Twilight GdR

Sophie Le Borges

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~ Hermione Cullen •
view post Posted on 14/12/2010, 19:17





Sophie Le Borges


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Razza: Sono una vampira. Bevo sangue umano e, solo se proprio non posso reperirne in giro, quello di animale. Non mi piace molto. Ho solo una particolarità, io non uccido quasi mai le mie prede...

Data di Nascita: 24 dicembre 1837, Monaco di Baviera. Vorrei poter essere più precisa ma in quel preciso istante ero troppo impegnata a piangere e sbraitare per lo sconvolgimento del mio stato.

Segno Zodiacale: Sono del Capricorno...sono un segno forte come lo è la mia personalità.

Età Apparente: Bè, non saprei davvero dirlo. Non sono una ragazzina e si nota ma non sono nemmeno ancora nemmeno del tutto nel periodo del tramonto. Più o meno potrei dimostrare una trentina d'anni...forse nemmeno quelli...Per essere cauti potrei dire...venticinque.

Età Effettiva: Sono nata 1837...quindi, un paio di conti e verrete a sapere che ho ben 173 anni.

Potere: Il mio potere è particolare...ricordate che vi ho detto che non uccido mai le mie prede, ebbene, non le uccido mai perchè io li considero come "donatori inconscienti". Se mi osservi troppo attentamente o io ti costringo a farlo, stai sicuro che non ricorderai nemmeno come sono le mie fattezze. Facile per me ma molto complicato da spiegare. Ovviamente non lo posso esercitare su tutti. Coloro che come Bella, una vampira che conoscono, hanno un potere particolare come quello di creare uno scudo di protezione attorno a se non sono soggetti alla mia influenza.

Descrizione Fisica: Il mio corpo è come un'opera...mille parti si fondono in armonia per formare un solo ed unico pezzo. Bellissima esteriormente quanto orrenda all'interno e nell'animo...almeno questo sento dire di me quando ho strillato al mondo la mia presenza.
Ho grandissimi occhi azzurro cenere che si mesclano perfettamente con il grigiore del luogo in cui vivo. Ovviamente non sono sempre di questo colore. Quando provo la sete, quella viscerale e profonda che soltanto quelli della nostra specie possono capire sono purpurei...intensi e sconvolgenti. Sono comunque profondi e sensuali, guardano ogni cosa attentamente anche se si tratta di una minima cosa. I dettagli mi incuriosiscono sempre. Sono ipnotici. Solitamente è dai minimi dettagli che si comprende l'animo umano ed io ho imparato a fare di questa scopetta un'arte. Ho capelli lunghi, leggermente mossi e biondissimi, come spighe di grano lasciate ad esiccare. Sono finissimi e morbidi, alle volte lasciati sciolti, selvaggi, mentre altre volte li appunto sul capo per far si che i lineamenti dolci del mio viso risaltino alla vista. Il corpo è flessuoso ed esperto nei gesti. Sono una donna piena di esperienze di vita vissute ma il mio corpo non ne porta i segni.

Situazione Sentimentale: Sono sposata con Logan, è un vampiro da circa 250 anni anche se è sempre molto aggiornato al tempo che corre. Ci siamo incontrati in america durante il mio primo viaggio in quella terra che per me era ancora sconosciuta. Non siamo sposati da molto...più o meno 75 anni...ci siamo sposati il giorno del mio 100 compleanno e lui come dono oltre che se stesso, fece costruire una grande villa coloniale sulla costa pacifica dove ancora oggi risediamo più o meno stabilmente. E facile viverci...siamo sperduti in nel folto di un bel bosco umido...ma non troppo lontani dalla civiltà...dobbiamo nutrirci.

Aspetto Caratteriale: La cosa più indecifrabile che io abbia, dopo lo sguardo ipnotico, è il carattere. Sono una donna che ha avuto delle sofferenze nella vita e di certo questo ha influito notevolmente nello sviluppo del mio carattere così poco comprensibile. Dopotutto ciò che non uccide fortifica.Io sono stata uccisa ma ne sono uscita fortificata...non ridete, non è una battuta. Ho sempre avuto una strana e particolare predilezione per le arti oscure, sin da bambina e nessuno mi ha mai impedito di imparare. Era una casa molto liberale per il tempo la mia. Amavo leggere a proposito delle streghe di Salem e dei miti dell'occulto. Passioncella che è stato debito eliminare per entrare alla corte imperiale Asburgica. Sono stata abituata ad avere quello che volevo...sempre e comunque accontentata, almeno nella mia giovinezza...dopo è stata tutta un'altra storia. Ero io ad accontentare gli altri sempre e comunque. Era il mio dovere sopratutto nei confronti di mio marito e dell'arciduchessa sua madre. Riesco sempre ad ottenere tutto solo con la dialettica. So essere molto convincente in tempi brevissimi. Quando dico qualunque cosa, indendo realmente qualunque. La sua abitazione, per esempio; mi è stata "donata" dal vecchio proprietario che se n'e andato 5 anni fa. Semplice come dire "Wittelsbach". Comunque il mio carattere è fondamentalmente allegro e ligio se si tratta del suo mondo. Poche cose la fanno infuriare; una di queste cose è Logan, il mio compagno ormai marito da un paio di decenni riesce ancora a farmi infuriare ed a calmarmi con poco più di qualche carezza o gesto carino. Mento piuttosto bene ma non mi servono quasi mai le bugie...



Storia: Per spiegarvi la mia storia vi basterà leggere quello che gli umani dicono di me e che raccontano delle mie vicende. Se sono tutte vere o meno non stà a voi giudicarlo...

Elisabetta Amalia Eugenia nacque il 24 dicembre 1837 a Monaco di Baviera, quarta dei dieci figli del duca Massimiliano Giuseppe in Baviera e di Ludovica di Baviera, figlia del Grande Elettore Massimiliano di Wittelsbach, divenuto poi re come Massimiliano I di Baviera. Entrambi i genitori appartenevano alla famiglia Wittelsbach, il padre, però, discendeva da un ramo collaterale dei duchi "in Baviera", mentre la madre apparteneva al ramo della famiglia reale. Quello dei genitori non fu un matrimonio felice. Il duca Massimiliano, infatti, non particolarmente interessato alla vita familiare, trascurò la moglie ed ebbe numerose amanti e figli illegittimi. La duchessa Ludovica fu la più "sfortunata" fra le sue sorelle, che avevano sposato principi di case reali: l'unica che venne fatta maritare a un partito più modesto. Non partecipava alla vita di corte bavarese, ma preferiva rimanere in disparte e occuparsi personalmente dell'educazione dei figli, cosa piuttosto eccezionale per quei tempi. Elisabetta, tuttavia, trascorse la sua infanzia serenamente a Monaco nel palazzo di famiglia, mentre i mesi estivi erano trascorsi nel castello di Possenhofen, una residenza a cui la giovane duchessa, amante della natura, era molto legata. Di animo sensibile, cresciuta con molta semplicità in modo che non sviluppasse un carattere orgogliosamente aristocratico, sin da piccola fu abituata a trascurare i formalismi e a occuparsi dei poveri e degli infermi. A quattordici anni Elisabetta si innamorò per la prima volta di un certo conte Richard Schneider scudiero stipendiato del duca Massimiliano, ma dato che il ragazzo non era un buon partito, venne allontanato dal palazzo e inviato altrove con un altro incarico. Quando tornò a Monaco, non molto tempo dopo, era malato e in breve tempo morì. Elisabetta ne fu sconvolta e si chiuse in sé stessa, consolandosi scrivendo poesie per il suo tragico amore. Nell'inverno 1853 erano in corso alcune trattative fra la duchessa Ludovica e sua sorella, l'arciduchessa Sofia, per far sposare la figlia della prima, Elena, col figlio della seconda, l'imperatore Francesco Giuseppe d'Austria. La scelta dell'arciduchessa Sofia cadde su Elena, dopo due falliti progetti con principesse prussiane e sassoni, dal momento che desiderava insediare accanto al figlio una tedesca, rafforzando il ruolo dell'Austria nell'area germanica. Ludovica e Sofia decisero di far incontrare i figli a Ischl, residenza estiva dell'imperatore, durante la festa di compleanno di quest'ultimo e annunciare pubblicamente il loro fidanzamento. La madre decise di portare con sé anche Elisabetta, nella speranza di strapparla alla malinconia nella quale era sprofondata e con l'intenzione di vagliare un suo possibile fidanzamento con Carlo Ludovico, fratello minore di Francesco Giuseppe. La duchessa Ludovica e le figlie arrivarono a Ischl il 16 agosto 1853. Nel pomeriggio ci fu un primo incontro con Sofia, Francesco Giuseppe e Elisabetta di Prussia, un'altra sorella di Ludovica. Fin da quel primo e formale incontro, fu evidente ai presenti che Francesco Giuseppe non si era infatuato di Elena, ma della più giovane e acerba sorella Elisabetta. Il giorno seguente Francesco Giuseppe disse alla madre che la sua scelta era caduta su Elisabetta, nonostante l'arciduchessa Sofia preferisse Elena. Nel ricevimento dato quella sera, l'imperatore ballò il cotillon con Elisabetta, un chiaro segno per tutti, ma non per la futura sposa. Anche durante la cena Elisabetta fu fatta sedere accanto a lui. I giorno successivo Ludovica, per conto dell'imperatore, chiese a Elisabetta se era condiscendente alle nozze e ottenuto il consenso, lo comunicò per iscritto alla sorella Sofia. Da quel momento fino al 31 agosto, la coppia di fidanzati trascorse molto tempo insieme e si mostrò pubblicamente. Dal fidanzamento fino alle nozze Elisabetta fu sottoposta a un corso di studio intensivo, nella speranza di colmare le numerose lacune della sua scarsa educazione. Dovette imparare al più presto il francese, l'italiano e soprattutto la storia dell'Austria. Nello stesso periodo fu allestito rapidamente il corredo della sposa, pagato quasi del tutto dall'imperatore e non dal padre della sposa, come avrebbe dovuto essere. Il 20 aprile 1854 Elisabetta lasciò la sua casa paterna di Monaco. Le nozze furono celebrate con grande sfarzo il 24 aprile, di sera, nella Chiesa degli Agostiniani. Fin dal suo primo ingresso a corte, Elisabetta dovette accorgersi delle difficoltà che l'attendevano. Nata e cresciuta in una famiglia quasi borghese, si trovò al centro della rigida corte di Vienna, ancora legata a un severo "cerimoniale spagnolo", cui inizialmente la giovane imperatrice dovette sottostare. Privata dei suoi affetti e delle sue abitudini, Elisabetta cadde presto malata, accusando per molti mesi una tosse continua e stati di ansia, dovuti a turbamenti di origine psichica. L'arciduchessa Sofia si prese l'onere di trasformare la nuora in una perfetta imperatrice, ma nell'agire in tal senso e restando fermamente attaccata all'etichetta, finì per inimicarsi Elisabetta e ad apparire ai suoi occhi una donna malvagia. A differenza di Sofia, che era rispettata da tutta la corte, Elisabetta veniva criticata per i suoi natali umili, per la sua scarsa educazione e per la sua inesistente attinenza alla vita di società. Non molto tempo dopo le nozze Elisabetta rimase incinta e il 5 marzo 1855 partorì la sua prima figlia, chiamata Sofia come la nonna. L'arciduchessa si occupò personalmente della bimba, alla quale fu legatissima anche se tutto avvenne contro le volontà della giovanissima madre che avrebbe voluto lei stessa occuparsi della sua piccola creatura. Poco più di un anno dopo, il 12 luglio 1856, l'imperatrice partorì un'altra bambina, Gisella, e la storia ancora una volta fu ripetuta, la bambina fu affidata alle cure dell'Arciduchessa. Durante un viaggio nelle province ungheresi, la piccola Sofia si ammalò. La diciannovenne imperatrice vegliò per undici ore sulla figlia, che spirò il 19 maggio 1857. Quando tornarono a Vienna, Elisabetta si chiuse in sé stessa e nella propria solitudine, rifiutando di mangiare e di apparire in pubblico. Nel dicembre del 1857 Elisabetta manifestò i sintomi di una nuova gravidanza. Il 21 agosto 1858 nacque l'arciduca Rodolfo, principe ereditario dell'Impero d'Austria. Il parto risultò piuttosto difficoltoso: Elisabetta si ammalò e la febbre le tornava a distanza di brevi periodi; dal momento che tra l'autunno e l'inverno le sue condizioni di salute non erano ancora migliorate, furono convocati la duchessa Ludovica e il medico di famiglia dei Wittlesbach. La diagnosi di quest'ultimo rimane sconosciuta e nei diari dell'arciduchessa Sofia ci sono solo accenni a dei sintomi: febbre, debolezza, mancanza di appetito. Questo suo stato fece si che ella stessa di imponesse drastiche cure dimagranti e a sfiancanti cavalcate; disertò tutti gli impegni sociali organizzati dall'arciduchessa Sofia, attirandosi le critiche della corte. Con un marito sempre assente ed un luogo ostile in cui vivere Elisabetta, memore dell'infelicità della madre, temeva di subire lo stesso destino di donna tradita e messa da parte. L'imperatrice reagì allora con un atteggiamento di sfida, insultando la corte: organizzò, infatti, numerosi balli a cui erano invitati i rampolli dell'alta società viennese, ma non i loro genitori cosa che era contraria all'etichetta. A luglio Elisabetta prese con sé Gisella, lasciò improvvisamente la corte di Vienna dirigendosi a Possenhofen. Nell'ottobre del 1860 la salute dell'imperatrice subì un tracollo, dovuto a numerose crisi nervose e cure dimagranti. Il dottor Skoda, specialista in malattie polmonari, consigliò una cura presso un paese dal clima caldo: a suo parere la sovrana non sarebbe riuscita a superare l'inverno a Vienna. l'imperatrice scelse un luogo lontano per evitare troppi contatti con Vienna e l'imperatore.



Tanti dolori nella mia vita, talmente tanti che non ho la voglia di rimurginare su quello più terribile per me. La morte di mio figlio Rodolfo; suicida con la sua amante. Soffriva forse del mio stesso male di vivere? Non riuscii mai a spiegarmelo ne a comprenderlo realmente. Io lo conoscevo, il mio piccolo imperatore, Era sempre stato un ragazzo con la testa sulle spalle ed un'educazione anche troppo rigida. Come l'arciduchessa aveva detto lui doveva avere l'educazione rigida e regolare che si impartisce a tutti i futuri monarchi ed imperatori...ma lo avevano spezzato dentro. Era un animo fragile Rodolfo, come il mio prima che tutto cambiasse.

Mi ero interrotta nel leggere dicendovi che mi tasferii molto lontana, in una località di mare...prima a Madera, poi a Trieste presso il castello Miramare e poi ancora in Grecia. Viaggiai molto nella mia vita anche da giovane...non mi piaceva restare chiusa in quel luogo, sembrava che ogni momento seguitasse a mancarmi l'aria dai polmoni. Come se fossi in una gabbia dorata... Conobbi molta gente, donne che intrattenevano me e le mie dame. Altre persone fantastiche che mi facevano sentire bene, mi facevano sentire viva ancora una volta dopo quegli anni di morte dentro che avevo superato. Mi avevano distrutta e tutte le mie compagnie mi stavano attaccando i pezzi uno ad uno. Le loro conoscenze hanno risvegliato in me l'amore per l'occulto sopratutto nel mio periodo a Madera dove conobbi un gruppo di intellettuali che si dedicavano al culto del vampirismo. Erano luminari ma all'epoca avevo pensato che fossero soltanto amanti questo mito e cultori della saggezza che vi aleggia sempre dietro.
Avevo soltanto 23 anni e, Dio, quanto mi stavo sbagliando. Non avevo percepito i segnali che mi stavano mandando e non avevo di certo capito le loro intenzioni. Ero pura da quel punto di vista e senza alcun pregiudizio che potesse incasellarli in una qualche discriminazione.
Accadde in una sera...un riunione. Non sapevo bene che cosa stesse succedendo ma tutti insieme mi domandarono che cosa significasse per me la vita. Io nel mio candore risposi che per me la vita è essere ricordata una volta aver lasciato questo mondo. Aver lasciato un segno. Sorrisero ed io ancora non riuscii a capire. Uno di loro, Don Juan Rocho, questo era il suo nome, mi disse che era la risposta corretta e che sarei stata ricordata anche dopo la mia scomparsa dal mondo. Aggiunse anche una cosa che sul momento mi fece ridere.

"Potrai constatarlo da sola..."

Aveva ragione...ho letto milioni di cose su di me negli anni. Articoli sopratutto, subito dopo la messa in scena della mia morte da parte di Luigi Lucheni che io stessa ingaggiai per far si che tutti sapessero che l'imperatrice era stata uccisa da un rivoltoso italiano. Se non mi fossi tolta dalla scena europea in questo modo è molto probabile che tutti avrebbero cominciato a gridare allo scandalo. Il mio viso non sarebbe mai più invecchiato, il mio corpo non sarebbe raggrinzita ne la mia pelle avrebbe preso le macchie del tempo. Avrei sempre dovuto indossare un pensante trucco oppure una maschera applicata al viso...ogni giorno tutti i giorni. Doveva peggiorare sempre di più, doveva invecchiare al posto mio. Dovetti corrompere ogni volta il medico in modo che non mi visitasse ma che scrivesse rapporti come se lo avesse fatto scrivendo più o meno sempre la solita cosa. Era stressante tutto quello e non sapevo bene perchè mi ero lasciata trasformare in quella cosa che ero divenuta. Intanto viaggiavo molto, cambiavo spesso compagnie ed alle volte, non davo il mio nome reale. Dal momento in cui sentii affondare i canini aguzzi di Juan nella mia carne tutto era cambiato. Dopo l'atroce dolore che avevo provato, quella sensazione di bruciore intenso, come se il mio corpo ardesse ogni secondo con più intensa, ogni momento era peggiore del precedente. Quando mi risvegliai non riuscivo a credere a nulla di quello che avvertivo, udivo o vedevo. Avevo la gola secca ed un languore quasi doloroso prendermi la bocca dello stomaco e pervadermi il corpo. Era diventata una di loro. Dovetti presto rendermi conto che non potevo sparire e basta da quella vita con la semplice scusa di un viaggio. Era meglio organizzarsi in modo da far apparire tutto piuttosto ordinario. Tutto era predisposto e perfetto...mi spiace soltanto di non aver potuto salutare il mio sposo al tempo...ero troppo giovane per lui, avrebbe compreso che non era normale per una donna della mia età. Avevo preparato tutto. Avrebbero dovuto visitare il mio corpo morto dopo l'accaduto e quello era il problema minore...ormai morta lo ero da anni. Avevo preparato una sacchetta, nascosta tra le pieghe dell'abito, che conteneva sangue umano. Avrebbe lasciato una bella macchia sugli abiti e sulla mia pelle, ero riuscita ad infliggermi una taglio piuttosto profondo, in modo che non si rimarginasse, poco prima di uscire dal mio alloggio accompagnata dalla mia dama. Portavo sempre il capo ed il volto coperto, ormai da anni per celare la mia sempre giovane età. Tutto accadde in un momento. Lucheni colpì dove sapeva dover colpire e tutto andò per il meglio...almeno per me. Mentre l'impero piangeva la mia scomparsa i miei amici di Madeira erano stati incaricati di trafugare il mio corpo prima che esso venisse tumulato. E così fu. Comunque da quel momento per mi sono mossa in giro per il mondo, le parti che ancora non avevo visto. Ho volato su aerei, preso navi veloci e provato l'ebrezza di alcuni sport estremi...nulla mi dava un brivido.
Poi ho conosciuto lui...mi ha risollevato il morale, come posso dire...mi ha aiutato a superare la mancanza di quello che avevo perso ma di cui avevo già sentito parlare ampiamente negli anni. Il suo nome è Logan è un vampiro da circa 250 anni ma non vuole ricordare quei momenti della sua vita ed io non voglio che lo faccia per me. Tutto quello che c'e da sapere è che è l'amore della mia vita...




Sienna Miller for Sophie



Edited by ~ Hermione Cullen • - 16/12/2010, 18:41
 
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view post Posted on 14/12/2010, 23:11
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=) e buon divertimento
 
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