| Lyse
Aveva ascoltato ogni singola parola con pazienza, attenzione, totale trasporto, comprensione, immedesimazione, qualche sussulto di tanto in tanto nei miei momenti di esitazione, preoccupata che stessi per cedere, o a causa della sorpresa per quelle poche cose che lei, rispetto a me, aveva vissuto in maniera tanto diversa, a volte migliore. Qualche attimo di evasione, a volte piacevole, a volte meno, quando alcune parti della mia storia la riportavano indietro nel tempo per farle rivivere momenti invece molto simili. lo sentivo chiaramente. Era così coinvolta, così legata a me che, nonostante avesse desiderato anche solo per un attimo che mi sentissi in colpa per averla lasciata sola in un momento tanto difficile - e in confronto a ciò che meritavo davvero forse era stata anche fin troppo buona-, avrebbe fatto qualunque cosa per cancellare o addossarsi lei stessa tutta la mia angoscia. Qualsiasi cosa. Avrebbe persino sopportato la mia rabbia, se fosse mai arrivata. Sarebbe anche andata via se glielo avessi chiesto, in qualunque modo lo avessi fatto. Ma come potevo chiederle mai difarlo? Se solo avesse realmente saputo quanto le volessi bene! Forse non lo avrebbe saputo mai, forse non ci avrebbe comunque più creduto quando le avessi raccontato proprio tutto. Si era avvicinata di più, sendendomi accanto. Nella meravigliosa semplicità del suo animo, credeva fermamente che per starmi vicina col cuore fosse necessario che il mio petto fosse realmente a poca distanza col suo. In fondo era una bellissima verità. Avvertire il tepore, la reale presenza e vicinanza di qualcuno, era come essere abbracciati dalla sua anima. Molto umano, direi. Forse mi stupì tanto perchè mi era bastato poco tempo per dimenticare chi ero stata, o forse perchè non lo ero stata mai. Ma Bella era rimasta piu umana di quanto desse a vedere, forse più di quanto non sapesse. Ironico, visto che come me aveva sempre avuto difficoltà a dimostrarsi. La realtà di quella circostanza in me si era totalmente concretizzata dopo la trasformazione, mentre lei sembrava essere diventata più abile nel fare l'esatta contrario anche restando in silenzio. Quando terminai si alzò risoluta, si mise di fronte a me parlandomi e guardandomi con altrettanta sicurezza, mentre mi porgeva la mano. Un gesto più simbolico che utile, lo sapeva anche lei. Forse per abitudine, forse un'altro criptico simbolo della sua incondizionabile voglia di "tirarmi su". La sua voce era indescrivibilmente melodica malgrado la forza timbrica e morale, intrisa, così come le sue parole, di quell'incoscia sensibilità che nessuna trasformazione o timidezza avrebbe potuto cancellare. Eppure era così dura! Beh era Bella. Non potevo descriverla in nessun'altro modo. Ascoltai ciò che aveva da dirmi come si ascolta una voce in lontananza, una nenia sentita un miliardo di volte, mentre sei intenta a fare altro, mentre sei assorta da altri pensieri in primo piano. Ma non mi persi una sola parola, nessuna di loro aveva un peso leggero sul mio cuore immobile. Quando cessò fu come trasalire appena. I miei occhi erano nei suoi ma in realtà erano altrove, forse da nessuna parte. Chinai il capo lateralmente, verso il pavimento, fissando ancora una volta un punto indefinito tra le travi rotte del parquet.
Dio, Bella...! Io ti sto dicendo che sono un mostro e tu ti senti in colpa per questo?
iniziai con voce e sguardo assenti ed esausti
Sei sempre la solita...
per un attimo sentìì la mia voce intenerirsi appena, nonostante la sfumatura amara ancora evidente. Era la mia Bella. Sempre pronta a farsi carico del male del mondo per poi tornare ad essere la ragazzina testarda ed egoista che lottava alla cieca per tutto ciò a cui teneva, senza mai arrendersi. Un bel paradosso, già. A volte snervante, lo ammetto. Ma io l'adoravo per questo.
Per una volta lascia un po di rimorso anche agli altri... E' ancora presto per parlarmi così...Più mi dimostri il tuo affetto, più io soffro...perchè credimi...non mi merito tanto! Ma forse proprio per questo è la punizione migliore che puoi darmi. Chissà, forse in fondo è quello che vuoi e non ti biasimo. Ho sentito cosa hai provato poco fa. Si, io lo posso sentire, ma non è esattamente questo quello che sono.
continuai con un tono sempre vacuo ma più sofferente. Poi però lo sentìì farsi man mano sempre più crudo e a tratti amaro e sarcastico.
Io non so cosa sia quel vampiro. Non so se non sia realmente un assassino: il non avermi uccisa...l'essere...STATO...con me... non prova nulla. Non è stato tanto gentile..., è vittima dell'istinto come tutti noi...e non si è limitato solo a risparmiarmi e a trasformarmi nella sua... "amante". Ma una cosa la so: so chi sono io, o per lo meno so cosa sono ora, e quello che mi tormenta di più non è aver trasgredito alle regole. Ma il fatto che tu non abbia ancora capito: lui potrà anche non essere un assassino....
non avevo avuto la forza di guardala fino a quel momento, nemmeno quando i suoi occhi dorati avevano cercato il mio sguardo per scuotermi, consolarmi, darmi forza, starmi vicina. Ma in quel momento qualcosa cambiò, e i miei occhi, di un terribile e meraviglioso color rubino, improvvisamente inchiodarono i suoi.
MA IO SI!
Conclusi con tono duro, inumano, improvvisamente spietato, privo di angoscia e pieno di superbia. Era esplosa finalmente, l'avevo sentita arrivare in un turbinoso, lento ma inesorabile crescendo, dentro di me: la mia vera natura, quella natura che mi disgustava, mi terrorizzava, mi feriva, ma di cui non riuscivo a fare a meno, cibandomene avidamente come il caso più irrecuperabile di tossicodipendenza. Mi piaceva, era inutile negarlo. Solo quando ero libera di mostrare quel lato di me, mi sentivo davvero me stessa. Era orrendo, si. Ma era ciò che volevo.L'angoscia che provavo quando non potevo essere ciò che ero, non era solo figlia del rimorso nei confronti di quella stessa mostruosità, ma anche la sofferenza di un felino in gabbia, privo di scatenare tutta la sua famelica indole omicida. Sapevo che avrei suscitato lo stupore della mia migliore amica, il suo terrore, forse anche il suo odio. E mentre una parte di me si disperava al solo pensiero, un'altra parte moriva dalla voglia che accadesse.
Buffo, non è vero?
dissi accennando un lievissimo sorriso amaro ma ambiguamente e mostruosamente beffardo e maligno. Poi la mia voce esplose irruente dalla mie labbra.
Quel vampiro ha completamente deviato la mia persona, con quelle terribili conseguenze che ho solo iniziato a raccontarti! Mi ha ferita, mi ha tormentata, mi ha torturata e poi mi ha uccisa. A quel punto ha dovuto scegliere. Si Bella!....è stato LUI e trasformarmi! Cosa c'è di umano in questo? Cosa c'è di umano nella scelta che alla fine ha deciso di fare?..... COSA C'è DI UMANO... IN ME!! Io sono vittima della mia natura. Sono condannata ad amare la sua parte peggiore. Non posso evitarlo. Non voglio. Non posso volerlo...voler cambiare, intendo: Bella IO-SONO-UN-SEGUGIO. Cosa credevi che potessi mai diventare col mio ex potenziale umano? Non sono così forte e veloce perchè sono una neonata. Nemmeno uno di loro lo sarebbe così tanto. Nessuno di loro ha i sensi tanto acuti quanto i miei...più di tutti voi. Nessuno di loro può sentire tutto quello che sento io, come lo sento io e a distanze tanto lunghe, comprese le emozioni di ogni essere vivente e non. Si, io sento tutto...sento tutti voi. Le emozioni di ogni persona qui intorno mi martellerebbero il cervello se solo non avessi imparato a controllare le mia empatia. Sono un segugio, come tutti loro adoro la caccia... il sangue, e ne è ossessionata. Mi piace persino esserelo, come natura vuole, e sempre per suo volere non posso evitare che sia così. Non c'è nessuna scelta per me! E tu ti stai rifiutando di vederlo. Ti rifiuti da quando mi hai rivista. Da quando hai fissato per la prima volta i miei occhi...QUESTI OCCHI. E più ti rifiuti, più mi uccidi. So che è quello che merito, ma il vampiro che può distruggermi, a mio parere non è ancora nato.
Non avrei mai voluto che lo sapesse così, era proprio quello che avevo cercato di avitare per tutto quel tempo. Adesso avrei sofferto le conseguenze senza tirarmi indietro. Ma ormai le briglie erano state sciolte, e la supremazia del mio senso di colpa, della mia umanità, sulla mia presunzione e sulla mia arroganza, cominciava a vacillare. Mi avvicinai improvvisamente a lei, mi bastò pensarlo e le fui a pochi centimentri dal volto, quasi volessi fulminarle gli occhi con i miei. Quasi volessi riversalre dentro tutto quello che stavo provando.
Bella sono un vampiro da molto piu di un anno... non dovrebbero più avere questo colore se io fossi davvero quella che tu ti ostini a credere che io sia.
Le sussurrai lentamente, quasi ringhiando. Poi scattai via, con la stessa rapidità di un bolide, qualche metro più lontana da lei. Le diedi le spalle solo per qualche secondo, poi mi voltai per guardarla un'altra volta, tesa, insofferente, senza più nessuna traccia di dolore. Solo sarcasmo e gelo. La mia pelle brillante sotto quel sole che mi investiva completamente entrando dalla finestra, sembrava solo rendere terribilmente più sfolgorante la violenza con cui emanavo la mia mostruosità. Erano le volte in cui la mia innaturale bellezza non aveva nulla di angelico o divino.
Sei ancora convinta che io non abbia deluso nessuno? Sono diventata il mio nemico, la sua razza peggiore, proprio quella che non ha nemmeno il tuo perdono, quella che ho cacciato e odiato con maggiore accanimento!! Quella che le ha uccise eccome le persone che amavo. Victor e i miei possono anche non aver mai voluto che io mi torturassi così, avranno anche voluto che per una volta seguissi il mio cuore e non negherò mai che purtroppo lo rifarei ancora se dovessi tornare indietro. Del resto, come tu stessa hai detto, lui può anche non avere niente a che fare con la mia vita. Ma di sicuro quelle stesse persone che si sono sacrificate per me, che per colpa dei vampiri hanno perso la vita solo per proteggermi, si aspettavano più coerenza e resistenza da parte mia, che facessi loro un po più di onore! Ma sopratutto, nel caso peggiore, che io non diventassi una vera e propria bestemmia di tutto quello che ero stata prima. Proprio l'esatto opposto! Sono diventata il peggior nemico di me stessa...e forse adesso anche il tuo.
Non aspettai che parlasse, che rispondesse. Non mi curai nemmeno della sua reazione, visibile o percebibile che fosse. La afferrai per un braccio in meno di un secondo. Non fui molto delicata, ma sapevo che, almeno per quella volta, non avrebbe posto nessuna resistenza. In futuro l'avrei pagata cara, questo lo sapevo già, così come sapevo che lottare contro di lei avrebbe dato qualche noia persino a me. In pochi minuti fummo a Vancouver, nascoste dietro dei cassonetti della spazzatura in fondo ad un lurido e angusto vicolo cieco dove non batteva il sole, ormai quasi allo zenit: era il quartiere dove avevo vissuto per tutti quei mesi dopo la mia fuga, uno dei peggiori, dei più malfamati. L'odore di rifiuti, di umido, di alcol e droga, di sangue rappreso ( le continue risse tra delinquenti che in quel luogo ovviamente erano di routin) e di ogni altro genere di lezzo umano, sarebbe stato insopportabile e nauseante anche per un mortale. Difatti, persino io, che avevo vissuto li abbastanza tempo per farci in qualche modo l'abitudine, sentivo le narici esplodermi. Del resto, tornarci con l'olfatto di un segugio, era come e sicuramente peggio che tornarci per la prima volta. E poi, in parte avevo anche dimenticato, a prescindere dalla trasformazione: più della metà del tempo che avevo trascorso in quel posto, lo avevo passato in uno stato di quasi totale incoscienza, data l'indescrivibile quantità di alcolici che avevo ingoiato a stomaco quasi sempre vuoto, giorno dopo giorno, e che alla fine, dopo una lungua e orrenda fase di deperimento e agonia, mi avevano portata alla morte.
Non volevo pensare, non volevo ricordare. Non volevo essere trovata. Volevo morire, non aspettavo altro. Mi ci avvicinavo in modo volutamente lento perchè volevo torturarmi, perchè era quello che meritavo, perchè ogni sera, dopo il turno, seduta a quel maledetto bancone, aspettavo, con una bottiglia mezza vuota di wisky in mano, che lui entrasse da quella porta per portarmi via, per farsi finalmente uccidere.
Le dissi con tono aspro ma inalterato mentre le raccontavo proprio della nuova dieta che avevo iniziato dopo essere scappata e del mio lavoro in quello squallido bar pieno di alcolizzati, ladri, assassini e stupratori che le mostrai poco dopo, da una polverosa finestra del retro, insieme a tutta qualla parte dei suoi frequentatori che avevo pestato anche solo per avermi guardata. In realtà erano rimasti in pochi, visto che gli altri, per vendetta, meritocrazia, divertimento, e sete, li avevo praticamente fatti tutti fuori una volta diventata un vampiro. Non mi feci nessuno scrupolo nel confidare a Bella anche quel particolare, e probabilmente la tranquillità con cui lo se lo sentì dire la sconvolse.
Ho abitato al piano di sopra da quando sono arrivata. Il capo è stato generoso, a suo modo.
Dissi riferendomi con tono eloquente ai suoi modi rudi e alle condizioni pietose della stanza che mi aveva dato in prestito senza nessuna detrazione dalla paga.
In cambio aveva solo chiesto che lavorassi per tutto il giorno fino a notte fonda ed io ero li proprio perchè non avevo e non volevo avere nient'altro da fare. Dopo un pò, anche i più grossi e pericolosi hanno cominciato ad avere paura di me, fino a quando nessuno ha avuto più il coraggio di guardarmi in faccia. Credevano di avere davanti la solita ingenua, incosciente, debole, idifesa ragazzina che giocava a fare la dura. Credo di averli sconvolti a vita. Il proprietario comunque mi pagava bene. Diceva che ero un buon affare, un'incredibile forza della natura e che, anche se non riusciva a spiegarsi come ci riuscissi, gli mantenevo ordine nel locale abbastanza da non farlo finire in pezzi ogni sera, oltre che essere un'ottima barista. Essere veloci e abili con le mani può tornare utile anche quando hai a che fare con centinaia di bottiglie e bicchieri tutti in una volta. In ogni caso, posso solo dirti che durante tutta la mia permanenza non c'è stata più una sola rissa all'interno del locale e che nessuno aveva dei mezzi validi per ricattarmi e quindi per usarmi per i propri scopi illegali. Da quando sono arrivata qui ho perso la cognizione del tempo e ora ovviamente ricordo ancora meno quanto tempo sia passato tra un'avento e l'altro. So solo che quando tutto è finito ero di nuovo nella mia casa a Forks, sul mio letto distrutto, ed era il 7 Ottobre del 2006, quindi direi poco dapo la tua trasformazione. Non posso dimenticare quella data perchè ero già un vampiro, probabilmente solo da poche ore, ma lo ero.
Mi allontanai da quella finestrella logora, con lo sguardo serio inviatai Bella a seguirmi di nuovo, e sfrecciai, tra un buio vicolo e l'altro, fin dall'altra parte del quartiere. Conoscevo bene tutte quelle scorciatoie, ma sarei arrivata alla meta anche se così non fosse stato. La strada giusta io potevo fiutarla, potevo sentirla, intuirla senza saper spiegare come. Quando ci fermammo eravamo ai limiti di un piccolo boschetto all'interno di un ampio parco un pò trascurato per via della zona "poco curata". Mi appoggiai dientro un albero con innaturali grazia, sicurezza e circospezione fissando il mio sguardo su un'altro albero non molto lontano, quasi al centro del parco. Da quel momento non guardai più da nessun'altra parte. Fu come cadere in trans, anche se in realtà tutto di me dimostrava totale coscienza e freddo, tremendo controllo.
L'ultimo ricordo della mia vita umana è sotto quell'albero. Anche se non è per niente chiaro come ultimo pezzo di esistenza. Non ricordo come ci sono arrivata. La sera bevevo così tanto da non ricordare niente di quello che facevo, ne durante ne dopo la sbronza. E' impensabile che proprio adesso io possa ricordare altro, ma date le circostanze di allora, e qualche piccolo flash già non molto chiaro ancora prima della trasformazione, è probabile che camminassi tanto, completamente senza freni e completamente affidata all'istinto di sopravvivenza. Il quartiere lo conoscevo a memoria, e l'istinto va dove lo portano le cose che conosciamo bene. L'unica cosa che ricordo è la...sua immagine...comparire dal buio e venire verso di me. Credo di essere morta in quel momento, in realtà, perchè ho creduto di essere all'inferno.
Sentìì le mie stesse urla risuonare mostruosamente nelle mie orecchie. Rimasi con gli occhi spalancati nel vuoto, poi li chiusi di colpo con forza, cercando di trattenere un dolore in realtà vissuto diversi anni prima, quella notte. Nel parco completamente vuoto, il sole splendeva, riscaldando tiepidamente la vegetazione un pò trascurata che emanava il suo odore verde, fresco e vivo fino a dentro i miei polmoni. Ma per me era buio pesto, tutto era avvolto dal silenzio e dalla desolazione, solo il lontano rumore stridente dei freni di qualche macchina in corsa che quella notte, per me, ubriaca e malata, era più assordante di un boato.
Tremavo terribilmente, un evaso dal manicomio sarebbe stato diagnosticato sano vicino a me. Gli urlavo contro tutta la mia disperazione, il mio disprezzo. Vederlo dopo tanto tempo, in quelle mie condizioni disastrose, è stata un'emozione indescrivibile, troppo grande perchè potessi sopportarla. L'angoscia, l'amarezza, il rimorso, il desiderio e il disprezzo mi bruciavano dinuovo dentro, improvvisamente, insieme ai ricordi di quella notte devastante. Lo avevo odiato e desiderato per così tanto tempo che quando l'ho visto comparire così... dal nulla, con quel coraggio...io...
Mi fermai un solo istante incapace di trovare le parole per continuare, cercando di non cadere in quel buco nero che, in quel momento, era l'unica cosa che vedevo davanti a me. Ripresi con voce più lineare, come qualcuno che tanta di deviare un discorso sconveniente.
Ho pure tentato di aggredirlo... che stupida che sono stata. Non avevo forze... Mi ha presa prima che potessi cadere a terra. Ricordo di non aver più sentito le gambe, poi il vuoto, ma non ho toccato terra perchè c'era già lui, il suo collo abbracciava i miei capelli con dolce, terribile sicurezza. Mi teneva stretta tra le sue braccia. Sarei voluta rimanere dentro quell'abbraccio di ghiaccio per sempre. Avrei voluto spezzargli quelle braccia perfette e avvolgenti una volta per tutte. Non mi ero mai sentita così al sicuro e tanto condannata, arrabbiata, disperata allo stesso tempo. Nonostante lo colpissi, non reagiva. Cercava solo di tenermi ferma, di calmarmi. Mi guardava. Quello sguardo. Quello invece non potrò mai dimenticarlo: salvaggio, spietato, freddo, sfacciatamente... stupendamente pieno di compassione, angoscia, dolore, senso di colpa. Era quasi maledettamente teatrale, ma vero. Sembrava incantato, sconvolto. Poi, all'improvviso ho sentito il mio cuore andare in mille pezzi, ho urlato ancora più forte. Credo sia stato un infarto. Non ho retto il colpo e il fegato avrà fatto anche la sua parte. Ero digiuna e ubriaca da non so quanti giorni.
Mi fermai di colpo, avevo sentito un tremendo scricchiolante rumore proprio sotto le mie dita. Qualcosa si era frantumato tra le mie mani. Abbassai lo sguardo con fare assolto e notai con indifferenza che avevo appena trapassato quasi del tutto il trocco vecchio decenni dell'albero dietro il quale ci stavamo nascondendo.Non cercai nemmeno lo sguardo di Bella, probabilmente confuso, sorpreso e profondamente turbato come il suo animo. Continuai come se niente fosse, il tono completamente saldo, freddo, inumano.
Da quel momento è stato solo buio e fiamme in lontananza, ad intermittenza. Non ricordo quasi nulla. Alcuni momenti ero un pò cosciente e faceva malissimo, un dolore indescrivibile... altri momenti ero incosciente e non sentivo il dolore, sapevo solo che c'era. Per tutto il resto del tempo, la maggior parte... niente. Non posso dire di aver creduto, pensato, saputo, sentito, perchè ero praticamente morta. Solo il continuo, martellante tum tum del mio cuore, almeno qui pochi momenti che l'ho sentito... sembrava dovermi esplodere dal petto da un momento all'altro, era sempre più veloce, quasi non distinguevo un battito dall'altro e più batteva forte più sembrava risucchiare verso di lui, a forza e fatica, tutto il fuoco sul mio corpo. Quando è stato completamente sazio e stremato si è fermato. Un solo spaventoso tum e il fuoco era sparito. Avrò dormito per non so quanto altro tempo. Come ti ho gia detto non ricordo e non ero cosciente. Quando ho aperto gli occhi, era come se già sapessi. Tutto era diverso, più grande, più preciso, più bello, più insopportabile: ogni rumore, dal piu vicino al piu lontano, dal più debole al piu forte mi hanno assalita ancora prima che mi svegliassi. Credevo che mi si sarebbero rotti i timpani da un momento all'altro. Mi sentivo soffocare senza mai morire, senza nemmeno aver respirato: tutti gli odori, anche moltissi mai sentiti prima, si infilavano su per il naso a forza. E poi ero confusa, incomprensibilmente e terribilmente lunatica. Prima ero felice, poi triste, poi arrabbiata, poi terrorizzata, poi allegra, poi preoccupata... cambiavo umore ogni secondo perchè non mi ero resa conto di essere empatica e non potevo ancora controllare la cosa. Mi voltavo e mi spostava come il fulmine in tutte le direzioni perchè riconoscevo e ricollegavo subito il luogo, la distanza e la cosa dalla quale proveniva ogni singola cosa che sentivo. Mi sentivo impazzire, esplodere, perennemente in pericolo e sul chi va la, ranicchiata a fiutare l'aria come un animale senza nemmeno accorgermene, senza nemmeno pensare che fosse strano, come se lo avessi sempre fatto.
Finalmente mi voltai verso la mia migliore amica, un'espressione indecifrabile sul mio viso altero, freddo e perfetto.
E poi...eccomi qui. Nei primi e unici anni di questa nuova vita ho fatto di tutto ma in realtà non ho fatto niente. Posso solo dirti quello che ho avuto e ho intenzione di fare sin dal primo giorno: voglio trovarlo, per fare qualunque cosa voglia fare nel momento in cui saremo di nuovo uno di fronte all'altra.
Mi fermai solo un attimo incapace di non pregustarmi il momento. Non so che spressione si dipinse sul mio volto immutabile come il marmo. Non doveva essere evidente, ma qualuque cosa fosse, Bella l'aveva notata con una certa sorpresa. Proseguii con voce terribilmente atona e cruda.
E voglio trovare il vampiro che ha ucciso Victor, voglio che mi spieghi finalmente ogni cosa... prima di farlo fuori con tutto il cuore! E per fare questo devo essere più forte di come sono. Il sangue animale, oltre a non piacermi e a non soddisfarmi, inutile nagarlo, non va bene per fare questo. Ecco perchè ho passato tutto questo tempo spostandomi di continuo, girando per tutti gli Stati Uniti, sparendo nel nulla... per godermi le mie nuove possibilità, per prepararmi. Ho avuto una seconda possibilità, non la sprecherò per correre dietro alla morale, non del tutto almeno, o pensi che vada ad uccidere chiunque mi capiti davanti? Nohhh... ho una dignità da mantenere. Sono un mostro ma non sono un'animale senza contrllo... non spesso almeno: ho cominciato da quei bastardi che frequentavano il bar e mi sono attenuta a quel tipo di menù. Gli innocenti e gli indifesi io lo salvo. E' una magra consolazione, una passima giustificazione, una via di redenzione malassortita ma è l'unica cosa che mi aiuta a sopportarmi nei pochi momenti in cui non riesco proprio a non detestarmi. Quanto a...Lui...credo che mi abbia riportata a casa e poi lasciata quando è stato sicuro che sarei sopravvissuta. Quando mi sono svegliata, non era passato tanto tempo dalla suo partenza e sono riuscita a intercettare il suo odore anche se per molti altri vampiri sarebbe risultato ormai molto debole, rarefatto e discontinuo. Ma non per me, non lo sarebbe stato a priori... non quell'odore. Il fatto è che a Seattle ho perso le tracce. Credo che avesse previsto ogni cosa. Adesso sai tutto e sei anche libera di odiarmi. Io non voglio tornare indietro, e non voglio che lo faccia neanche tu.
Conclusi spaventosamente risoluta, come un'amica consapevole e matura, come una leale e pericolasa nemica.
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