impossibilità alla respirazione e un deflusso sanguigno che lentamente porta ad una morte sofferente e lancinante. Nei vampiri il tutto è diverso, quasi nullo. Dato che questi non hanno bisogno di temperature alte, nè di ossigeno, Matthew può solamente bloccar la loro attività per un tempo minimo, al termine del quale il vampiro sarà sì un pò più debole, ma entro qualche minuto sarà capace di riprendere a pieno le sue forze.

Giorni nostri.

Continuò a vivere nutrendosi di sfortunati esseri umani ed affinare ogni tipo di capacità potesse sviluppare. Divenne forte e veloce come i suoi pari, seppe cavarsela discretamente in ogni situazione in cui veniva coinvolto. Non ebbe mai dimora fissa. L'unico punto fermo della sua vita era quel diario che venne appositamente lasciato a lui. Cambiò il suo nome, passando dalla radice spagnola del cognome dell’uomo del diario (suo suocero a dirsi) a quella di un inglese approssimato: Matthew Darko.
Lo fece per ricordarsi del fatto che gli uomini hanno una natura cattiva, che nessuno è mai buono come dice di essere. Voleva ricordare di quell’uomo che accecato dal sentimento di vendetta, di rivalsa, aveva ucciso senza conoscere, l’aveva fatto con la presunzione di poter essere lui a decidere per la vita di qualcun altro.
Per lui essere vampiri o umani non faceva differenza ormai. Egli eliminava chiunque gli si mettesse contro o comunque, con i suoi giochetti, riduceva gli altri in uno stato così pietoso che sarebbe stato ancor meglio metterli in una condizione pari alla morte. Viaggiò molto, forse troppo. Non riusciva a controllare il suo carattere e questo lo metteva spesso in risalto, finendo per dover cambiare città per non esser mai scoperto. Deciso a voler cambiare nuovamente città, ne scelse una a caso nella quale divertirsi ancora. Una che pullulava di vampiri, una che a sentir le dicerie, sembrava esser il nuovo paese dei Balocchi per uno come lui. Forks sarebbe stata la sua nuova meta.

Il personaggio della mia foto è: Josh Hartnett
SPOILER (click to view)
Le cose da modificare mandatemele pure attraverso un gufo volante ._.
 
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view post Posted on 19/12/2010, 20:15
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Cercami....

Status:
?


SPOILER (click to view)
Ti amo. Decisamente u.u <3 xD
:miao: :kiss:


Convalidata
Se devi fare delle modifiche nel corso del GdR apri un post qui sotto e comunica le modifiche che vorresti apportare

Aggiungi alla lista, -->qui<--, il tuo personaggio prestavolto seguendo le indicazioni.

Inserisci il Link della tua scheda con questa Formula:
CODICE
[URL=http://Indirizzo scheda]NOME DEL TUO PERSONAGGIO IN •Twilight GdR•[/URL]



Leggi qui come postare le discussioni LINK
=) e buon divertimento
 
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1 replies since 19/12/2010, 20:00   204 views
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