Twilight GdR

Chi non muore si rivede... <3, privata, per Lyse *.*

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.°•. °•. stety .•° .•°.
view post Posted on 12/10/2010, 17:09




Bella

Io ed Edward eravamo stesi sul grande letto della nostra casetta in mezzo alla foresta; la piccola dormiva ancora, potevo sentirlo dal suo respiro lento e regolare.
La mano di Edward mi carezzava i capelli, era una sensazione piacevole.
Era bello pensare che nonostante tutto quello che stava succedendo in quei giorni, riuscissimo a trovare del tempo per stare insieme. Sorrisi al pensiero delle ore appena trascorse; con Edward ormai era tutto così automatico e semplice, sentivo di riuscire finalmente ad amarlo con tutta me stessa.
A cosa pensi? il suo sussurro, così vicino, mi fece rabbrividire.
Sospirai, ormai ero così abituata a fingere di essere umana, che certe abitudini restavano anche quando non era necessario.
A noi… alla nostra felicità
Lo sentii irrigidirsi per una frazione di secondo.
Non potremo mai essere felici finchè non ci lasceranno in pace disse con evidente rabbia.
Lo so… ma questo non vuol dire che non possiamo avere qualche momento di felicità
Mi alzai così da poterlo guardare negli occhi.
Odio Demetri e tutti loro esattamente come li odi tu, ma se lasciamo che ci renda la vita un inferno non saremo mai tranquilli…
E se decideranno di attaccarci?
Lo sapremo… Alice può prevederlo esattamente come ha fatto l'ultima volta…
Lessi nei suoi occhi la sua preoccupazione, al ricordo del nostro ultimo "scontro" con i Volturi.
Non sopporterei di nuovo una situazione come quella disse Ero convinto che ci avrebbero uccisi tutti. E al solo pensiero di perdere te e Renesmee…
Accarezzai la sua fronte con una mano, come per tranquillizzarlo. Anche io avevo paura, proprio come lui. Pensavamo che dopo lo scontro fosse tornato tutto come prima ma non era così. Credevamo che i Volturi si fossero arresi, o quantomeno dissuasi dal darci ancora fastidio, ma purtroppo ci eravamo sbagliati. Aro non aveva mai preso in considerazione l'idea di lasciarci in pace veramente e così Demetri era entrato a far parte della nostra vita, senza l'intenzione di lasciarci tanto in fretta.
Anche io ho paura… la tranquillità mi stava lentamente abbandonando, lasciando spazio ad una strana inquietudine.
Mi spiace averti turbata disse lui appena si accorse della mia angoscia.
Si alzò abbastanza da potermi baciare. Quando le nostre labbra si unirono dimenticai quasi tutto.
Qualche minuto dopo, iniziarono i morsi della fame.
Dovetti allontanarmi da lui a malincuore.
Forse è meglio che vada a caccia… Tra poco Nessie dovrebbe svegliarsi…
Avevo sempre paura di farle del male, nonostante riuscissi a controllarmi più che bene. Carlisle pensava fosse grazie alla preparazione psicologica al mio passaggio da vampira a umana, io ero convinta che fosse semplicemente merito dell'amore incondizionato che una madre prova per sua figlia. Con Charlie, per esempio, imparare a controllare la sete era stato più difficile.
Non volevo mettere in pericolo nessuno e se bevevo sangue animale il compito che mi ero autoimposta risultava notevolmente più semplice.
Mi alzai dal letto, tenendo il lenzuolo attorno al seno con un braccio. Andai a vestirmi il più velocemente possibile, ormai avevo imparato come muovermi nel grande armadio pieno di vestiti che mi aveva regalato Alice. Misi un paio di jeans ed una semplice maglietta a maniche corte.
Mentre finivo di vestirmi Edward arrivò dietro di me. Mi diede un bacio sul collo, sentire il suo profumo era quasi inebriante.
Ti amo sussurrò con le labbra premute contro la mia pelle.
Ti amo anche io risposi lasciandomi avvolgere dalle sue braccia.
Restammo immobili in quella posizione qualche minuto, poi gli diedi un bacio a fior di labbra ed uscii di casa con la velocità di un fulmine.
Era ancora leggermente buio, ad occhio saranno state all'incirca le 5 del mattino. Faceva freddo ma com'era ovvio, per me non faceva alcuna differenza.
Corsi in mezzo alla foresta per un po', cercando di allontanarmi il più possibile da qualsiasi luogo abitato. Ricordavo fin troppo bene cos'era successo la prima volta ed il solo pensiero di fare del male ad un essere umano mi faceva star male.
La sete stava diventando insopportabile, così non appena fui abbastanza lontana, nel cuore della foresta, mi fermai.
Chiusi gli occhi, concentrandomi sui rumori intorno a me… riuscivo a sentire il ruscello che procedeva rapido ed il vento che soffiava tra le foglie, producendo una sinfonia tutta sua.
Ma c'era anche dell'altro… felini selvatici, una volpe, forse anche qualche passero… ma ciò che attirò la mia attenzione fu il sangue pulsante di un trio di cervi.
Li raggiunsi in un attimo, stando nell'ombra, per osservarli meglio.
Era come se il loro sangue mi richiamasse, la gola aveva cominciato a bruciare ancora più insistentemente. Uscii allo scoperto e loro iniziarono a fuggire, ognuno in una direzione diversa.
Scelsi la mia preda in un attimo: un maschio, molto giovane e forte, agile a scattante.
Mi piacevano le sfide, il brivido che si provava nell'inseguire una preda era incredibilmente piacevole. Correvo dietro di lui, i muscoli in tensione, la foresta ai miei ordini. L'ebbrezza cresceva mano a mano, mi sentivo invincibile. La fame aumentava, già pregustavo il momento in cui avrei affondato i denti dentro al suo pelo morbido.
Riuscivo a schivare gli alberi con estrema destrezza, l'avevo quasi raggiunto ormai…


 
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†Lyse¤
view post Posted on 13/10/2010, 14:46




Lyse

Non ero mai sazia: la caccia e il sangue erano un'ossessione, una droga per me...un divertimento al quale non sapevo rinunciare, un'iniezione di adrenalina soprannaturale: ogni dose doveva sempre essere superiore a quella precedente. Ma avevo ucciso abbastanza per quella notte e anche un segugio come me, era capace di rendersi conto che non era per niente una buona idea diventare un carnefice. Non che non fossi tentata ma, fortunatamente per me, non avevo perso del tutto il nume della ragione o il buon senso. Quindi, un bell'animale selvatico, come dessert per otturare l'ultimo buco nel mio stomaco, andava più che bene. E poi, un po di caccia allo stato brado mi faceva sentire davvero me stessa. In fondo ero anch'io un'animale, un predatore, il più pericoloso. Quel tipo di caccia non saziava ne la mia sete ne la mia vanità, ma riempiva il mio orgoglio e il mio istinto fino a scoppiare.

Era ancora buio quando tornai a casa dopo il mio ultimo pasto, un protettore maniaco di Vancouver che stuprava le sue prostitute senza lasciar loro un solo spicciolo dello stipendio giornaliero. Mi ero divertita ad inseguirlo ad una velocità quasi umana. Mi piaceva vederli correre, lasciar loro la convizione di potermi sfuggire mentre il loro cuore galoppava all'impazzata, affaticato dalla corsa e dal panico. Il sangue pulsava violento nelle vene, diventando sempre più incandescente, stuzziacante, succulento. Una melodia eccitante, inebriante, esilarante fino all'inverosimile, questo è sicuro.
Non mi piaceva nemmeno ucciderli subito: oltre a godermi l'inseguimento, mi astesiava persino la loro agonia. Per questo, prima di dissanguarlo lentamente, mi ero "impegnata" a picchiarlo a sangue, attenta a non colpirlo con troppa violenza. Non volevo che le ossa spezzate, i muscoli deforamti, gli organi danneggiati e il dolore, potessero ucciderlo prima del previsto. Non doveva morire subito! Del resto, per abbatterlo, mi sarebbe bastato solo un semplice e debole colpo. Non era nemmeno necessario che usassi tutta la mia forza, quindi avevo dovuto dosalra con molta cura ed era stato anche molto divertente, ma di certo questo non sarebbe mai bastato a smentire la mia innegabile natura. Di sicuro però avevo raggiunto il mio scopo: leggere negli occhi di quel farabutto il puro ritratto del terrore e dell'agonia. Era troppo facile prendersela con delle povere ragazze disperate. Per lo meno, prima di chiudere gli occhi per sempre, aveva saputo come ci si sentiva ed io mi ero avidamente cibata del suo strazio e della sua paura, oltre che del suo sangue.
Entrai nella mia silenziosa casetta, poco distante dal centro di Forks, che il cielo cominciava appena a schiarirsi. Sentivo i primi uccelli del mattino inizare il loro crescente canto a miglia e miglia di distanza, fiutavo l'aria sempre più fresca e umida, il lieve calore di un sole ancora lontano accarezzarmi la pelle.
La mia stanza era ancora semidistrutta e imbrattata del mio sangue. In tutti quei mesi non avevo voluto toccarla e sapevo bene che il motivo non riguardava soltanto la mia ormai inutile necessità di dormire o il fatto che mai nessuno venisse a farmi visita. Quel disordine, l'odore di cui ancora era permeato, erano le uniche cose che mi ricordavano, che mi dimostravano e confermavano che LUI esisteva, che era stato li e che un giorno sarebbe stato di nuovo mio, prima di polverizzarlo con le mie stesse mani. O almeno questo era quello che, mio malgrado, mi piaceva credere. Vanità...esilarante...straziante...disgustosa.
Mi lavai e mi cambiai. Buttai via i jeans e la canottiera scuri che indossavo. Sarebbe stata una fatica inutile provare a lavarli: erano pieni di macchie di sangue troppo grandi, secche e filtrate per poter essere rimosse . Sostituii l'abbigliamento da "cinema e disco-night con gli amici" con qualcosa di più comodo, qualcosa che mi mettesse a diretto contatto con la natura proprio come ai vecchi tempi quando - durante il periodo di dura sopravvivenza nella foresta richiesto dai severi allenamenti di Victor - potevo ancora sbucciarmi le ginocchia e contrarre il tetano. Optai così per un paio di strettissimi e cortissimi pantolocini di jenas neri a vita bassa ed un top verde militare. I colori mi avrebbero facilmente resa invisibile nel bosco, anche se, ovviamente, non fosse minimamente necessario, data la mia velocità. Ma le vecchie abitudini sono dure a morire ed io, come già detto, amavo godermi la caccia fino all'ultimo ostacolo. Mi piaceva predare alla vecchia maniera prendendomi, non lo nego, qualche piccolo vantaggio rovistando nell'arsenale delle mie nuove straordinarie capacità. Non misi le scarpe e lasciai i capelli sciolti. Davano quel tocco di selvaggio in più che serviva. Infine uscii sfrecciando diritta nel bosco di Forks.

La natura era viva, pulsava dentro di me come fosse mia, come fossi un tutt'uno con lei, come se ne facessi davvero parte, io che di naturale non avevo assolutamente niente!
La terra respirava, sapeva di muschio, profumava di umido, e brulicava di insetti che potevo sentire fischiare e scricchiolare sotto i miei piedi nudi. Il fogliame cantava insieme al fiume diversi chilometri più avanti, la selvaggina ed ogni altro animale si svegliava per la ronda, la caccia e il pasto mattutino ed io, nella mia fulminea e ininterrotta corsa, ne respiravo l'odore caldo del sangue, della carne, del pelo o del piumaggio, lasciandomi trasportare via da quell'inebriante spettacolo sonoro, olfattivo e visivo. Nessuno poteva avvertire la mia presenza: sapevo mimetizzarmi perfettamente e non solo grazie al mio abbigliamento, ma sopratutto, pur non andando al massimo della mia velocità, ero rapida come un quasi quanto un proiettile, per questo un essere umano non avrebbe potuto distinguere tutti quei colori e quelle forme che io riuscivo a vedere perfettamente. Per me erano immobili, come se si muovessero a rallentatore rispetto a me, limpidi e lucenti malgrado la velocità e il buio. Infine, molte miglia prima che potessi vederla, percepii, individuai e puntai la mia preda: un giovane cervo maschio, molto forte e vigoroso, che brucava l'erba insieme alla madre e ad un'altro cervo maschio molto più anziano. Il suo profumo forte, invitante e fresco, fu però corrotto immediatamente dopo da un'altro odore, molto diverso, per molti mortali strano o addirittura buono, a tratti lieve e poi molto intenso, ma per me, soprattutto per me, anche sempre chiaro e inconfondibile. Lo era sempre stato, persino quando ero ancora umana, quando solo io, cioè, potevo avvertirlo come nessun'altro mortale. Anche allora riuscivo a sentirlo e distinguerlo perfettamente da altri odori, simili e non, e dopo la trasformazione era addirittura come annegarci dentro, anche se fosse stato a centinaia di chilometri di distanza; tiepido in maniera quasi innaturale, saturo di ogni cosa, umana e non, più una particolare essenza che variava da individuo a individuo, unica differenza che mi fu più chiara solo dopo la mia trasformazione. Questa, ad esempio, sapeva di miele e fiori dolci, un profumo che mi sembrava familiare ma che non riuscivo, per quanto mi sfozassi, convinta di saperlo, ad attribuire a nessuno che conoscessi, o almeno a nessun vampiro. Forse fu proprio questo a tradirmi in modo tanto elementare e indegno. Ringhiai d'istinto, con disappunto e allo stesso tempo con eccitazione, senza smettere di correre. Non ero sola, non ero l'unico vampiro a cacciare, ed io detestavo, come e più di ogni altro predatore, che il mio territorio di caccia fosse invaso da altri come me. Ma ero brava a rendere qualsiasi cosa una sfida, perchè era ciò che mi divertiva più di tutto.
Voleva cacciare nel mio territorio? Beh, che avesse avuto la meglio era tutto da vedere!
Iniziai a studiarlo, e nonostante ci separasse una distanza ancora molto vasta, potevo captare perfettamente ogni più piccola informazione su di lui, e avrei potuto farlo anche se fosse stato molte volte più lontano. Ero certa che avesse puntato la mia stessa preda perchè lo sentivo muoversi in maniera perfettamente simmetrica alla mia. Dall'odore, poi, mi resi conto che era sicuramente una femmina come me e, dal suo singolare modo di muoversi in mezzo alla vegatazione, notai che il suo metodo era parecchio preciso e raffinato ma anche molto, molto deciso. La sentivo fremere quasi quanto me, quella caccia era anche per lei una sfida, ma sembrava particolarmente attenta a dare ascolto alla sua brava coscienza infatti, per quanto fosse disinvolta, qualcosa di molto "umano" la frenava. Ammirevole riuscire ad essere tanto controllata nella caccia, tanto esterna quell'insuperabile frenesia! Nemmeno io, con tutti i miei sensi lungimiranti più di ogni altro immortale, ero così abile, o forse non volevo esserlo: ero convinta si perdesse metà del divertimento. In ogni caso era chiaro che non si era ancora accorta di me, del resto non poteva scrutare tanto lontano come solo la capacità di un segugio era in grado di fare e di certo non era empatica come lo ero io. Ma era abbastanza forte e il suoi vasi sanguinei, per quanto quasi del tutto saturi di sangue animale, profumavano ancora di sangue umano: una neonata in fase di svezzamento. Come me, non doveva avere più di qualche anno. Era del luogo, questo era chiaro dal suo odore ( come dicevo sempre io, "tipico di Forks") e non era ostile, lo capivo dalle sue emozioni molto pacifiche. Ma era forte, nella sua fattispecie era forte e di certo non avrei preso la cosa sotto braccio. Bene! La caccia si faceva solo più interessante, ardua e stimolante. Non potevo chiedere di meglio. Sovreccittata, sfrecciai molto più velocemente, giungendo quasi al limite concessomi. La sentivo sempre più vicina. Si avvicinava, mi avvicinavo sempre di più, con più decisione, con più foga. Tutto pulsava violentemente, io, lei, il bosco intorno a noi. Il cervo era ormai a pochi metri, il suo odore e il palpitare del suo cuore mi scuotevano. Ormai potevo scorgere anche lei che, come me, scattava fulminea tra gli alberi, iniettandomi suo malgrado la propria frenesia...ancora, ancora, ancora! Ma, sebbene la distinguessi con molta più chiarezza, vedere "correre" un'altro vampiro è un pò paragonabile ad un uomo che si vede passare davanti una ferrari in corsa: aveva dei lunghissimi capelli fulvi e mossi, il corpo e il volto pallidi e bellissimi, gli occhi dorati e grandi. E a quel punto fu come un flash, ogni pezzo del puzzle che avevo appena trovato andò rapidamente al suo posto: quell'odore così dolce e di "casa", quel volto semplice e ora così perfetto, quella particolare figura, quel temperamento, quell'espressione ingenua ma caparbia e ora tanto decisa...li avevo avuti tanto vicini a me per diverso tempo, li avevo avuti nel cuore da sempre e per sempre. I tempi umani del liceo, delle passeggiate, dei pomeriggi di tedio passati sui libri, delle escursioni in quella stessa foresta, le gite a mare, le confessioni! E quella presenza era sempre stata li per me come nessun'altra, con me, ed era di nuovo con me ora, insieme a tutte quelle immagini del passato improvvisamente di nuovo davanti ai miei occhi! Come poteva essere? Come potevo mai immaginare? Ma quando improvvisamente capii, e se avessi avuto un cuore ancora pulsante in petto si sarebbe fermato e poi balzato in gola, era troppo tardi per impedire l'urto. Fu come un immenso tuono, un boato roccioso squarciarsi in pieno cielo. Con la coda dell'occhio vidi chiaramente il gruppo di cervi fuggire via lontano per la paura mentre io, come un bolide, finivo schiantata contro un albero secolare, che si spezzò in due cadendo lateralmente. La terra tremò violenta, rombando, e sentii ogni cosa viva li intorno dileguarsi lontano, ronzando e scalpitando. Poi tremò ancora un centinaio di metri più a nord. Mi voltai subito in quella direzione dove, difatti, un altro enorme albero si abbatteva al suolo sotto la forza di quella sagoma marmorea e pallida come me.
Mi rialzai senza nessun problema, nello stesso istante in cui pensai di farlo, con la stessa rapidità con la quale lo avevo pensato, e in meno di un secondo fui accanto alla vampira che avevo colpito. Ero paralizzata, freddata, gli occhi sbarrati, il volto immutabile appena segnato da quello che in realtà era uno stupore che mi stava letteralmente sconvolgendo.
Se c'era ancora qualcosa di umano in me, un qualunque residuo di quell'umanità che ormai disprezzavo tanto, era proprio l'incapacità di trovare il modo migliore per esprimere i miei sentimenti. Non che mi importasse o che non avvantaggiasse l'essere immondo ma perfetto che ero diventata, ma non sopportavo che fosse così. Mi disgustava, mi infastidiva come un insetto, come il pesce andato a male! Avevo avuto la mia migliore amica - l'unica vera, l'unica che avessi mai avuto,l'unica che fosse tanto simile a me - a pochi metri di distanza per un sacco di mesi e non ero riuscita a trovare il modo per incontrarla, il modo migliore per parlarle, per presentarmi nel mio nuovo stato. E così ero stata, in tutti i sensi, sbattuta con violenza al suo cospetto. Me lo meritavo. Che un giorno lei sarebbe diventata quello che chiaramente era adesso per me era ovvio, poco discutibile e naturale, ma io? Cosa avrebbe pensato di me? Da quando il mio nuovo ego era diventato un problema per me? Da quando mi preoccupavo per gli altri? Come potevo proprio ora? Si, Bella probabilmente era il mio punto debole, così come lo era stato Victor. Era un punto debole comodo ai miei nemici e comodo forse anche alle stesse poche persone a cui ero affezionata, dato il maledettissimo modo in cui riuscivano a farmi sentire.
La felicità, la sorpresa, il senso di colpa si mischiavano densi dentro di me, imprigionandomi. Io sapevo sempre cosa fare! E allora? Allora ero solo una statua di marmo rigida, austera, inespressiva, solo i miei occhi cremise brillavano di vita ed emotività. Forse, come sempre, lei avrebbe capito, e non vi nego che quella speranza era l'unica cosa che poteva rendermi più serena, almeno in parte.
Le tesi la mano inchiodando il mio sguardo sfolgorante nel suo che, se non per il nuovo riflesso ambrato, era rimasto lo stesso, puro e testardo, forse solo più freddo, disilvolto ed elegante.

Hai rischiato di farti saltare in mille pezzi, Bella...avevi voglia di morire?! Non potrei mai e poi mai averti sulla mia coscienza, lo sai questo.

Le dissi solo con fredda ironia, ma con un'eloquenza che mi permise di rendere chiari, almeno per lei che mi conosceva e che era molto simile a me, il mio affetto, la mia immensa gioia di rivederla e la mia mai estinta voglia di giocare con lei. Nessuno, se non Victor a suo tempo, mi conosceva quanto Bella Swan.

Almeno adesso non è più tanto facile sbriciolarti..e nel tuo caso è davvero un bel traguardo...

Sorrisi appena con evidente complicità

Credo che dovremmo aggiornarci sugli ultimi "pettegolezzi di paese"

Era proprio vero che "chi non muore si rivede". Per me e per Bella quel detto poteva davvero essere preso alla lettera.


Edited by †Lyse¤ - 14/10/2010, 11:01
 
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.°•. °•. stety .•° .•°.
view post Posted on 14/10/2010, 20:32




Bella

Correvo sempre più veloce, ero così vicino che potevo sentire il profumo di quel sangue così invitante. Non era dolce come il sangue umano, ma se lo si beveva al momento era comunque buono e caldo. Il pensiero di sentirlo scorrere nella gola ormai arsa mi dava una forza ancora maggiore.
Mentre attraversavo la foresta la sentivo risvegliarsi, il mondo notturno stava scomparendo piano piano lasciando posto alle prime luci dell'alba. Lentamente qualche raggio di sole caldo si infiltrò nelle fessure tra gli alberi, illuminando di tanto in tanto la mia pelle di diamante.
I suoni della foresta aumentavano, erano tanti e tutti diversi… i rametti e i sassolini scricchiolavano sotto le mie scarpe, qualche ghianda cadeva dall'albero, le gocce della rugiada mattutina scivolavano dalle foglie e cadevano a terra. Era come una sinfonia, così melodiosa nella sua stranezza. A volte incontravo un pezzo di terra melmoso e allora qualche goccia di fango finiva sui miei vecchi jeans o mi sporcava le braccia. Sentivo l'aria fresca sferzarmi il viso e scompigliarmi i capelli, senza esserne infastidita. Mi muovevo con grazia e agilità e non sentivo minimamente la fatica della corsa, schivavo gli ostacoli che si ponevano sul mio cammino senza alcuna difficoltà. I miei sensi di vampiro mi permettevano di stare anche molto attenta a ciò che mi succedeva intorno. Quando cacciavo le prime volte cercavo sempre di pormi un freno, di controllarmi senza lasciarmi andare completamente. Negli ultimi tempi invece avevo imparato a regolare, a trovare un equilibrio tra le due parti di me stessa: quella che voleva cacciare, la predatrice, il vampiro, e quella che non voleva ferire le persone che amava, l'umana, semplicemente Bella.
Ora riuscivo a scorgerlo… eccolo!
Sentivo il suo profumo, era il sangue delizioso e tiepido che pulsava nelle vene della mia preda, la quale tentava invano di sfuggire al suo inevitabile destino.
Era veloce, ma non abbastanza da riuscire a salvarsi.
Devo ammetterlo, uccidere gli animali non era esattamente il modo che preferivo per sfamarmi. Non nego che, a volte, i miei sensi di colpa erano quasi paranoici, ma badavo bene a non confidarmi con gli altri, tantomeno con Edward.
Avevo dovuto fare una scelta: quando avevo deciso di diventare un vampiro, entrando a far parte della famiglia Cullen, ero perfettamente consapevole di tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate, inclusa questa. Il desiderio irrefrenabile, il godimento che traevo dal succhiare il sangue da un qualsiasi animale, a volte arrivava a disgustarmi. Ma questo solo quando mi capitava di pensarci a mente fredda: non appena il sangue caldo raggiungeva la mia gola, abbandonavo qualsiasi morale.
In quel momento non stavo pensando a tutto questo.
Pensavo alla mia sete e a nient'altro… Pensavo a me, e a quel cervo succulento…
All'improvviso però mi resi conto che qualcosa non andava.
Non ero sola.
Sentivo qualcuno correre verso di noi, qualcuno che stava per intromettersi tra me e il mio pasto. L'istinto era di ringhiare contro quella presenza indesiderata, ma poi ricordai la mia prima caccia, e di come avevo ringhiato contro Edward. Ero pronta a difendere il mio territorio di caccia, così com'era naturale per la nostra razza, ma in me sentivo anche la curiosità irrefrenabile di capire chi fosse lo sconosciuto. In un primo momento pensai fosse un membro della mia famiglia, magari Emmett che come al solito si divertiva a stuzzicarmi… ma non era così. Era una donna.
Ormai riuscivo a scorgerla, ma non capivo chi fosse, non riuscivo a riconoscerla. Non era dei nostri.
Non rallentai la mia corsa, volevo affrontarla, mandarla via dal MIO cervo.
Non mi ero resa conto che stavamo per scontrarci…
Tutto accadde in una frazione di secondo. Il boato fu enorme e rumoroso, un suono che anche le mie orecchie da umana avevano sentito nella radura in cui i Cullen solevano giocare a baseball.
Era il rumore di due rocce che si scontrano.
In un attimo mi trovai schiantata contro un albero, spezzato in due dalla mia forza.
Mi alzai immediatamente e altrettanto velocemente la sconosciuta mi raggiunse…
Appena la vidi, lì immobile di fronte a me, non riconoscerla sarebbe stato impossibile.
Quasi del tutto shokkata, rimasi come imbambolata a guardare la mia migliore amica.
Com'era possibile? Lyse un vampiro???
Cosa le era successo? Dov'era stata tutto quel tempo?
Mille domande mi affollarono la testa, ero totalmente confusa.
Mi sarei aspettata di tutto tranne che vederla così cambiata…
La sua pelle era pallida come la luna, così candida da sembrare quasi trasparente, proprio come la mia. Il viso era pressoché lo stesso, ricordavo fin troppo bene la sua espressione, così risoluta e caparbia. La studiai attentamente, ancora incapace di dire una qualsivoglia parola.
Il mio sguardo passò tutto il suo corpo, dai suoi piedi nudi ai suoi capelli sciolti, che le davano un'aria quasi ferina. Era sempre la mia Lyse, ero certa che fosse lei… riconoscevo la mia amica in quelle fattezze così perfette e persino in quegli occhi color rubino.
Ovviamente era bellissima, bella da togliere il fiato. Sembrava una statua greca di inestimabile valore. Ero certa che se fossi stata ancora umana sarei scoppiata in lacrime. Desideravo di vederla da tanto di quel tempo…
Anche lei mi fissava, ma non penso che fosse incredula quanto me.
In fondo io, nonostante sapessi tutto di lei e conoscessi la sua storia, non le avevo mai nascosto il mio amore per Edward, né il mio desiderio di condividere con lui il resto della mia vita… che importava se la mia vita sarebbe durata per l'eternità? In fondo io nel mio cuore, avevo sempre pensato che quello fosse il mio destino.
Ma lei? Perché aveva cambiato idea? Era stata costretta forse? L'aveva scelto lei?
Fu lei dopo qualche secondo a rompere il silenzio.
Quando accennò ai "pettegolezzi di paese" sorrisi per una frazione di secondo.
Era tipico di Lyse, cercare di sdrammatizzare…
Avrei voluto abbracciarla, ma se c'era una cosa che io e lei avevamo in comune era proprio l'essere restie nel comunicare i nostri sentimenti.
Così rimasi ferma dov'ero.
Ti avverto, per raccontarti le mie ultime avventure potrebbe volerci un bel po'
Ora sorridevo apertamente, piano piano il pensiero che lei fosse un vampiro stava passando in secondo piano, lasciando spazio alla gioia di averla lì di nuovo con me. In fondo cosa importava? Lei era sempre la mia Lyse…
Mi sei mancata dissi tirando via dal viso una ciocca di capelli, un altro gesto umano che ero abituata a fare.
Era una mia impressione o i miei occhi bruciavano?




 
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†Lyse¤
view post Posted on 14/10/2010, 22:27




Lyse

Sarei riuscita a leggere ogni emozione che provava anche solo guardandola nei suoi occhi dorati e criptici. La conoscevo troppo bene perchè la mia empatia non mi apparisse superflua . Ma non era qualcosa che non potevo bloccare, quindi fui costretta, di certo non a malincuore, a percepire ogni singolo forte palpito emotivo della mia migliore amica, praticamente come se fosse stato mio, elevato alla massima potenza: l'immensa gioia nel rivedermi, che quasi metteva in secondo piano ogni suo altro magone, mi riempii così tanto di felicità che avrei giurato di aver fatto una cosa che anche in vita mi riusciva difficile: piangere. Non che trasparisse nulla dal mio volto di marmo ma probabilmente i miei occhi risoluti dovevano essere decisamente più brillanti, più accesi.
Nonostante tutto, però, Bella era assalita dal dubbio, domande che la stavano sprofondando nella preoccupazione. Temeva per me, sorpresa di trovare proprio "Lyse Turner" nei panni di un vampiro, io che le avevo raccontato di averli cacciati da sempre. Era in ansia, un'ansia quasi angosciante, probabilmente per tutti quei mesi che avevo passato in silenzio e nell'invisibilità, senza darle mai un segno di vita, per poi ritrovarmi addirittura tanto "cambiata". Sentivo che stava pensando al peggio, era tipico di Bella cadere spesso in tragiche paranoie mentali. Beh, anche se più raramente, quando capitava a me, forse era addirittura peggio, e mi detestavo più di lei per questo! La osservavo con sguardo superbo e vuoto mentre mi studiava, dalla testa fino ai piedi, con espressione incredula, incantata dalla mia bellezza, ma mostruosamente analitica: era un predatore feroce che studiava spietatatamente cauto e freddo un possibile rivale...era Bella che cercava disperatamente di riconoscere, nel vampiro che le stava davanti, qualcosa che potesse ricordarle e dimostrarle che si trattava della sua migliore amica. Beh doveva averlo trovato perchè sentii, rincuorandomi, un'ondata di tenerezza e commozione avvolgermi. Era bello poter sentire per la prima volta tutto quello che prima potevo solo dedurre, anche se con chiarezza e totale complicità, riguardo ai sentimenti di vera amicizia che Bella mi regavala ogni giorno. Era una sensazione indescrivibile, colmava completamente la mia mente ormai tanto ampia e infinita. Sentivo quell'affetto meglio di come potevo sentirlo prima: ora potevo contenerlo tutto. Ed era tutto li, nei suoi occhi fieri e dolci.
Sentivo chiaramente il suo forte impulso di abbracciarmi, me lo strametteva rendendolo mio, anche se non avevo di certo bisogno di un'iniezione emotiva per riuscire a volere la stessa cosa. Entrambe sapevamo, l'una dell'altra, che però non sarebbe accaduto. per noi due, per due vampiri, sentirlo, trasmettercelo era anche meglio che concretizzarlo.

Sorrisi appena, sorniona, con ironia e tenerazza.

Beh...abbiamo un'eternità adesso...posso fare uno sforzo, non ho impegni sulla mia agenda....o quasi...

Iniziai con tono lineare, poi un po più amaro e sarcastico. Pensai a LUi e a quel bastardo che mi aveva portato via Victor. Ma esorcizzai immediatamente la rabbia e il rancore che solitamente mi consumavano e mi portavano alla follia e al massacro, così andai avanti

Non credo quindi che sia un problema...

Feci una pausa e mi avvicinai di più a lei, arrivandole a meno di un metro di distanza. La guardai negli occhi, profondamente

Mi sei mancata tanto anche tu....perdonami...

Poi sospirai con molta "umanità" guardando improvvisamente altrove...il solito umano imbarazzo, senso di colpa. Sorrisi ancora, lievemente, con eloquenza.

E così...Edward è tornato...me lo presenterai o dovrò affrontare una muraglia cinese piena zeppa di artiglieria pesante?

L'ultima volta che l'avevo vista era praticamente vuota, invasa da una voragine emotiva che sembrava squarciarle il petto, il quale, a quanto pareva, sembrava cicatrizzarsi solo grazie a me - ne ero orgogliosa - e al suo amico Jacob. Tutto a causa dell'abbandono da parte di quel fantomatico Edward, un vampiro dalla bellezza "divina" che non avevo mai visto e che ora ero molto curiosa di conoscere. Beh doveva essere davvero amore...uno di quelli raramente eterni. Che bella fortuna, pensai con rammarico e amaro autoironismo. Non mi importava dell'amore, ma LUi era tornato li, nella mia testa, in primo piano, giusto per suscitare ancora una volta tutto il mio astio. Ma ero felice per Bella, sentivo in lei quell'amore come qualcosa di spledidamente disarmante, era davvero innamorata, era davvero un sentimento unico e meraviglioso, da togliere il fiato.
Comunque preferivo che cominciasse lei, non ero ancora sicura di essere pronta a raccontarle ogni cosa: i miei ultimi mesi di vita l'avrebbero fatta soffrire, quello che ero diventata in realtà e il fatto che in fondo mi piacesse avrebbe potuto deluderla e allontanarla da me. Forse mi avrebbe odiata, avrebbe provato ribrezzo e forse io non lo avrei sopportato. Ma non le avrei mentito, mai...non avrei mai potuto, non era quello che meritava. Questo era certo. In ogni caso sentivo chiaramente dal suo stato d'animo abbastanza sereno che doveva avere sicuramente molte più belle notizie di quante infatti ne avessi mai potute avere io, malgrado sentissi chiaramente un peso che la stava soffocando e che mi incuriosiva, svegliando in me uno strano, piacevole ma violento senso di protettività nei confronti della mia migliore amica.
Purtroppo per me ero sempre stata abituata ed occupata ad osservare i particolari e il lato oscuro delle cose. Questo, non mi aveva mai permesso di godermi appieno quel poco di bello che era mai esistito nella mia vita.
Sarei mai riuscita a cambiarmi in questo, o lo spendido, abominevole e pericolosissimo demone che adesso viveva in me avrebbe soltanto peggiorato le cose?


Edited by †Lyse¤ - 15/10/2010, 11:43
 
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view post Posted on 16/10/2010, 23:21




Bella

Mentre una parte di me l'ascoltava, l'altra non poteva fare a meno di tenere gli occhi miele dorato fissi nei suoi rosso cremisi. Era tra i primi particolari che avevo notato di questa "nuova Lyse", diciamo quello che attirava maggiormente l'attenzione, ancora prima della pelle candida.
Ricordai quando anche io avevo gli occhi di quel colore così singolare e al contempo così spaventoso. Per me era stato troppo spesso associato alla parola "nemico" per poterlo ignorare.
James, Laurent, Victoria, I Volturi… tutti vampiri che avevano minacciato la mia vita, la nostra felicità, tutto ciò che di più caro avevo al mondo.
Non ero stata per nulla felice di portarlo io stessa una volta rinata, volevo avere a tutti i costi gli occhi come quelli di ogni altro membro della mia famiglia allargata. Forse era per questo che il pensiero di bere sangue umano riusciva a disgustarmi… non volevo essere come loro.
"Per lungo tempo anche io li ho avuti di quel colore sai?" mi aveva detto Edward una volta, quando mi aveva scoperta a fissare il riflesso dei miei occhi dentro lo specchio nella nostra camera. Al solo pensiero rabbrividivo.
Meditavo sul significato di quel colore nel caso di Lyse.
Da quando era diventata un vampiro? Perché i suoi occhi erano ancora rossi? Era passato così poco tempo dalla sua trasformazione? O si nutriva di sangue umano? La possibilità che fosse un'assassina non mi sfiorava nemmeno la mente. Cercavo ogni possibile altra spiegazione, una qualsiasi. Non riuscivo davvero ad immaginare come la mia Lyse potesse essere come Victoria…o Jane…
Avevo bisogno di sapere cosa le era successo, allo stesso tempo però io stessa avevo una voglia incontrollabile di potermi finalmente confidare di nuovo con la mia migliore amica.
Lyse mi aveva sempre capita, per me c'era sempre stata. Non sono certa che approvasse completamente il mio amore per Edward ma mi aveva sempre sostenuta, in ogni circostanza. Quando Edward mi aveva abbandonata lei, insieme a Jacob, mi era stata vicina anche se praticamente nemmeno mi conosceva.
Poi un giorno se ne era andata, così in fretta e senza dire nulla, in un momento in cui ero ancora molto vulnerabile, nonostante la mia amicizia con Jacob si stesse tramutando in qualcos'altro, qualcosa che mi rendeva felice e inconsciamente mi lasciava coltivare nuove speranze. L'avevo cercata a lungo, ma nessuno aveva sue notizie. La sua partenza era stata un altro duro colpo, una ferita tremenda che neanche il ritorno di Edward nella mia vita era riuscita a rimarginare del tutto. Era sempre stata lì, nel mio cuore. Desideravo che tornasse ed ero felice che fosse di nuovo con me in quel momento. Lei voleva che le raccontassi della mia vita e l'avrei accontentata.
Forse lei non era ancora pronta per raccontare quello che le era successo, non volevo forzarla.
Mi sedetti sul grande tronco dell'albero spezzato dietro di me. Alla battuta del suo possibile incontro-non incontro con Edward mi misi a ridere. Giustamente lei aveva dedotto il ritorno di Edward dal fatto che ero un vampiro anche io…
Se ti fa piacere sarei più che felice di presentartelo dissi sorridendole.
Abitiamo proprio a una ventina di kilometri a sud di qui, riconoscerai la casa sicuramente, sai da queste parti non ce ne sono molte…
A quel punto esitai, indecisa su dove iniziare il mio racconto.
Devi sapere che io e lui siamo sposati da più di un anno… ma a pensarci bene questo non è proprio l'inizio della storia… perciò è meglio partire, scusa il gioco di parole, dalla tua partenza
Feci una breve pausa per riordinare le idee, respirai a fondo prima di iniziare (come facevo sempre quando ero umana).
Dal giorno in cui sei sparita ho provato a cercarti più volte, non ho mai smesso di pensare a cosa ti fosse successo o a quali fossero le ragioni che ti avevano spinta ad abbandonarmi…
Forse "abbandonare" era una parola un po' grossa ma era proprio quello che avevo provato quando mi ero resa conto che lei non sarebbe ritornata. Quel giorno avevo pianto più volte per lei, in silenzio nella mia camera, ma tralasciai questo dettaglio, immaginando che dal tono della mia voce si percepisse perfettamente la mia tristezza in proposito. La sua amicizia aveva significato molto per me, era una delle poche persone che sapevano praticamente tutto di me, compresa la parte Edward ovviamente.
Nei mesi immediatamente successivi alla tua partenza sono successe molte cose. Prima di tutto ho scoperto che Jake è un licantropo. Ricordi gli omicidi e le impronte nella foresta? Credevano si trattasse di un orso… sapevo di potermi fidare di lei, quindi non mi feci problemi a dirle la verità sull'esistenza dei lupi Quileute.
Qualche tempo dopo mi sono buttata da una scogliera e… no aspetta non ho tentato il suicidio! dissi subito rendendomi conto che poteva fraintendere lei come avevano fatto tutti.
Già prima che tu partissi avevo delle specie di… visioni… voglio dire quando mi trovavo in situazioni particolarmente pericolose, in cui avevo l'adrenalina a mille… riuscivo a vedere Edward… non ti ho detto nulla semplicemente perché non volevo che ti arrabbiassi o pensassi che io fossi completamente pazza.
Un giorno volli provare a buttarmi da una scogliera per fare un tuffo… per gioco… e per poterlo vedere di nuovo. Fortunatamente non mi successe nulla di grave perché Jacob mi salvò prima che annegassi… però Alice, la sorella di Edward, non può "vedere" se ci sono in mezzo dei licantropi quindi… semplicemente ha avuto una visione in cui mi buttavo da una scogliera. Pensava volessi suicidarmi.
Edward venne a sapere della visione di Alice e decise di uccidersi, provocando l'ira dei Volturi.
Mi fermai, in attesa di qualche domanda sui Volturi, ma poi mi resi conto che Lyse doveva già sapere della loro esistenza…
Io e Alice volammo in Italia e riuscimmo ad evitare il peggio appena in tempo… Scoprii che Edward non aveva mai voluto lasciarmi davvero, che si era convinto che fosse davvero la cosa migliore per me, quando io non avevo fatto altro che soffrire ancora di più per nulla.
Come penso saprai, però, i Volturi non approvano che il segreto della nostra esistenza sia rivelato agli umani… quindi costrinsero Edward e Alice a promettere che mi avrebbero trasformata.
Così Edward accettò di trasformarmi a patto che io prima lo sposassi.
Più o meno l'estate seguente, prima del matrimonio e quindi prima che diventassi un vampiro, scoprimmo che Victoria era tornata a cercare vendetta… voleva uccidere me perché Edward aveva fatto a pezzi il suo compagno

Così le raccontai di Victoria, di Riley, dell'alleanza tra licantropi e vampiri al solo scopo di proteggermi, dell'esercito di neonati, della battaglia… persino del mio amore per Jake.
Una volta sconfitta Victoria, io ed Edward ci siamo sposati. Siamo andati in luna di miele… ed io sono rimasta incinta
Brevemente, anche se avrei potuto dire miliardi di cose, le dissi tutto di Renesmee e della mia singolare gravidanza e soprattutto della mia ostinazione nel volerla portare avanti. Cercai di ricostruire come meglio potevo le mie ultime ore da umana, i cui ricordi erano molto vaghi nella mia mente. Le spiegai come Edward mi aveva trasformata quando ormai ero quasi morta.
Poi arrivò la parte di Irina, dei Volturi… la parte spaventosa.
Le raccontai della mia angoscia, della paura folle che avevo avuto di perdere tutto quello che avevo, anche dell'idea di far fuggire Jacob e Renesmee in modo che almeno loro riuscissero a salvarsi.
Alla fine abbiamo fatto "ragionare" i Volturi, grazie a tutti i testimoni che eravamo riusciti a radunare con l'aiuto di Alice
A questo punto mi fermai. Le avevo dato tantissime informazioni da metabolizzare, ero ansiosa di sapere cosa pensasse di tutta quella parte della storia. Mi era difficile decifrare quella sua espressione così impenetrabile, mi aveva lasciata parlare per almeno due ore senza mai intervenire.




 
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†Lyse¤
view post Posted on 20/10/2010, 20:03




Lyse

Uno dei motivi per cui, per la prima volta, temevo di raccontarmi, piuttosto che sentirmi più che altro "inadatta" a farlo come mi succedeva di solito, era proprio il modo raggelante e doloroso in cui lo sguardo di Bella inchiodava i miei occhi, osservandone proprio la tinta cremise. La sentivo scuotersi dentro, come un terremoto generato dalla paura, che a sua volta dava vita ad un severissimo pregiudizio, sdegno, forse odio, rabbia e....una violenta voglia di difendesi....da me?!!. Il colore degli occhi di un'assassino. Giusto...! Per la prima volta quella definizione, più che rendermi orgogliosa, mi ferì inesorabilmente, facendomi sentire davvero un mostro. Un mostro che aveva deluso la sua migliore amica e che per questo non era più degno di lei. Non potevo nascondermi dietro la scusa che bevevo sangue umano solo per restare forte e per punire i malvagi...A ME PIACEVA! Mi piaceva uccidere e mi piaceva il sangue umano!
Percepivo ancora dubbio, incredulità, un'esasperato e disperato bisogno di sapere e di credere alla cosa più facile, alla cosa più bella, alla motivazione più giustificata. Bella non poteva e non voleva vedermi per quello che invece ero diventata e questo mi riempì ancor di più di angoscia e malinconia. Mi sentivo maledettamente in colpa, un rammarico che diventò quasi insostenibile non appena mi colpì l'ondata di dolore che Bella aveva provato per la mia partenza, un'emozione che aveva appena riesumato dai suoi ricordi di quei giorni ormai lontani di qualche anno e che però aveva inizato già a raccontarmi. La sua voce limpida ma melanconica, le sue parole, la sua espressione serena ma buia, quello che sentivo provasse, rendevano viva, e mia, la stessa voragine che l'aveva risucchiata nel pianto, nella tristezza, nel dubbio, nella preoccupazione, e nella disperata resa. Doveva avermi cercata a lungo. Ma io ero stata addestrata per essere infallibile anche nel coprire tutte le mie tracce. Tuttavia, le ragioni per cui l'avevo fatto, in quel momento mi pervero del tutto inutili e indegne e odiai IL MIO VAMPIRO ancora di più per questo. La verità era che l'avevo abbandonata,come tutti gli altri, e probabilmente non me lo sarei mai perdonato. Sentivo chiaramente che lei si era sentità così, abbandonata, ma fu ancora più terribile udirlo subito dopo dalla sua stessa voce. Veniva fuori dalle sue labbra piccole con malinconia, un dolore però placato dal perdono, che però non meritavo, e da quella serenità che nasce quando il presente, ormai felice, è molto lontano da un momento orrendo come l'incubo che Bella aveva dovuto vivere anche a causa del mio incosciente egoismo.
Ma sapevo che non potevo ne volevo cambiare. Ero egoista, lo ero sempre stata, ed era una realtà di cui riuscivo a vergognarmi e ad essere fiera allo stesso tempo.
Fortunatamente l'euforismo e l'impazienza di volermi raccontare ogni altra cosa, insieme all'immenso senso di fiducia che Bella stava provando per me, riuscirono a rincuorarmi,coivolgermi e ad allontanarmi abbastanza da esorcizzare tutta quell'ombra che mi stava soffocando, e che ormai cominciavo a non riuscire più a trattenere e nascondere nella mia espressione sempre meno distesa e austera.
Restai all'impiedi, immota come un'elegante statua classica, mentre Bella si sedeva sul "campo di battaglia" per raccontarmi tutto quello che le era successo in quei pochi anni di separazione. Rimasi per tutto il tempo senza dire una sola parola, senza movermi, senza accennare un fiato o anche una minima increspatura espressiva sul mio volto. La fissavo ed ascoltavo, con attenzione e senza sforzo, l'inaspettata miriade di dettagliatissime informazioni che mi stava dando e che solo l'infinita mente di un vampiro avrebbe potuto riorganizzare in maniera tanto impeccabile; che solo quella di un altro vampiro avrebbe potuto immagazzinare e analizzare alla stessa maniera.

Per prima cosa, subito dopo l'incredibile circostanza che girava intorno alle due semplici parole "BELLA SPOSATA", venni a sapere dell'esistenza dei Licantropi, uomini-Lupi enormi nati per uccidere i vampiri, e mi meravigliai che Victor non me ne avesse mai parlato. Probabilmente neanche lui doveva saperne molto. Mi aveva parlato dei FIGLI DELLA LUNA, cioè i tipici lupi mannari. Non mi sorpresi, al tempo: se esistevano i vampiri, perchè non avrebbero dovuto esistere anche i lupi mannari?! Victor mi aveva anche detto che, stando alla Storia, i lupi mannari avevano creato molti problemi e timori ai Volturi, soprattutto al "puritano" Caius che, detestandoli più di tutti, si era occupato in prima persona di concretizzarne il totale sterminio, senza fallire. Ma i licantropi sembravano totalmente differenti: nessun tratto mantenutosi umano dopo la trasformazione, totali controllo e coscienza di sè, mutazione volontaria e per niente influenzata dalla luna. La prima, al massimo, era determinata dalla comparsa di un nuovo vampiro in zona, e le altre dalla rabbia. La temperatura corporea era molto alta in forma umana. Praticamente, in quanto nostri antagonisti primari, il nostro preciso opposto: erano caldi e vivi. Per questo non mi stupì più di tanto il fatto che Alice - di cui Bella mi aveva parlato tanto anche in vita, dato il loro speciale legame - non riuscisse a vederli nelle sue visioni. Continuando, c'era lo sviluppo fisico totale, rapido, precoce e con febbre, poco prima della prima trasformazione, la "maledizione" era a livello genetico e non trasmettibile tramite ferite o sangue, avevano la capacità di imprintig per assicurare un futuro alla specie e godevano dell'immortalità e della giovinezza fino a quando perpetuavano le trasformazioni. Anche la leggenda delle loro origini differiva completamente, ed era circoscritta alla sola tribù dei Queliutes. Beh dei lupi a tutti gli effetti, solo molto più grandi, forti e veloci quanto noi, e, come Bella stessa mi disse in alla fine del suo racconto, mutaforma. Inizialmente il pensiero della loro esistenza, e del fatto che Bella fosse loro amica, scatenò il mio innegabile e irreprimibile istinto naturale: quello della sopravvivenza e della violenta - nel mio caso anche molto bramosa, visto che adoravo la caccia e le sfide - necessità di DISTRUGGERE tutti i miei possibili nemici. Ma io mi fidavo di Bella, quindi se lei si fidava di loro, la cosa andava bene anche per me. Del resto avevano dimostrato bene il loro valore, soprattutto durante la battaglia contro Victoria e i neonati. Nonostante tutto, però, dubitavo che sarebbero stati gentili con me. Ero sicura che la mia amicizia con Bella, e la promessa che avrei rispettato "il patto", non avrebbero fatto la differenza per loro. Ai loro occhi sarei rimasta sempre "la succhiasangue che si nutre di esseri umani fuori dal confine". Non che me ne importasse! Se non andavo a farli fuori era solo perchè non avrebbero mai trovato una buona scusa per attaccarmi - ed io non attacco mai per prima senza un valido motivo - e sopratutto perchè non volevo ferire Bella ancora una volta, facendomi odiare da lei. Chissà se con la mia ricomparsa avevo fatto nascere un nuovo licantropo? Sarebbe stato un altro motivo per cui detestarmi, immaginai con sarcasmo. Confine...fu proprio quella parola, però, ad accendere improvvisamente la mia mente come una torcia nel buio. Quei licantropi erano nati per cacciare e uccidere i vampiri...difendere le loro terre...entro i loro confini...i confini ricoprivano tutta la foresta fino a Seattle...a Seattle io e Victor avevamo ucciso Lucas e Maddlain...."quel" vampiro aveva ucciso Victor e poi....era stato schiantato via da qualcosa...qualcosa che a malapena in vita riuscivo ricordare, visto che, quando accadde, ero a qualche secondo dal perdere totalmenti i sensi, e che in seguito, malgrado la mia nuova mente iperattiva e immensa, ricordavo ancora meno, così come accade ad ogni ricordo che precede la trasformazione: sempre piu buio e annebbiato. Ma ci sono particolari che oltrepassano qualunque barriera mnemonica: era qualcosa di molto forte ed enorme, e soprattutto di molto caldo...mi aveva avvolta, mi aveva salvata e aveva avuto anche la "possibilità" di portarmi all'ospedale di Port Angeles. Quando avevo chiesto ai medici come fossi arrivata li, mi avevano risposto che i miei soccorritori non avevano lasciato nessun dato ed erano scomparsi pochi istanti dopo avermi consegnata al pronto soccorso. Una delle infermiere poi, molto perplessa, mi aveva confidato che i due uomini che mi avevano salvata avevano un aspetto curioso, anche se molto affascinante: fisionomia e carnagione tipica dei nativi americani, muscolatura pronunciata e perfetta, petto e pedi nudi. Era la descrizione che Bella mi aveva appena dato di Jacob e dei suoi "allegri compagni", troppo accaldati e troppo "movimentati" per coprirsi. Bingo! Non ne ero del tutto certa, non potevo fidarmi di ricordi tanto imprecisi, ma il mio istinto non mi aveva mai tradita, sopratutto dopo la mia rinascita: forse dopo tanto tempo, sapevo chi mi aveva salvato la vita, ma nonostante la gratitudine, la notizia non mi entusiasmava, almeno non in positivo. Così trattenni ogni esternazione della mia emotività risentita, lasciando che Bella andasse avanti senza indugi. Non era ancora il momento di fare domande e rivelazioni.

La parte su come Bella avesse cercato di "rivedere" e di salvare Edward, non mi stupì neanche un pò. Sapevo fin troppo bene fin dove la disperazione potesse spingere un essere umano. Se poi apparantemente debole, distrutto ma caparbio come Bella, non c'era davvero via di scampo. Era proprio da tipi fragili, impulsivi, e allo stesso tempo troppo riflessivi come lei che bisognava sempre aspettarsi l'impensabile. In fondo, però, la ammirai. Che fosse stata la fortuna del principiante o la forza dell'amore, sfidare i Volturi e sopravvivere ad essi non era minimamente paragonabile ad un tuffo incosciente e folle da uno scoglio troppo alto. Eppure sentivo la sua irresponsabilità gravarmi sul petto come un macigno di pietra. Il suo racconto era avvincente, ma preoccupante, almeno per me. Se solo avessi potuto, se solo ci fossi stata, avrei voluto tanto proteggerla e prenderla a schiaffi allo stesso tempo. Fortunatamente la mia rabbia non riuscì a non lasciare il posto all'ironia, mentre mi lasciavo trascinare, immobile e muta, da ogni emozione che Bella rievocava incosciamente dal passato. Le viveva di nuovo e quindi le faceva vivere anche a me come se stessero accadendo in quel preciso momento. Il dolore per l'assenza di Edward, il terrore dei Volturi e della morte propria o dei suoi cari, l'odio per Aro, Jane e Demetri, l'angoscia e la paura di fallire e di non poter più rivedere il suo grande amore, il dubbio lacerante sui propri sentimenti per Jacob, il timore e il dolore di ferirlo, di perderlo senza però poter evitare di dirgli addio, anche se col cuore a pezzi

I Volturi, loro mi incuriosirono molto, forse, o almeno inizialmente, perchè la mia vanità era tanto degenerata da non farmi sopportare l'idea che esistesse qualcuno più forte di me, malgrado vivessi di sfide che non mi piaceva risolvere con troppo facilità.
Come Bella aveva impeccabilmente intuito dal mio sguardo inalterato, era ovvio che sapessi di loro - Victor era stato un maestro eccezionale - e forse a Bella era sfuggito perche ai tempi del liceo ne io ne lei eravamo scese troppo nei particolari riguardo nostre rispettive conoscenze sui vampiri. Sapevo che Edward glieli avesse nominati poco prima di sparire ed anche io glieli avevo menzionati, giusto per farla rendere conto di quanto sapessi sul conto dei vampiri, e cioè tanto. Come Victor a suo tempo, anche Bella adesso ripeteva quei nomi, quegli straordinari e terribili poteri che solo pochi erano riusciti a contrastare. Fu in quel preciso istante che, come un'accecante flash-back, l'immagine di Victor smembrato davanti i miei occhi da quell'essere immondo e invincibile, insieme a tutto il rancore e l'ira che se ne stavano ancora accovacciati e in salute in fondo al mio animo, mi colpirono improvvisamente, apparentemente senza un preciso motivo. Chiunque fosse stato, era potente quanto loro, se non ne fosse stato addirittura un membro. Questo mi avrebbe portato però ad un'altra cruda verità: Victor, in quel caso, dato il suo misterioso e malvagio passato di cui aveva accuratamente evitato di raccontarmi per otto anni, e che lasciava molte lacune nella mia ipotesi non permettendomi di capire le dinamiche e le motivazioni precise riguardo il suo percorso, sarebbe dovuto indubbiamente essere uno di LORO. Quiei pensieri mi frullarono in testa copiosi ma chiari in meno di un secondo, e con la stessa velocità me li scorrali di dosso, incapace anche solo di voler considerare la possibilità che rappresentassero la verità, impossibilitata e per niente incline a volermi addossare altra angoscia in un momento tanto felice e avvincente come quello che stavo vivendo.
Che dovesse essere Bella la soluzione a tutto, la chiave di lettura a tutti i miei enigmi irrisolti? Era stata la fortuna o il destino a farci ritrovare? Furono le uniche due domande che non riuscii a cancellare dalla mia testa.

Appresi, ad ogni modo, dei poteri della mia migliore amica e di quelli della sua splendida ed eccezionale bambina, verso la quale Bella provava un'amore immenso, infinito, quasi morboso, tenero, ossessivo, unico, meraviglioso, pieno di meraviglia, gratitudine e ammirazione, lo sentivo perfettamente. Fu chiaro e toccante, per me, quanto Renesmee dovesse essere bella e straordinaria, quanto la mia amica l'avesse desiderata e protetta fino e dopo la morte. Aveva lottato e messo in gioco tutto per lei e nel descrivermela, per me fu come vederla con i miei stessi occhi. Le informazioni di Bella erano inverosimilmente accurate, sottili, minuziose, dettagliate, come solo una madre e un vampiro potrebbero fornirle, e la mia testa, dal'altro canto, era in grado di ideare, percepire, cogliere e concretizzare a livello psichico la qualunque cosa. Era spettacolare. Volevo assolutamente vederla, malgrado iniziassi a provare quello stesso timore che angosciava Bella e che quindi percepivo anche io, tra l'altro, in modo non meno negativo: poter fare del male alla piccola. Il suo cuore batteva, scorreva sangue nelle sue vene, ed era calda, straordinariamente e maledettamente calda. Era terribile per Bella, per una madre, dover temere di poter fare del male alla propria bambina, ed era doppiamente terribile per me che sentivo il suo stesso amore tormentato insieme a quello che io provavo per lei e che quindi mi portava a non volerla ferire mai!
Ma pensieri, emozioni, parole, frasi e informazioni si susseguivano velocemente, quasi come se volessero accavallarsi, rincorrersi, superarsi tra loro, così ancora una volta l'angoscia lasciò di nuovo spazio alla sorpresa e all'infinita curiosità: gli ibridi, Renesmee. I vampiri - per meglio dire i maschi, che non avevano bisogno di fare l'unica cosa che un vampiro non può fare e cioè "cambiare" - potevano avere figli con i mortali. Il risultato era sconvolgente! Erano vivi ma erano anche immortali, crescevano e non invecchiavano, erano caldi ma forti, potevano nutrirsi non solo di sangue pur rimanendo la loro fonte di nutrimento migliore e preferita...e i loro occhi...i loro occhi erano umani! Quella notizia fu come una bomba atomica per me. Victor non me ne aveva mai parlato e in quel momento capii perchè. In tutto il mondo, esistevano solo due casi conosciuti, da poco, tra le altre cose: Nahuel e Renesmee. Era improbabile che Victor potesse sapere di loro.
Ma questo non cambiava comunque le cose. Non sarei mai stata madre. Anche se l'idea non mi era mai piaciuta e mai avevo pensato alla possibilità di avere un figlio, era comunque qualcosa che non ero più in grado di fare, qualcosa che mi ricordava ancora una volta quanto non fossi normale e quanto non fossi...VIVA! Un limite per una creatura senza limiti, ma del resto c'è sempre un prezzo da pagare. Non potevo dare la vita, tutt'al più potevo dare la morte...io! Io che avevo cacciato questi "donatori" per una vita intera! Era assurdo! A volte, stentavo ancora a crederci...ad accettarlo. Ma in compenso avevo guadagnato molto di piu! Era inutile piangersi addosso, rendeva deboli e non cambiava le cose che, in ogni caso, non erano poi così tragiche. Bella era stata davvero fortunata. Botte piena e moglie ubriaca, come si soleva dire.

Era terribilmente incredibile come, in così poco tempo, miriadi di avvenimenti, così diversi se avessimo confrontato il mio e il suo vissuto, ci avessero potuto travolgere per poi cambiarci a farci maturare in modo così radicale.

Per gioco eh....?!

Dissi lentamente con voce grave, ironica e sarcastica, riferendomi al suo tipico sconsiderato tentativo di suicidio/seduta spiritica in riva al mare. Poi le rifilai un lunghissimo e silenzioso sguardo eloquente, disegnato sul mio volto dall'espressione ancora distesa e immutabile.

Comunque a me non serve sapere quante siano le "casette dei sogni" come la tua per capire dove abiti o dove ti trovi: il mio senso dell'orientamento è insuperabile anche nei luoghi dove non sono di casa. So trovare la qualunque cosa senza il minimo sforzo e comunque ormai conosco il tuo odore e quello di Edward...a meno che quello sulle tue cosce non sia l'odore del tuo cane domestico.

Continuai lanciandole un'occhiata maliziosa

Comunque sia posso sentirlo da qui fino a oltre seattle. Non avrò problemi. Dimmi solo quando

Dissi immediatamente dopo sfoderando tutta la mia nonchalance e trattenendo un piccolo sorriso. Sapevo che se c'era qualcosa che imbarazzasse Bella, almeno più del solito, era proprio l'argomento "sesso". E le cose, difatto, non erano per niente cambiate, dato il forte senso di imbarazzo che immediatamente le fiutai addosso nel suo disperato tentativo di coprire la forte e perversa, ma anche tenera, attrazine che provava per Edward. Beh...dovevano essersi dati alla pazza gioia, stando a quelle appositamente poche informazioni che mi aveva dato in proposito e all'enorme, disumano potenziale erotico che percepivo in tutto il suo corpo. Malgrado non avessi avuto la possibilità, il tempo e la voglia di "provare" con un vampiro, almeno non dopo la mia trasformazione, la mia prima e unica volta era stata sicuramente più disinvolta, sebbene non meno sconvolente, forse anche più di quanto lo era stata per Bella. Il pensiero tornò ovviamente a LUI, insieme all'angoscia, la rabbia e il desiderio. Forse non avevo voluto riprovare proprio perchè, purtroppo, era proprio lui che stavo ancora aspettando...proprio perchè era solo lui quello che volevo.
Ma stavolta non fu necessario sforzarmi per cacciarlo via dai miei pensieri. Bella aveva finito il suo racconto da diversi minuti, e aspettava paziente, pacata e silenziosa, che cominciassi finalmente a raccontarle la mia, di storia, cercando di reprimere la sua curiosità e la sua preoccupazione, per non mettermi a disagio e per non farmi sentire forzata. Lo sentivo dentro di lei. Lo leggevo nei suoi occhi limpidi, lucenti e profondi. Bella, la mia dolce e premurosa Bella. Ciò che provava, aggiungeva un'ulteriore pena a quella che già sentivo al sol pensiero di doverle raccontare tutto, all'inevitabile e dura realtà che fosse giunto il mio momento e che non potessi far nulla per cambiare i fatti. Ma lei meritava di sapere. Avrei ingoiato ogni conseguenza come avevo sempre fatto. E pensare che stava solo cercando di aiutarmi, come se avesse già capito tutto. Mi sentìì quasi in colpa per il fatto che il suo dolce e nobile tentativo, da vera e fedele amica, peggiorasse solo le cose. Ma non dissi nulla. Non proferìì parola. Rimasi in silenzio a guardarla per non so quanto tempo. Era come se si fosse fermato o scorresse troppo in fretta. Sentii la mia espressione immota e incolore rabbuiarsi, aggravarsi, allungarsi, irrigidirsi inesorabilmente. Sentivo gli occhi in fiamme e allo stesso tempo praticamente congelati. Ma i miei lineamenti erano immobili e solo un vampiro, in particolare Bella, avrebbe potuto scorgere il reale cambiamento.
Infine decisi di cominciare: io non le avrei "raccontato" la mia storia. Nemmeno la mia forza e la mia mente erano in grado di farlo, non trovavo le parole, i modi, non sapevo da dove cominciare e la cosa mi innervosiva parecchio. La mia storia non era così chiara o conclusa come la sua, e non solo perchè molti dei miei ricordi erano umani e quindi annebbiati e confusi. Le avrei fatto vedere ogni cosa con i suoi occhi. Sarebbe stato molto più facile spiegare, molto piu facile e diretto capire, mettersi nei miei panni, sentire quello che avevo sentito e che sentivo. Non avrei potuto darle la mia empatia, ma solo con quella tutto sarebbe stato chiaro, quindi dovevo trovare qualcosa che le si avvicinasse molto, e una volta che avesse visto e capito ogni cosa, sarebbe finalmente stato il momento giusto per dar sfogo alle mie domande, le mie teorie....il mio tormento.

Feci un solo passo verso di lei

Vieni con me...

dissi soltanto con voce atona e cupa prima di sfrecciare via nel bosco, diretta verso la mia casa, più precisamente verso la mia stanza da letto. Sapevo che avrebbe capito. Sapevo che aveva già capito. Sapevo che mi avrebbe seguita e che in meno di un minuto ci saremo entrambe ritrovate di fronte la nuda verità, la cruda realtà della mia vita vissuta dal momento in cui ci eravamo separate.


Edited by †Lyse¤ - 20/10/2010, 23:36
 
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view post Posted on 21/10/2010, 22:16




Bella

Aveva ascoltato la mia storia con grande pazienza, in piedi di fronte a me, illuminata dal sole come una dea. Era di una bellezza straordinaria, quella nuova Lyse, una bellezza comparabile a quella di Rosalie, cosa che forse inconsciamente, mi rendeva quasi gelosa.
Inutile dire che pensavo che il mio complesso d'inferiorità sarebbe sparito, una volta diventata un vampiro… Ma quando diventi come noi, tutti i tuoi comportamenti "naturali" (che avevi anche da umano) si amplificano, è come se si ingigantissero. Era una mia teoria, che spiegava il motivo per cui fossi tanto controllata.
I miei pensieri vorticavano velocemente nella mia testa, lei era semplicemente immobile, totalmente inespressiva. Non riuscivo a capire cosa pensasse, ora che in lei molte cose erano cambiate.
Per gioco eh....?! disse qualche secondo dopo. Capii immediatamente a cosa si stesse riferendo.
Alzai le spalle Per amore risposi, come se questo spiegasse tutto. Sapevo che quel "per gioco" era solo una scusa inutile con Lyse.
Subito dopo mi spiegò che non avrebbe avuto problemi nel trovare casa nostra… So trovare la qualunque cosa senza il minimo sforzo mi disse e comunque ormai conosco il tuo odore e quello di Edward...a meno che quello sulle tue cosce non sia l'odore del tuo cane domestico
Cercai di rimanere più neutra possibile, anche se mi sarei sotterrata più che volentieri. Non c'era che dire… Lyse sapeva davvero come prendermi. Se fossi stata ancora umana sarei diventata un peperone, come tutte le volte in cui una qualsivoglia persona accennava al sesso in generale. Se poi si trattava della mia vita sessuale… ancora peggio!
Stavo cercando di abituarmici, in fondo anche Emmett ne faceva fin troppe di battute di quel genere, ricordandomi ogni santa volta di tutte le case che lui e Rose avevano distrutto appena sposati. Ma Lyse mi conosceva bene, forse mi conosceva meglio di me stessa. La sua occhiata maliziosa, sommata al tono complice che aveva usato, non fece che peggiorare le cose.
Non so a cosa tu ti riferisca… dissi a bassa voce, guardandomi i piedi con fare timido.
Fortunatamente dalla mia espressione capì che non le avrei detto altro sull'argomento e smise di parlarne.
Comunque sia posso sentirlo da qui fino a oltre Seattle. Non avrò problemi. Dimmi solo quando disse.
Sei sempre la benvenuta risposi sorridendo.
Dopodiché calò il silenzio…
Restammo tutte e due mute, semplicemente guardandoci.
Ora che io avevo finito il mio racconto forse lei voleva parlare di ciò che le era successo. Non volevo forzarla, non l'avrei mai obbligata a raccontarmi qualcosa se non voleva, così mi limitai a stare in silenzio a mia volta, aspettando pazientemente che dicesse qualsiasi cosa.
Passò un minuto, poi due, poi tre… dieci… ma nulla.
Il suo sguardo era cambiato, c'era qualcosa di diverso nei suoi occhi, qualcosa che stonava in quel viso così perfetto, quasi deformando i suoi lineamenti nonostante lei cercasse di nasconderlo.
Eccola la mia Lyse…
La guardavo sofferente, partecipe del dolore che mi stava mostrando. Perché di quello si trattava.
C'era qualcosa che non riusciva a dirmi.
*"Cosa è successo Lyse? Cosa ti turba?"* le chiedevo in silenzio con lo sguardo.
*"Sono qui con te adesso… ti prego non respingermi…"*
La mia preoccupazione saliva, ero curiosa e allo stesso tempo spaventata da cosa stava succedendo.
Mi chiedevo cosa potesse averla cambiata, mi scervellavo per cercare di capirlo. Ma non le avrei mai detto nulla.
Stavo diventando impaziente, irrequieta… non tanto per la curiosità di sapere quale fosse il problema, quanto per la preoccupazione che suscitava in me il comportamento di Lyse. L'atmosfera intorno a noi si faceva sempre più tesa. Trattenevo il respiro (non che avessi bisogno di respirare, in ogni caso), le labbra distese in un mezzo sorriso per non tradire l'agitazione. Fingevo tranquillità mentre dentro mi sentivo divorare dall'ansia.
Ad un tratto fece un passo verso di me. La cosa mi lasciò spiazzata, non me l'aspettavo e stavolta non nascosi la sorpresa.
Vieni con me… sussurrò prima di sparire nel bosco semi-illuminato dal sole.
Non ci pensai un secondo. Mi alzai e sfrecciai dietro di lei, piena di dubbi, di preoccupazioni.
Dove stavamo andando? Cercavo di starle al passo, era notevolmente più veloce di me.
Corremmo per diverse miglia per un tempo infinito, o meglio che a me sembrò infinito ma vista la velocità con cui ci muovevamo dubitavo che ci avessimo messo più di un minuto, un minuto e mezzo al massimo. Ci volle poco per riconoscere la strada, l'avevo fatta molte volte, anche da umana per cercarla… era la casa per andare a casa di Lyse.
Infatti dopo poco più di mezzo minuto eccola lì.
Era molto simile a quella di Charlie per certi versi, tranne che forse per il colore dei muri e l'evidente stato di trascuratezza. D'altronde lei era stata via diversi anni…
La vidi saltare attraverso una delle finestre del piano di sopra, aperta da prima, agile e scattante come una pantera. Cercai di imitare quel movimento così fluido e naturale, ormai i salti mi riuscivano molto bene, era una delle cose di cui andavo più fiera.
Saltai dentro un secondo dopo di lei e mi fermai solo quando vidi che era ferma anche lei.
Era immobile in mezzo alla stanza, fissava di fronte a sé il vuoto, dandomi le spalle.
Lyse… sussurrai e andai di fronte a lei. Fu la sua espressione vacua e buia a spaventarmi più di tutto. Poi la mia attenzione venne catturata dalla stanza in cui eravamo entrate.
Era completamente devastata, il caos regnava sovrano. Non c'era nulla che fosse al suo posto.
Con orrore il mio sguardo vagò per la stanza, registrando ogni dettaglio possibile. Il letto era disfatto, le lenzuola erano stracciate, il piccolo baldacchino totalmente distrutto, i lembi delle federe dei cuscini sparpagliati a terra con le piume. Le travi erano spezzate, i muri pieni di crepe. I vestiti erano qua e la sparsi, i cassetti aperti, i libri sul pavimento rovinato.
C'era polvere, sporco, sangue dappertutto… schizzato sulle pareti, sul legno dei mobili, sul letto…
Era sangue vecchio, lo capii perché si era scurito fino a diventare quasi nero. Ma l'odore era inconfondibile e andava a mescolarsi con l'odore di chiuso e di polvere che mi faceva bruciare il naso. Ero quasi certa che fossimo entrate nella sua stanza da letto. Ma quello sembrava più un campo di battaglia. Ad una prima occhiata distratta si sarebbe detto che fossero entrati dei ladri… ma come si spiegava il sangue raffermo sparso in giro?
Mano a mano che guardavo in giro sul mio sguardo si dipingevano le espressioni più diverse… disgusto, senso di repulsione, paura… poi sofferenza.
Una domanda mi martellava in testa: di chi era quel sangue?
Mi avvicinai al letto, dove avevo notato una macchia scura, molto più grande delle altre proprio al centro. Sapevo cos'era, ormai l'avevo capito. Mi ci volle un attimo per fare 2+2.
Collegai la macchia di sangue al letto rotto, alle lenzuola strappate, alle federe rovinate come se fossero state morse… e poi ricordai una camera in condizioni quasi simili… una stanza su un'isola lontana. Ma era molto diversa… come poteva essere che fosse successo lo stesso?
Tornai da Lyse, per un attimo si sentirono i miei passi all'interno di quella stanza vuota e disordinata.
Oh Lyse… dissi con gli occhi che bruciavano terribilmente per la gran voglia di piangere. L'abbracciai. Aveva bisogno di me.
Volevo che mi sentisse vicina, volevo che sapesse che io ero lì con lei e che non l'avrei lasciata sola.
Avevo pensato il peggio, avevo realizzato tutto.
Ti prego Lyse parlami… dimmi cosa ti è successo…



 
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†Lyse¤
view post Posted on 22/10/2010, 23:06




Lyse

Mentre sfrecciavo tra gli alberi e le frasche umide e fredde del bosco, con l'aria mattutina che mi sferzava il volto con violenza per me piacevole e indolore, cercavo inutilmente di prepararmi a quanto stavo per fare, il mio dovere. Ma non era facile, anzi, era del tutto inutile, sopratutto se pensavo alla terribile preoccupazione che si era dipinta negli occhi della mia migliore amica poco prima di partire, e che sentivo ancora in lei che, sempre più soffocata dalla mia stessa ansia, era appena qualche metro più indietro rispetto a me - ero notevolmente più veloce questo era ovvio. Le stavo solo dando un'altro dolore... e per cosa? Per poi farle sapere che ero qualcosa di immondo? Dovevo davvero essere cambiata molto, perchè la stavo spaventando. Era sorpresa, non riusciva a capire, aveva paura per me e ne soffriva. Non mi meritavo tanto ma proprio per questo era una punizione perfetta. Soffrivo preda del senso di colpa e quindi non esisteva condanna migliore per una come me.
I pochi raggi del sole, ormai alto nel cielo, che riuscivano a filtrare il fitto tetto verde del bosco, mi colpivano improvvisamente traformandomi in una luminosa torcia di diamanti che brillava nell'oscurità. Uno spettacolo meraviglioso persino per me, ma non quella volta. Quei colpi di luce improvvisi non mi fecero mai tanto male come allora. Erano dei getti di luce improvvisi e abbaglianti come gli sprazzi di quell'accecante verità che, come il sole tra gli alberi, mi inseguiva nel buio illuminandomi tutte le volte che poteva, con lo spietato compito di ricordandomi che presto sarei dovuta uscire fuori da quel bosco, alla luce di quello stesso sole, allo scoperto, proprio come avrebbe dovuto fare la verità su quello che ero. Presto l'accecante realtà mi avrebbe presa e colpita del tutto, completamente, per sempre.
Tutto scorreva rapido ma distinto, all'infinito. O almeno così mi sembrò. Ma quando seppi di dovermi fermare, era passato poco più di un minuto, così mi bloccai di colpo, come una statua immobile da secoli, all'interno della mia camera da letto distutta, in preda al caos e alla polvere, ormai tanto spessa e mischiata all'orrendo odore di sangue vecchio, da farmi bruciare le narici. Entrai e mi persi nel mio labirito personale, consapevole che molto probabilmente non avrei mai trovato l'uscita. Non mi mossi, fissai il mio sguardo vacuo in un punto indefinito della stanza, smisi persino di respirare, benchè non ne avessi comunque bisogno. Poi, improvvisamente i sentimenti di Bella mi investirono come un tir in corsa: il mio comportamento la spaventava terribilmente, l'orrore alla vista di quello che ci circondava la stava devastando. Disgusto, senso di repulsione, paura e poi sofferenza, crescevano in lei man mano che osservava con maggiore attenzione e quindi con consapevolezza sempre crescente. Più cresceva e più mi sentivo andare in mille pezzi. Era assalita dal dubbio ed era terrorizzata dal darsi delle risposte, a giungere a qualsiasi conclusione... perchè sapeva che quelle giuste erano le peggiori...mi chiamò con un fil di fiato, una voce melodica e limpida come leggiadre campanelle anche adesso che l'angoscia imprigionava il suo timbro vocale tanto dolce. Non risposi e non accennai nemmeno al pensiero di muovermi. Ero lontana. Percepii i suoi spostamenti, i suoi passi leggiadri e lenti risuonare come piombo in quella stanza vuota e devastata, fino a quando non fu di fronte a me. Aveva capito tutto, potevo solo sentire quell'enorme peso provenire da lei, perchè io stavo guardando altrove, dove non saprei.
Mi abbracciò all'improvviso, pronunciando il mio nome e supplicandomi di parlarle come se fosse sotto tortura. Soffriva per me ed io non potevo sopportarlo, non potevo farci niente, potevo solo patire per tre volte il suo dolore. Il dolore che mi portavo dentro per tutti quegli anni infernali, il dolore che sentivo il lei, il dolore per la sofferenza che ancora una volta le infliggevo senza uno straccio di alternativa. A cosa serviva controllare il dolore agli occhi del mondo, diventare ancora più invincibili, se non si poteva cancellarlo anche dal cuore? A cosa serviva morire, congelarsi, fermare il battito di quello stesso cuore, se poi poteva ancora essere spezzato? A cosa serviva diventare impenetrabili se ogni emozione umana vieniva vissuta con maggiore intensità?
Non ricambiai quell'abbraccio. L'ondata di affetto, di fiducia, di solidarietà, di vera amicizia e di promesse che emanava mi distruggeva, ma, pur restando apparentemente indifferente e immobile, ne assaporai fino in fondo la meravigliosa essenza, insieme al morbido tepore del corpo di quella donna che era li con me per restare e non lasciarmi più. Sentivo gli occhi bruciare. Se fossi stata umana probabilmente avrei pianto ma solo per inerzia. Non avrei comunque avuto la forza per disperarmi, per muovere anche un solo muscolo del mio volto inespressivo e privo di vita. Lentamente, mi scostai da Bella con fare delicato e assente, e mi appoggiai alla parete di fronte la finestra come avrebbe fatto un essere umano stanco e pieno di pensieri, sebbene i miei movimenti fossero irrimedibilmente più innaturali e perfettamente armonici, quasi da far paura. Fissai il mio sguardo perso nel nulla in direzione del letto distrutto, rimanendo in silenzio per qualche istante. Non credevo ancora di poterlo fare, ma sentivo che era proprio quello il terribile momento che stavo aspettando. Gravava su di me come mai prima, non potevo sbagliarmi. Così le parole sgorgarono atone e fuori dalle mie labbra con la stessa inconsapevole, incondizionabile, immutabile, incessante, passiva, apatica pania dello scorrere di un fiume.

Non ho avuto la forza ne il coraggio di rimettere tutto a posto, e sinceramente non so nemmeno dirti perchè. E' l'unica cosa che mi lega ancora a lui. L'unica che mi assicura che esiste davvero, che tutto quello che successo è vero...l'unica cosa che può tenere in vita la mia speranza...la mia sete di vendetta. Non lo so, Bella. Qualunque cosa sia, so soltanto che anche il solo pensarci mi innervosisce maledettamente. E' come un virus che si diffonde lentamente dentro di me...senza pietà. Pensavo che con una mente così ampia e impeccabile avrei capito e chiarito tutto...che avrei potuto contenere e controllare ogni cosa. Ma l'unica cosa a diventare più ampia è stata la mia confusione, e io odio essere confusa! Lo sai...
E' rimasto tutto uguale da quella notte. Non ho toccato una sola trave. Era da poco inizato Marzo e non ti vedevo ormai da qualche settimana. Avevo anche già smesso di venire a scuola, ricordi? E tu a quanto pare eri già alle prese con Jacob e il branco.
Era diventato un pensiero fisso, non riuscivo a togliermelo dalla testa, e quindi non riuscivo a fare altro che cercarlo... con accanimento... fino all'esasperazione. Ho mandato al diavolo ogni cosa. L'unica cosa che volevo era trovarlo.
Chi? Già. Tu non puoi saperlo. Non te l'ho mai detto, forse per lo stesso motivo per cui anche tu, quando ci siamo conosciute, non mi ha detto nulla delle tue visioni di Edward, e invece forse sarebbe stata l'unica cosa che più di tutte avremmo condiviso con totale comprensione l'una per l'altra. Ma avevo paura di non essere capita, di essere giudicata, biasimata...passare per una ragazza incoerente, forse addirittura ipocrita, capricciosa, instabile. Tu non avevi cacciato i vampiri per quasi dieci anni della tua vita. Io si. Tu non li avevi mai odiati, almeno non la maggior parte. Io si. Li odiavo tutti, sai anche questo e sai anche perchè. Ho amato solo Victor. Per me era come e più di un padre. Non c'era niente di sbagliato ne orrendo nel fatto che tu potessi amare un vampiro. Ma io...?
La prima notte che ho passato a Forks, qualche mese prima di conoscerti e poco dopo la partenza di Edward, un vampiro si è fermato fuori da quella finestra a guardarmi dormire. Ai tempi avevo il sonno molto leggero. Ero tormentata dagli incubi: Victor era morto da una settimana appena e io rivivevo la sua morte ogni volta che chiudevo gli occhi. Buffo venire a sapere che in quelle stesse notti, anche tu ti davi ai film horror. In parte sono davvero felice di non aver più bisogno di dormire.


Dissi con tono sarcastico ma spaventosamente grave, esausto, vuoto.

Ad ogni modo, visto il mio sonno inconsistente, e visto che riuscivo a sentire un vampiro anche a molti metri di distanza, sono stata sveglia e pronta alla lotta in pochi secondi. Ma lui schivava tutti i miei colpi, rimaneva lontano da me, ma non sembrava avere nessuna intenzione di andarsene. Non riuscivo a spiegarmi perchè non mi avesse aggredita. Era un comportamento insolito per un vampiro. Il suo temporeggiare, il fatto che non capissi perchè, mi facevano sentire come una bomba sul punto di esplodere. Forse per lui era divertente, ma per me non lo era affatto. Gli stavo dietro inseguendolo per tutta la casa ma lui non si fermava, non voleva lottare, sembrava addirittura che si stesse nascondendo, che stesse fuggendo, ma più fuggiva, più io diventavo intrattabile. Lo provocavo insultandolo e colpendo in tutte le direzioni dove lo sentivo spostarsi. Niente. Alla fine, ormai fuori di me, mi sono decisa ad usare il mio metodo più estremo. Non mi ha lasciato altra scelta. Ho preso il coltello che tenevo sempre sotto il mio cuscino e mi sono tagliata il palmo della mano. Quando ho sentito l'odore del mio sangue riempire tutta la stanza, ovviamente è successo l'inevitabile. Tutto in pochi secondi. L'ho sentito ruggire rabbiosamente, giusto meno di un secondo prima che mi piombasse addosso. Mi ha atterrata proprio su questo pavimento. Avevo già iniziato ad aggredirlo con tutta la mia forza, dimostrandogli tutta la mia soddisfazione per averlo preso in trappola come una stupida belva affamata... quando mi sono accorta che in realtà lui non stava minimamente ricambiando il favore. Nei primi istanti si è limitato a difendersi e poi, mi ha semplicemente immobilizzata. Mi teneva stretta, intrappolata tra le sue braccia gelide e....mi fissava....mi fissava e basta. Non riuscivo davvero a capire quel comportamento e la sorpresa riusciva solo a rendermi più furiosa. Tra le mille impensabili soluzioni che cercavo per giustificare quell'assurdo metodo di caccia, avevo pensino pensato con disgusto che gli piacesse "giocare con il cibo", che fosse solo un pervertito. Noi uccidiamo rapidamente, almeno è così una volta che la preda è nelle nostre mani, sopratutto se ferita. Non siamo capaci di resistere per troppo tempo, di controllarci, di non perdere la testa - quanti oltre la tua famiglia ci riescono, in fin dei conti?
Non potevo sopportarlo. Avrei anche potuto liberarmi, del resto stavo per farlo di li a pochi secondi. La presa era incredibilmente salda, ma non soffocante, e la forza non mi è mai mancata, nemmeno in vita, lo sai. Ma quando l'ho visto in faccia... quando non ho più potuto guardare da nessun'altra parte, io...


Mi fermai. Era come se la voce mi fosse rimasta incastrata in gola, come se il fiato mi fosse stato improvvisamente mozzato da una stretta capace di fermare persino le mie corde vocali, che non avevano di certo bisogno di aria per vibrare. Sapeva tanto di umano, eppure ciò che provavo, quello che mi colpiva diritto al mio cuore immobile, era tutt'altro che questo. Era disumano.

I suoi occhi...erano pieni di rabbia, di puro male. Ma avevano anche un'altra cosa, qualcosa che fino a quel momento avevo visto solo nello sguardo di Victor: pena, sofferenza, rimorso, inquietudine, una dannazione vera e propria. Forse quella era addirittura più violenta. Era come se starmi vicino, doversi difendere da me, stare vicino al mio sangue, lo facesse impazzire e soffrire allo stesso tempo, e probabilmente mi stava odiando per questo. E poi... mi sono resa conto di aver notato una cosa che non mi sarei mai sognata di vedere in un vampiro, una cosa che, rispetto a tutti gli altri esseri umani, mi aveva sempre nauseato e da cui mi avevano severamente insegnato a "difendermi": la sua bellezza disarmante. Era questo che aveva fatto. Mi aveva disarmata. Non potevo accettarlo. Mi sono odiata e ho odiato lui con tutta me stessa: perchè stava succedendo? perchè solo lui? Ma il "peggio" per me doveva ancora arrivare. E così è stato: mi ha afferato il polso della mano insanguinata, ha quasi richiato di spezzarmelo... e....mi ha "curata"....nello stesso modo in cui Edward ha curato te dopo averti riempita di morsi... quando stavi morendo... quando ti sei trasformata.
Ricordo che tremava. Era vittima della sua stessa frenesia: sembrava piacergli ma... era chiaramente insofferente a quello che stava facendo, a quello che stava provando. Lo voleva, ma voleva anche liberarsene. Ero shockata, arrabbiata. Non volevo la sua pietà, mi disgustava, non la capivo, e non capivo me stessa. Facevo resistenza, volevo ucciderlo, ma... ora so di non averci voluto mettere tutto il mio impegno... il tempo che ho avuto a disposizione tra l'altro è stato pochissimo. Era gia tutto finito. Mi ha lasciata a terra, completamente basita, ed è saltato fuori dalla finestra. Prima di sparire, mi ha guardata per l'ultima volta, appollaiato sul davanzale. Il colore dei suoi occhi era identico al tuo, anche se l'avermi... assaggiata... aveva fatto la differenza: le iridi erano ramate. Ma sai che per me questo contava poco. Non facevo eccessivamente la differenza. Per me erano quasi tutti uguali: tutti potevano essere ed erano stati degli assassini, e di sicuro il suo comportamento non mi era stato di aiuto. Ma so che non è stato quello stupido particolare a tenere i miei occhi incollati nei suoi.
Sorrideva nervosamente ma con gusto. Una versione parodica e macabra, forse anche perversa, del romanticismo romanzato...già.
"Non temere man cher, tornerò presto. E' una promessa." mi ha detto solo questo. Poi è stato come svegliarmi da uno dei miei incubi.
Francese, si. Anche la sua voce era la versione soprannaturale di quella calda e sottile dei francesi.


Dissi sarcastica.

Non è di queste parti e, se escludiamo l'atteggiamento rude tipico dei "maschi" e dei vampiri, i suoi modi tanto galanti, il tono raffinato e le parole tanto "antiquate", lasciano pensare che non sia nemmeno un vampiro giovane. Probabilmente sui trecento anni circa. Dio...ne parlo come se stessi facendo l'identikit di un essere umano in base al numero di rughe che ha sulla faccia... è patetico.

Constatai con amara ironia, la voce sempre più vuota grave.

Sono rimasta sul pavimento per tutta la notte. Non ho chiuso occhio. Pensavo a tutto e non pensavo a niente. Non riuscivo a venirne a capo e non riuscivo a tollerarlo. Non ero del tutto consapevole di avere iniziato a... volere... l'unica cosa che mi ero volutamente proibita da sempre, l'unica cosa che non avrei mai potuto volere, l'unica cosa che odiavo, in nome di tutto quello che aveva fatto a me e alle persone che amavo. Non potevo non odiarla. Smettere di farlo equivaleva ad aver ucciso Victor e i miei genitori con le mie stesse mani. Ero arrabbiata perchè mi sentivo in colpa, perchè avevo paura, perchè non l'accettavo e non accettavo nemmeno il motivo per cui ne avevo. Ma del resto non riesco ad accettarlo nemmeno adesso che ho capito tutto e che di certo non è più la paura ad infastidirmi.
La paura è diventa confusione, la confusione dubbio: ho messo in discussione tutta la mia vita e tutte le mie scelte, e mi sono vergognata di averlo fatto. Il dubbio, poi, è diventato esasperazione, l'esasperazione rabbia, e la rabbia... ossessione. Volevo trovarlo per liberarmene... per rivederlo. Ma non ci sono riuscita. L'ho cercato per mesi, anche durante il periodo in cui ci siamo conosciute. Era questa l'unica cosa che facevo quando non stavamo insieme o quando ti dicevo che andavo ad allenarmi nel bosco per tenermi sempre in forma. Non ho mai temporaneamente smesso di cacciare, come invece ti avevo detto di aver fatto. Ti ho mentito e mi dispiace. Ma non riuscivo proprio a...


ancora una volta le parole mi strozzarono. Il silenzio ci avvolse dinuovo per qualche secondo. A me sembrò un'eternità.

Ma lui non aveva lasciato traccia, nemmeno il suo odore. Sicuramente era andato via quella stessa notte, per una scorciatoia che non conoscevo e che non ho mai trovato. Cosi, come ti ho detto prima, ho lasciato la scuola dall'oggi al domani: non avevo il tempo, la voglia e la forza per dedicarmi ad altre cose che non fossero lui. Perdonami se sono stata tanto crudele da dimenticarmi anche di te...se non ti ho fatto sentire importante per come invece meritavi di essere, sopratutto in quel preciso momento. E' anche per questo che lo disprezzo...e disprezzo me stessa. Mi ha completamente buttato fuori strada ed io gliel'ho permesso....e...ancora peggio, spesso non mi pento nemmeno di averlo fatto. Forse adesso inizi a capire chi ti sta di fronte e perchè sarebbe stato meglio che tu non lo avessi saputo.

Finalmente, qualche settimana dopo il mio ritiro, come ti ho detto all'inzio, è tornato, ed io ho dato libero sfogo a qualunque cosa stessi provando. Vederlo è stato come finire dentro l'occhio di un ciclone, ma non so dirti se io fossi la vittima o il ciclone stesso. Tutto è iniziato come la prima volta: la caccia in giro per casa, il sangue. Ma lui non si arrendeva stavolta, e io ero costretta a stargli sempre più vicino, dovevo...volevo. Fino a quando non gli sono stata completamente addosso. Scoprire la verità dentro di me con tanta violenza, è stato come morire: non volevo vendicarmi, io volevo lui e basta. Sono stata io a volere che succedesse, prima di lui, come lui, più di lui. Sentivo che lo voleva e più lo sentivo, più lo volevo anch'io. Non c'è bisogno che ti descriva cosa si prova. Tu lo sai. Sai quanto sia inspiegabile dall'inizio alla fine. Non so cosa mi abbia preso: io non avevo mai... non avevo mai voluto...non ci avevo mai pensato, non con un...

Facevo fatica persino a pronunciare quel nome, un nome che ormai definiva anche me. Per il resto non so se fosse l'imbarazzo dovuto all'argomento o la vergogna e al disprezzo di fronte a quello che ero diventata. O forse semplicemente, la violenza con cui le immagini di quella notte mi stavano scorrendo di nuovo davanti agli occhi, ognuna più rapida e più dolorosa di un proiettile in pieno petto.

Ho sprecato e impiegato tutta la mia adolescenza studiando e allenandomi; nella violenza, nella morte... insostenibili sacrifici... nient'altro...tutto per una causa forse più grande di me. Forse, in parte, non l'ho nemmeno voluto io. Questo è quello che ho pensato e che penso spesso anche ora, odiandomi oggi come mi sono odiata quella notte, sentendomi sempre più in colpa nei confronti di Victor e dei miei genitori ogni giorno che passa.
E' vergognoso essere caduta vittima di un fascino che ho sempre detestato e che mi avevano insegnato a ingorare come niente fosse; un fascino che ti fa cofondere il bene con il male, si...lo so. Ma era proprio quello il punto. Io lo sapevo, quindi non avevo giustificazioni. Non potevo controllarmi, non potevo provare niente di simile con nessun'altro, è vero, l'ho capito subito e l'ho sempre saputo: era così freddo che mi bruciava addosso. Ma la verità era che io lo volevo a priori. Ero stanca di vedere tutto bianco o tutto nero. Ero confusa, spaventata ma era bello sentirsi stravolta dal mio stesso caos di sentimenti contrastanti. Ho ceduto... e ho fatto di tutto per fa cedere anche lui... Il resto puoi vederlo con i tuoi occhi. E' rimasto molto di più in questa stanza che nella mia testa. Tu meglio di chiunque sei consapevole che non resta abbastanza energia e coscienza per ricordare: sai solo che è qualcosa di umanamente... IMPOSSIBILE... che nessuna forza terrena è paragonabile... che non si torna indietro...che tutto cambia e va esattamente nel senso opposto a prima... ti annienta di... piacere.


Avrei voluto sorridere come fa una qualunque ragazza che, mentre sogna ad occhi aperti, confida la sua prima volta ad un'amica fidata e impegnata da molto più tempo. Ma non ne uscì nemmeno una smorfia amara, e cioè l'espressione più adeguata al solo ricordo di quell'esperienza impensabile.

Quando mi sono svegliata, era già mattina ed ero sola, completamente nuda, stordita, intorpidita. La la testa faceva malissimo e gli occhi erano così pesanti che non riuscivo ad aprirli. Ogni ricordo era annebbiato, confuso tra sogno e realtà... Ma quando finalmente ho trovato la forza di guardarmi attorno è stato come scontrarsi contro un'onda alta dieci metri. Ti trascina via con una forza devastante, è quasi indescrivibilmente bello, emozionante, se sei bravo a nuotare o a fare surf come il tuo amico Newton. Ma ti uccide, ti annega, ti soffoca, ti schianta contro gli scogli e non ti lascia scampo. Ti porta alla deriva, all'infinito. Non potevo sopportarlo. Mi hai parlato di numerosi e piccoli lividi su tutto il corpo, dopo la tua prima notte in luna di miele. Evidenti, numerosi, insoliti, ma come hai detto tu, ancora categorizzabili tra le cose umane, volendo. Beh... per me non è stato così. Quando ho visto com'ero ridotta, morire o ricordare tutte le ferite tremende che mi sono procurata in dieci anni di caccia e allenamento, sarebbe stato mille volte meglio. Ero completamente ricoporta di quei...cosi...erano enormi, densi, scurissimi. Ero impietrita e orripilata nei confroti di me stessa e delle mie ultime azioni, le mie ultime scelte, ma riuscivo a pentirmene! Ero impazzita. Era come sentirsi addosso decine e decine di mani che ti soffocano, ti strattonano, ti tengono ferma mentre cerchi disperata di svincolarti con tutte le tue forze.
Ho rotto lo specchio. Gli ho dato un pugno tremendo senza nemmeno fare caso a come avevo ridotto la mano. Non potevo sopportare quel riflesso. Ho infilato nella borsa tutti i miei soldi, i documenti, qualche indumento a caso e sono andata subito via mettendosi addosso la prima cosa che ho trovato. Sono scappata via dalla mia vita e dai miei problemi come l'ultima dei codardi, e non come la prima tra i coraggiosi, cioè quello che Victor mi aveva insegnato ad essere. Non volevo ricordare, non volevo pensare. Non volevo più saperne niente. Non mi importava più di niente. Li avevo delusi...li avevo delusi tutti, l'ho sempre fatto... da quel giorno.


Mi fermai sospirando appena, le labbra serrate.

Da qui non posso più continuare, non se non decidi di venire di nuovo con me. Intanto, per quel che può valere, perdonami se ti ho terrorizzata, se ti ho delusa... lo sai che generalmete non me ne importa niente... ma tu...

La solita incapacità di esprimere la mia anima. Beh forse non ne avevo più nemmeno una. Forse non l'avevo mai avuta. Poco importava.
Non avevo guardato Bella nemmeno per un secondo, non ero stata capace di alzare lo sguardo su di lei per tutto il tempo che avevo impiegato a raccontarle quello che era soltanto l'inizio della mia storia. Non mi ero mai sentita tanto impotente, tanto stanca, tanto debole, tanto inutile, tanto a pezzi. Era davvero una spietata ironia per un vampiro, per il vampiro che ero diventata. Riuscii a trovare la forza di incrociare il suo sguardo solo quando la mia bocca lasciò uscire per inerzia quelle ultime parole, scarne come la mia espressione.
Non osavo nemmeno immaginare cosa stesse pensando. Non volli nemmeno trovare la forza, se mai me ne fosse rimasta, di decifrare la sua espressione o di scrutare dentro il suo animo. Non meritavo un'amica tanto perfetta come lei, ma capii che non potevo più farne a meno, non in quel momento, e credo che lei lo sapesse. Era ancora li con me, per me. Voleva esserci, in qualunque modo stessero le cose. Voleva a tutti i costi che lo sapessi, che lo sentissi. Ed io lo sentivo. Non mi sentivo più sola, ma non mi sentivo sollevata.
Attesi e basta, come un carcerato che aspetta la sua irrevocabile condanna a morte, ormai prossima ad arrivare: senza speranze, con totale rassegnazione, con la consapevolezza di essere... UN MOSTRO...






Edited by †Lyse¤ - 23/10/2010, 00:24
 
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.°•. °•. stety .•° .•°.
view post Posted on 24/10/2010, 13:41




Bella

La tenni stretta per una manciata di secondi, cercando di trasmetterle tutto il mio affetto e il mio calore. Lei non ricambiò il mio abbraccio ed io non avevo bisogno che lo facesse per capire che mi era grata e non mi avrebbe respinta.
Si scostò da me con un movimento delicato ed indietreggiò fino a toccare il muro, sul viso perfetto ancora disegnata un'espressione assente e vacua che rendeva i suoi gesti ancora più innaturali ed estranei, come se non fosse veramente lei a compierli.
In questo modo si ritrovò proprio di fronte alla finestra, i raggi del sole la colpivano in pieno viso, facendo brillare la sua pelle di diamante. Perfettamente immobile, poteva sembrare una bellissima bambola di porcellana, se non fosse stato per i riflessi che dalla sua pelle si riflettevano sul pavimento intorno a lei.
Io aspettavo che dicesse qualsiasi cosa, mi sarebbe bastato anche un "vattene" purché accennasse un qualsiasi minimo segno di vita. Fissava il letto di fronte a sé, ma non lo stava guardando veramente.
Il suo non era semplice dolore… c'era qualcosa di più… qualcosa che l'aveva totalmente demolita e che non le dava pace. Avrei dato qualsiasi cosa per cancellare quell'espressione assorta, distante.
Inaspettatamente iniziò a parlare. Udire la sua voce, sebbene atona e inespressiva, mi diede un lieve sollievo.
Mi raccontò la sua storia, svelandomi la sua verità.
E così, alla fine, anche lei si era innamorata di un vampiro… lei, che li aveva sempre detestati - non per ragioni futili visto quello che gli avevano portato via. Anche lei mi aveva tenuto nascosta una parte, anche se minima, della sua vita e quella parte aveva le sue radici proprio nel racconto di quella singola notte. Buffo pensare come un incontro possa cambiare totalmente la vita di una persona, portarla quasi all'esasperazione. In effetti però da parte mia potrebbe sembrare un giudizio ipocrita: io sapevo bene come fosse possibile.
Quando mi raccontò di essersi ferita per distrarre il vampiro che aveva fatto irruzione nella sua stanza tutto il mio corpo si irrigidì e involontariamente spalancai li occhi. Mi ricordò una situazione molto simile, a cui associai immediatamente uno sguardo famelico e pieno d'astio accerchiato da capelli color del fuoco.
All'improvviso la sua voce si fermò, come se non riuscisse più a continuare. Quell'interruzione così brusca diede al mio animo un sussultò impercettibile.
Mentre raccontava io mi ero avvicinata a lei di qualche passo, volevo starle il più vicino possibile, come se questo potesse aiutarla a ricordare e a rimettere insieme i pezzi di quegli ultimi anni.
Mi sedetti accanto a lei, sulle ginocchia, completamente partecipe della sua sofferenza.
Qualche secondo dopo continuò. Descrisse la bellezza disarmante del vampiro e non mi stupii di sentire uscire dalle sue labbra un tono suo malgrado più dolce e accondiscendente. Nel suo racconto riconoscevo l'idea di perfezione che io avevo sempre avuto di Edward. Era bello avere qualcosa in più da condividere con lei, persino in quella situazione dolorosa. Nel corso della storia scoprii che lo sconosciuto era francese.
Le spostai una ciocca di capelli dal viso, lei non sembrò neanche fare caso a quella piccola intrusione e continuò il suo racconto. Mi spiegò che da lì era iniziata la sua ossessione per il misterioso vampiro e che si sentiva sempre peggio, mano a mano che si rendeva conto di come stavano realmente le cose. Non potevo fare a meno di ascoltarla, anche se ormai sapevo che la sua storia non aveva un lieto fine. Lo capivo dal suo sguardo triste, dalla sua voce spenta…
Di tanto in tanto si fermava, come se avesse bisogno di riordinare le idee.
Io non la forzavo a continuare, non avevo alcuna fretta che finisse e così aspettavo pazientemente che riprendesse, sempre rimanendo in silenzio.
Perdonami se sono stata tanto crudele da dimenticarmi anche di te...se non ti ho fatto sentire importante per come invece meritavi di essere, sopratutto in quel preciso momento. E' anche per questo che lo disprezzo...e disprezzo me stessa.
Avrei voluto tanto fermarla, dirle che non importava più ormai e che io ero solamente felice di riaverla lì senza dare minimamente importanza al resto. Avrei dovuto farlo eppure non le dissi nulla, forse semplicemente perché non volevo fermarla o forse perché un po' volevo che si sentisse in colpa per avermi lasciata sola in un momento in cui mi sentivo già così fragile.
In ogni caso lasciai che continuasse, partecipando alla sua frustrazione, alla continua disperazione e angoscia che accompagnavano ogni sua parola.
Continuavo ad immedesimarmi in lei, nelle sue parole. Sapevo bene cosa si provasse a cadere "vittima" del fascino di un vampiro… ricordavo i sogni, ogni singolo pensiero rivolto a lui…
E poi giunse al racconto della sua prima volta. Mi stupii che i suoi ricordi questa volta fossero così diversi dai miei.
Dalla mente rievocai i ricordi annebbiati della prima notte trascorsa sull'isola di Esme insieme ad Edward… per me era stato tutto semplicemente perfetto, forse ancora più meraviglioso di quanto avessi potuto sperare. E fino a qui coincideva tutto.
Quando però la mattina dopo mi ero svegliata, intorpidita ma felice come noi mai, l'unico dettaglio che aveva potuto intaccare quell'atmosfera perfetta era stato lo sguardo disgustato di Edward mentre guardava il mio corpo nudo riflesso nello specchio, pieno di tanti piccoli lividi che non facevano poi così male. A quanto pare per Lyse non era stato così, il suo vampiro misterioso non si era frenato come invece era riuscito a fare Edward… Alla descrizione del suo corpo martoriato trasalii impercettibilmente.
Ascoltai tutto, fino a quando lei non si paralizzò di nuovo. Mi disse che se volevo sentire il resto avrei dovuto seguirla. Senza esitazione mi alzai, ponendomi di fronte a lei.
Le porsi la mano, anche se non aveva bisogno che l'aiutassi ad alzarsi.
Non hai deluso nessuno dissi risoluta Per una volta hai seguito il tuo cuore anziché la ragione e non ci trovo nulla di male in questo. Devi smetterla di preoccuparti di quello che potrebbero pensare loro, sai bene quanto me che non puoi fare di tutta un'erba un fascio… non tutti i vampiri sono malvagi e non uccidendoti lui ha dimostrato di non esserlo.
Non è lui che ha ucciso i tuoi genitori, non è lui che ti ha portato via Victor. Nemmeno loro vorrebbero che tu soffrissi così tanto per il rimorso lo capisci?
Essere come noi non vuol dire necessariamente essere assassini…

Avevo tenuto gli occhi fissi nei suoi per tutto il mio breve discorso, sinceramente convinta di quello che dicevo. Non sopportavo che si struggesse così, non volevo vederla in quello stato.
Neanche io ce l'ho con te… all'inizio mi sono arrabbiata molto, ho sofferto perché tu… tu sei stata la prima umana con cui ho condiviso il mio segreto ed io mi sono affezionata a te in così poco tempo che ormai tu per me eri diventata indispensabile. Ma col tempo la rabbia è svanita, lasciando il posto alla profonda tristezza per la tua mancanza… Ti ho pensata spesso, avevo paura per te, non ero arrabbiata solo… preoccupata… e quando l'ho capito mi sono sentita così in colpa per avercela avuta con te… Ed ora mi sento ancora peggio perché non avevo idea che tu stessi passando tutto questo. Se solo mi avessi cercata… ti avrei aiutata, non ti avrei mai abbandonata in una situazione del genere. Ma ormai questo non importa più…
Se vuoi portarmi con te io ti seguirò, per sentire il resto della tua storia









 
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†Lyse¤
view post Posted on 24/10/2010, 20:08




Lyse

Aveva ascoltato ogni singola parola con pazienza, attenzione, totale trasporto, comprensione, immedesimazione, qualche sussulto di tanto in tanto nei miei momenti di esitazione, preoccupata che stessi per cedere, o a causa della sorpresa per quelle poche cose che lei, rispetto a me, aveva vissuto in maniera tanto diversa, a volte migliore. Qualche attimo di evasione, a volte piacevole, a volte meno, quando alcune parti della mia storia la riportavano indietro nel tempo per farle rivivere momenti invece molto simili. lo sentivo chiaramente. Era così coinvolta, così legata a me che, nonostante avesse desiderato anche solo per un attimo che mi sentissi in colpa per averla lasciata sola in un momento tanto difficile - e in confronto a ciò che meritavo davvero forse era stata anche fin troppo buona-, avrebbe fatto qualunque cosa per cancellare o addossarsi lei stessa tutta la mia angoscia. Qualsiasi cosa. Avrebbe persino sopportato la mia rabbia, se fosse mai arrivata. Sarebbe anche andata via se glielo avessi chiesto, in qualunque modo lo avessi fatto. Ma come potevo chiederle mai difarlo? Se solo avesse realmente saputo quanto le volessi bene! Forse non lo avrebbe saputo mai, forse non ci avrebbe comunque più creduto quando le avessi raccontato proprio tutto. Si era avvicinata di più, sendendomi accanto. Nella meravigliosa semplicità del suo animo, credeva fermamente che per starmi vicina col cuore fosse necessario che il mio petto fosse realmente a poca distanza col suo. In fondo era una bellissima verità. Avvertire il tepore, la reale presenza e vicinanza di qualcuno, era come essere abbracciati dalla sua anima. Molto umano, direi. Forse mi stupì tanto perchè mi era bastato poco tempo per dimenticare chi ero stata, o forse perchè non lo ero stata mai. Ma Bella era rimasta piu umana di quanto desse a vedere, forse più di quanto non sapesse. Ironico, visto che come me aveva sempre avuto difficoltà a dimostrarsi. La realtà di quella circostanza in me si era totalmente concretizzata dopo la trasformazione, mentre lei sembrava essere diventata più abile nel fare l'esatta contrario anche restando in silenzio.
Quando terminai si alzò risoluta, si mise di fronte a me parlandomi e guardandomi con altrettanta sicurezza, mentre mi porgeva la mano. Un gesto più simbolico che utile, lo sapeva anche lei. Forse per abitudine, forse un'altro criptico simbolo della sua incondizionabile voglia di "tirarmi su". La sua voce era indescrivibilmente melodica malgrado la forza timbrica e morale, intrisa, così come le sue parole, di quell'incoscia sensibilità che nessuna trasformazione o timidezza avrebbe potuto cancellare. Eppure era così dura! Beh era Bella. Non potevo descriverla in nessun'altro modo.
Ascoltai ciò che aveva da dirmi come si ascolta una voce in lontananza, una nenia sentita un miliardo di volte, mentre sei intenta a fare altro, mentre sei assorta da altri pensieri in primo piano. Ma non mi persi una sola parola, nessuna di loro aveva un peso leggero sul mio cuore immobile. Quando cessò fu come trasalire appena. I miei occhi erano nei suoi ma in realtà erano altrove, forse da nessuna parte. Chinai il capo lateralmente, verso il pavimento, fissando ancora una volta un punto indefinito tra le travi rotte del parquet.

Dio, Bella...! Io ti sto dicendo che sono un mostro e tu ti senti in colpa per questo?

iniziai con voce e sguardo assenti ed esausti

Sei sempre la solita...

per un attimo sentìì la mia voce intenerirsi appena, nonostante la sfumatura amara ancora evidente. Era la mia Bella. Sempre pronta a farsi carico del male del mondo per poi tornare ad essere la ragazzina testarda ed egoista che lottava alla cieca per tutto ciò a cui teneva, senza mai arrendersi. Un bel paradosso, già. A volte snervante, lo ammetto. Ma io l'adoravo per questo.

Per una volta lascia un po di rimorso anche agli altri... E' ancora presto per parlarmi così...Più mi dimostri il tuo affetto, più io soffro...perchè credimi...non mi merito tanto! Ma forse proprio per questo è la punizione migliore che puoi darmi. Chissà, forse in fondo è quello che vuoi e non ti biasimo. Ho sentito cosa hai provato poco fa. Si, io lo posso sentire, ma non è esattamente questo quello che sono.

continuai con un tono sempre vacuo ma più sofferente. Poi però lo sentìì farsi man mano sempre più crudo e a tratti amaro e sarcastico.

Io non so cosa sia quel vampiro. Non so se non sia realmente un assassino: il non avermi uccisa...l'essere...STATO...con me... non prova nulla. Non è stato tanto gentile..., è vittima dell'istinto come tutti noi...e non si è limitato solo a risparmiarmi e a trasformarmi nella sua... "amante". Ma una cosa la so: so chi sono io, o per lo meno so cosa sono ora, e quello che mi tormenta di più non è aver trasgredito alle regole. Ma il fatto che tu non abbia ancora capito: lui potrà anche non essere un assassino....

non avevo avuto la forza di guardala fino a quel momento, nemmeno quando i suoi occhi dorati avevano cercato il mio sguardo per scuotermi, consolarmi, darmi forza, starmi vicina. Ma in quel momento qualcosa cambiò, e i miei occhi, di un terribile e meraviglioso color rubino, improvvisamente inchiodarono i suoi.

MA IO SI!

Conclusi con tono duro, inumano, improvvisamente spietato, privo di angoscia e pieno di superbia. Era esplosa finalmente, l'avevo sentita arrivare in un turbinoso, lento ma inesorabile crescendo, dentro di me: la mia vera natura, quella natura che mi disgustava, mi terrorizzava, mi feriva, ma di cui non riuscivo a fare a meno, cibandomene avidamente come il caso più irrecuperabile di tossicodipendenza. Mi piaceva, era inutile negarlo. Solo quando ero libera di mostrare quel lato di me, mi sentivo davvero me stessa. Era orrendo, si. Ma era ciò che volevo.L'angoscia che provavo quando non potevo essere ciò che ero, non era solo figlia del rimorso nei confronti di quella stessa mostruosità, ma anche la sofferenza di un felino in gabbia, privo di scatenare tutta la sua famelica indole omicida.
Sapevo che avrei suscitato lo stupore della mia migliore amica, il suo terrore, forse anche il suo odio. E mentre una parte di me si disperava al solo pensiero, un'altra parte moriva dalla voglia che accadesse.

Buffo, non è vero?

dissi accennando un lievissimo sorriso amaro ma ambiguamente e mostruosamente beffardo e maligno. Poi la mia voce esplose irruente dalla mie labbra.

Quel vampiro ha completamente deviato la mia persona, con quelle terribili conseguenze che ho solo iniziato a raccontarti! Mi ha ferita, mi ha tormentata, mi ha torturata e poi mi ha uccisa. A quel punto ha dovuto scegliere. Si Bella!....è stato LUI e trasformarmi!
Cosa c'è di umano in questo? Cosa c'è di umano nella scelta che alla fine ha deciso di fare?.....
COSA C'è DI UMANO... IN ME!!
Io sono vittima della mia natura. Sono condannata ad amare la sua parte peggiore. Non posso evitarlo. Non voglio. Non posso volerlo...voler cambiare, intendo: Bella IO-SONO-UN-SEGUGIO. Cosa credevi che potessi mai diventare col mio ex potenziale umano? Non sono così forte e veloce perchè sono una neonata. Nemmeno uno di loro lo sarebbe così tanto. Nessuno di loro ha i sensi tanto acuti quanto i miei...più di tutti voi. Nessuno di loro può sentire tutto quello che sento io, come lo sento io e a distanze tanto lunghe, comprese le emozioni di ogni essere vivente e non. Si, io sento tutto...sento tutti voi. Le emozioni di ogni persona qui intorno mi martellerebbero il cervello se solo non avessi imparato a controllare le mia empatia.
Sono un segugio, come tutti loro adoro la caccia... il sangue, e ne è ossessionata. Mi piace persino esserelo, come natura vuole, e sempre per suo volere non posso evitare che sia così. Non c'è nessuna scelta per me! E tu ti stai rifiutando di vederlo. Ti rifiuti da quando mi hai rivista. Da quando hai fissato per la prima volta i miei occhi...QUESTI OCCHI. E più ti rifiuti, più mi uccidi. So che è quello che merito, ma il vampiro che può distruggermi, a mio parere non è ancora nato.


Non avrei mai voluto che lo sapesse così, era proprio quello che avevo cercato di avitare per tutto quel tempo. Adesso avrei sofferto le conseguenze senza tirarmi indietro. Ma ormai le briglie erano state sciolte, e la supremazia del mio senso di colpa, della mia umanità, sulla mia presunzione e sulla mia arroganza, cominciava a vacillare.
Mi avvicinai improvvisamente a lei, mi bastò pensarlo e le fui a pochi centimentri dal volto, quasi volessi fulminarle gli occhi con i miei. Quasi volessi riversalre dentro tutto quello che stavo provando.

Bella sono un vampiro da molto piu di un anno... non dovrebbero più avere questo colore se io fossi davvero quella che tu ti ostini a credere che io sia.

Le sussurrai lentamente, quasi ringhiando. Poi scattai via, con la stessa rapidità di un bolide, qualche metro più lontana da lei. Le diedi le spalle solo per qualche secondo, poi mi voltai per guardarla un'altra volta, tesa, insofferente, senza più nessuna traccia di dolore. Solo sarcasmo e gelo. La mia pelle brillante sotto quel sole che mi investiva completamente entrando dalla finestra, sembrava solo rendere terribilmente più sfolgorante la violenza con cui emanavo la mia mostruosità. Erano le volte in cui la mia innaturale bellezza non aveva nulla di angelico o divino.

Sei ancora convinta che io non abbia deluso nessuno?
Sono diventata il mio nemico, la sua razza peggiore, proprio quella che non ha nemmeno il tuo perdono, quella che ho cacciato e odiato con maggiore accanimento!! Quella che le ha uccise eccome le persone che amavo. Victor e i miei possono anche non aver mai voluto che io mi torturassi così, avranno anche voluto che per una volta seguissi il mio cuore e non negherò mai che purtroppo lo rifarei ancora se dovessi tornare indietro. Del resto, come tu stessa hai detto, lui può anche non avere niente a che fare con la mia vita. Ma di sicuro quelle stesse persone che si sono sacrificate per me, che per colpa dei vampiri hanno perso la vita solo per proteggermi, si aspettavano più coerenza e resistenza da parte mia, che facessi loro un po più di onore! Ma sopratutto, nel caso peggiore, che io non diventassi una vera e propria bestemmia di tutto quello che ero stata prima. Proprio l'esatto opposto! Sono diventata il peggior nemico di me stessa...e forse adesso anche il tuo.


Non aspettai che parlasse, che rispondesse. Non mi curai nemmeno della sua reazione, visibile o percebibile che fosse. La afferrai per un braccio in meno di un secondo. Non fui molto delicata, ma sapevo che, almeno per quella volta, non avrebbe posto nessuna resistenza. In futuro l'avrei pagata cara, questo lo sapevo già, così come sapevo che lottare contro di lei avrebbe dato qualche noia persino a me.
In pochi minuti fummo a Vancouver, nascoste dietro dei cassonetti della spazzatura in fondo ad un lurido e angusto vicolo cieco dove non batteva il sole, ormai quasi allo zenit: era il quartiere dove avevo vissuto per tutti quei mesi dopo la mia fuga, uno dei peggiori, dei più malfamati. L'odore di rifiuti, di umido, di alcol e droga, di sangue rappreso ( le continue risse tra delinquenti che in quel luogo ovviamente erano di routin) e di ogni altro genere di lezzo umano, sarebbe stato insopportabile e nauseante anche per un mortale. Difatti, persino io, che avevo vissuto li abbastanza tempo per farci in qualche modo l'abitudine, sentivo le narici esplodermi. Del resto, tornarci con l'olfatto di un segugio, era come e sicuramente peggio che tornarci per la prima volta. E poi, in parte avevo anche dimenticato, a prescindere dalla trasformazione: più della metà del tempo che avevo trascorso in quel posto, lo avevo passato in uno stato di quasi totale incoscienza, data l'indescrivibile quantità di alcolici che avevo ingoiato a stomaco quasi sempre vuoto, giorno dopo giorno, e che alla fine, dopo una lungua e orrenda fase di deperimento e agonia, mi avevano portata alla morte.

Non volevo pensare, non volevo ricordare. Non volevo essere trovata. Volevo morire, non aspettavo altro. Mi ci avvicinavo in modo volutamente lento perchè volevo torturarmi, perchè era quello che meritavo, perchè ogni sera, dopo il turno, seduta a quel maledetto bancone, aspettavo, con una bottiglia mezza vuota di wisky in mano, che lui entrasse da quella porta per portarmi via, per farsi finalmente uccidere.

Le dissi con tono aspro ma inalterato mentre le raccontavo proprio della nuova dieta che avevo iniziato dopo essere scappata e del mio lavoro in quello squallido bar pieno di alcolizzati, ladri, assassini e stupratori che le mostrai poco dopo, da una polverosa finestra del retro, insieme a tutta qualla parte dei suoi frequentatori che avevo pestato anche solo per avermi guardata. In realtà erano rimasti in pochi, visto che gli altri, per vendetta, meritocrazia, divertimento, e sete, li avevo praticamente fatti tutti fuori una volta diventata un vampiro. Non mi feci nessuno scrupolo nel confidare a Bella anche quel particolare, e probabilmente la tranquillità con cui lo se lo sentì dire la sconvolse.

Ho abitato al piano di sopra da quando sono arrivata. Il capo è stato generoso, a suo modo.

Dissi riferendomi con tono eloquente ai suoi modi rudi e alle condizioni pietose della stanza che mi aveva dato in prestito senza nessuna detrazione dalla paga.

In cambio aveva solo chiesto che lavorassi per tutto il giorno fino a notte fonda ed io ero li proprio perchè non avevo e non volevo avere nient'altro da fare. Dopo un pò, anche i più grossi e pericolosi hanno cominciato ad avere paura di me, fino a quando nessuno ha avuto più il coraggio di guardarmi in faccia. Credevano di avere davanti la solita ingenua, incosciente, debole, idifesa ragazzina che giocava a fare la dura. Credo di averli sconvolti a vita. Il proprietario comunque mi pagava bene. Diceva che ero un buon affare, un'incredibile forza della natura e che, anche se non riusciva a spiegarsi come ci riuscissi, gli mantenevo ordine nel locale abbastanza da non farlo finire in pezzi ogni sera, oltre che essere un'ottima barista. Essere veloci e abili con le mani può tornare utile anche quando hai a che fare con centinaia di bottiglie e bicchieri tutti in una volta. In ogni caso, posso solo dirti che durante tutta la mia permanenza non c'è stata più una sola rissa all'interno del locale e che nessuno aveva dei mezzi validi per ricattarmi e quindi per usarmi per i propri scopi illegali.
Da quando sono arrivata qui ho perso la cognizione del tempo e ora ovviamente ricordo ancora meno quanto tempo sia passato tra un'avento e l'altro. So solo che quando tutto è finito ero di nuovo nella mia casa a Forks, sul mio letto distrutto, ed era il 7 Ottobre del 2006, quindi direi poco dapo la tua trasformazione. Non posso dimenticare quella data perchè ero già un vampiro, probabilmente solo da poche ore, ma lo ero.


Mi allontanai da quella finestrella logora, con lo sguardo serio inviatai Bella a seguirmi di nuovo, e sfrecciai, tra un buio vicolo e l'altro, fin dall'altra parte del quartiere. Conoscevo bene tutte quelle scorciatoie, ma sarei arrivata alla meta anche se così non fosse stato. La strada giusta io potevo fiutarla, potevo sentirla, intuirla senza saper spiegare come. Quando ci fermammo eravamo ai limiti di un piccolo boschetto all'interno di un ampio parco un pò trascurato per via della zona "poco curata". Mi appoggiai dientro un albero con innaturali grazia, sicurezza e circospezione fissando il mio sguardo su un'altro albero non molto lontano, quasi al centro del parco. Da quel momento non guardai più da nessun'altra parte. Fu come cadere in trans, anche se in realtà tutto di me dimostrava totale coscienza e freddo, tremendo controllo.

L'ultimo ricordo della mia vita umana è sotto quell'albero. Anche se non è per niente chiaro come ultimo pezzo di esistenza. Non ricordo come ci sono arrivata. La sera bevevo così tanto da non ricordare niente di quello che facevo, ne durante ne dopo la sbronza. E' impensabile che proprio adesso io possa ricordare altro, ma date le circostanze di allora, e qualche piccolo flash già non molto chiaro ancora prima della trasformazione, è probabile che camminassi tanto, completamente senza freni e completamente affidata all'istinto di sopravvivenza. Il quartiere lo conoscevo a memoria, e l'istinto va dove lo portano le cose che conosciamo bene. L'unica cosa che ricordo è la...sua immagine...comparire dal buio e venire verso di me. Credo di essere morta in quel momento, in realtà, perchè ho creduto di essere all'inferno.

Sentìì le mie stesse urla risuonare mostruosamente nelle mie orecchie. Rimasi con gli occhi spalancati nel vuoto, poi li chiusi di colpo con forza, cercando di trattenere un dolore in realtà vissuto diversi anni prima, quella notte. Nel parco completamente vuoto, il sole splendeva, riscaldando tiepidamente la vegetazione un pò trascurata che emanava il suo odore verde, fresco e vivo fino a dentro i miei polmoni. Ma per me era buio pesto, tutto era avvolto dal silenzio e dalla desolazione, solo il lontano rumore stridente dei freni di qualche macchina in corsa che quella notte, per me, ubriaca e malata, era più assordante di un boato.

Tremavo terribilmente, un evaso dal manicomio sarebbe stato diagnosticato sano vicino a me. Gli urlavo contro tutta la mia disperazione, il mio disprezzo. Vederlo dopo tanto tempo, in quelle mie condizioni disastrose, è stata un'emozione indescrivibile, troppo grande perchè potessi sopportarla. L'angoscia, l'amarezza, il rimorso, il desiderio e il disprezzo mi bruciavano dinuovo dentro, improvvisamente, insieme ai ricordi di quella notte devastante. Lo avevo odiato e desiderato per così tanto tempo che quando l'ho visto comparire così... dal nulla, con quel coraggio...io...

Mi fermai un solo istante incapace di trovare le parole per continuare, cercando di non cadere in quel buco nero che, in quel momento, era l'unica cosa che vedevo davanti a me. Ripresi con voce più lineare, come qualcuno che tanta di deviare un discorso sconveniente.

Ho pure tentato di aggredirlo... che stupida che sono stata. Non avevo forze... Mi ha presa prima che potessi cadere a terra. Ricordo di non aver più sentito le gambe, poi il vuoto, ma non ho toccato terra perchè c'era già lui, il suo collo abbracciava i miei capelli con dolce, terribile sicurezza. Mi teneva stretta tra le sue braccia. Sarei voluta rimanere dentro quell'abbraccio di ghiaccio per sempre. Avrei voluto spezzargli quelle braccia perfette e avvolgenti una volta per tutte. Non mi ero mai sentita così al sicuro e tanto condannata, arrabbiata, disperata allo stesso tempo. Nonostante lo colpissi, non reagiva. Cercava solo di tenermi ferma, di calmarmi. Mi guardava. Quello sguardo. Quello invece non potrò mai dimenticarlo: salvaggio, spietato, freddo, sfacciatamente... stupendamente pieno di compassione, angoscia, dolore, senso di colpa. Era quasi maledettamente teatrale, ma vero. Sembrava incantato, sconvolto.
Poi, all'improvviso ho sentito il mio cuore andare in mille pezzi, ho urlato ancora più forte. Credo sia stato un infarto. Non ho retto il colpo e il fegato avrà fatto anche la sua parte. Ero digiuna e ubriaca da non so quanti giorni.


Mi fermai di colpo, avevo sentito un tremendo scricchiolante rumore proprio sotto le mie dita. Qualcosa si era frantumato tra le mie mani. Abbassai lo sguardo con fare assolto e notai con indifferenza che avevo appena trapassato quasi del tutto il trocco vecchio decenni dell'albero dietro il quale ci stavamo nascondendo.Non cercai nemmeno lo sguardo di Bella, probabilmente confuso, sorpreso e profondamente turbato come il suo animo. Continuai come se niente fosse, il tono completamente saldo, freddo, inumano.

Da quel momento è stato solo buio e fiamme in lontananza, ad intermittenza. Non ricordo quasi nulla. Alcuni momenti ero un pò cosciente e faceva malissimo, un dolore indescrivibile... altri momenti ero incosciente e non sentivo il dolore, sapevo solo che c'era. Per tutto il resto del tempo, la maggior parte... niente. Non posso dire di aver creduto, pensato, saputo, sentito, perchè ero praticamente morta. Solo il continuo, martellante tum tum del mio cuore, almeno qui pochi momenti che l'ho sentito... sembrava dovermi esplodere dal petto da un momento all'altro, era sempre più veloce, quasi non distinguevo un battito dall'altro e più batteva forte più sembrava risucchiare verso di lui, a forza e fatica, tutto il fuoco sul mio corpo. Quando è stato completamente sazio e stremato si è fermato. Un solo spaventoso tum e il fuoco era sparito. Avrò dormito per non so quanto altro tempo. Come ti ho gia detto non ricordo e non ero cosciente. Quando ho aperto gli occhi, era come se già sapessi. Tutto era diverso, più grande, più preciso, più bello, più insopportabile: ogni rumore, dal piu vicino al piu lontano, dal più debole al piu forte mi hanno assalita ancora prima che mi svegliassi. Credevo che mi si sarebbero rotti i timpani da un momento all'altro. Mi sentivo soffocare senza mai morire, senza nemmeno aver respirato: tutti gli odori, anche moltissi mai sentiti prima, si infilavano su per il naso a forza. E poi ero confusa, incomprensibilmente e terribilmente lunatica. Prima ero felice, poi triste, poi arrabbiata, poi terrorizzata, poi allegra, poi preoccupata... cambiavo umore ogni secondo perchè non mi ero resa conto di essere empatica e non potevo ancora controllare la cosa. Mi voltavo e mi spostava come il fulmine in tutte le direzioni perchè riconoscevo e ricollegavo subito il luogo, la distanza e la cosa dalla quale proveniva ogni singola cosa che sentivo. Mi sentivo impazzire, esplodere, perennemente in pericolo e sul chi va la, ranicchiata a fiutare l'aria come un animale senza nemmeno accorgermene, senza nemmeno pensare che fosse strano, come se lo avessi sempre fatto.


Finalmente mi voltai verso la mia migliore amica, un'espressione indecifrabile sul mio viso altero, freddo e perfetto.

E poi...eccomi qui. Nei primi e unici anni di questa nuova vita ho fatto di tutto ma in realtà non ho fatto niente. Posso solo dirti quello che ho avuto e ho intenzione di fare sin dal primo giorno: voglio trovarlo, per fare qualunque cosa voglia fare nel momento in cui saremo di nuovo uno di fronte all'altra.

Mi fermai solo un attimo incapace di non pregustarmi il momento. Non so che spressione si dipinse sul mio volto immutabile come il marmo. Non doveva essere evidente, ma qualuque cosa fosse, Bella l'aveva notata con una certa sorpresa.
Proseguii con voce terribilmente atona e cruda.

E voglio trovare il vampiro che ha ucciso Victor, voglio che mi spieghi finalmente ogni cosa... prima di farlo fuori con tutto il cuore! E per fare questo devo essere più forte di come sono. Il sangue animale, oltre a non piacermi e a non soddisfarmi, inutile nagarlo, non va bene per fare questo. Ecco perchè ho passato tutto questo tempo spostandomi di continuo, girando per tutti gli Stati Uniti, sparendo nel nulla... per godermi le mie nuove possibilità, per prepararmi. Ho avuto una seconda possibilità, non la sprecherò per correre dietro alla morale, non del tutto almeno, o pensi che vada ad uccidere chiunque mi capiti davanti? Nohhh... ho una dignità da mantenere. Sono un mostro ma non sono un'animale senza contrllo... non spesso almeno: ho cominciato da quei bastardi che frequentavano il bar e mi sono attenuta a quel tipo di menù. Gli innocenti e gli indifesi io lo salvo. E' una magra consolazione, una passima giustificazione, una via di redenzione malassortita ma è l'unica cosa che mi aiuta a sopportarmi nei pochi momenti in cui non riesco proprio a non detestarmi.
Quanto a...Lui...credo che mi abbia riportata a casa e poi lasciata quando è stato sicuro che sarei sopravvissuta. Quando mi sono svegliata, non era passato tanto tempo dalla suo partenza e sono riuscita a intercettare il suo odore anche se per molti altri vampiri sarebbe risultato ormai molto debole, rarefatto e discontinuo. Ma non per me, non lo sarebbe stato a priori... non quell'odore. Il fatto è che a Seattle ho perso le tracce. Credo che avesse previsto ogni cosa.
Adesso sai tutto e sei anche libera di odiarmi. Io non voglio tornare indietro, e non voglio che lo faccia neanche tu.


Conclusi spaventosamente risoluta, come un'amica consapevole e matura, come una leale e pericolasa nemica.


 
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.°•. °•. stety .•° .•°.
view post Posted on 25/10/2010, 22:47




Bella

Mi resi conto che ancora una volta guardava fisso i miei occhi senza vedermi veramente, come se si trovasse in un altro mondo, in tutt'altro luogo. Eppure era attenta, sapevo che non stava perdendo nulla del mio discorso.
Non appena mi zittii, abbassando la mano che lei non aveva preso, il suo sguardo cambiò direzione, volgendosi verso le travi disfatte e graffiate del pavimento in legno ormai rovinato.
Rimproverò la mia buona fede, dicendomi che non dovevo sentirmi in colpa per il fatto che lei pensasse di essere un mostro. Quando mi disse che poteva sentire quello che provavo, non potei fare a meno di sentirmi in colpa per aver anche solo un secondo desiderato che soffrisse per quello che mi aveva fatto... ma allo stesso tempo ero stranamente sollevata dal fatto che non potevo nasconderle praticamente nulla. Era una situazione nuova per me, visto che generalmente ero immune alla maggior parte dei poteri degli altri vampiri. Probabilmente il suo potere funzionava più come quello di Jasper che come quello di Edward ed agiva quindi sulla sfera fisica e non su quella psicologica.
Più parlava più mi rendevo conto che il suo tono stava cambiando... era passato da assente e lontano ad essere aspro, acre, crudo, ironico e nonostante questo sempre velato da una lieve traccia di tristezza.
So chi sono io, o per lo meno so cosa sono ora, e quello che mi tormenta di più non è aver trasgredito alle regole. Ma il fatto che tu non abbia ancora capito: lui potrà anche non essere un assassino..... MA IO SI!
Ed in quel preciso momento, proprio sulle ultime tre sillabe, i suoi occhi color rubino accesso e brillante acquistarono tutto un altro senso. Ora li teneva fissi nei miei, finalmente ero sicura che mi stesse guardando. In me quelle parole non provocarono alcuna reazione, almeno nell'immediato, semplicemente perchè non potevo e soprattutto NON VOLEVO crederle. Com'era possibile che la mia Lyse fosse un'assassina? Sostenni il suo sguardo, completamente paralizzata, mentre il timore che stesse dicendo la verità, saliva vertiginosamente.
Ero confusa, perchè mi parlava così? Il suo tono di voce era molto più deciso, a volte sfiorava l'urlo ed era... spietato... la sua voce aveva assunto una sfumatura quasi innaturale, era chiara, melodiosa, cristallina… celestiale e sovraumana al tempo stesso.
Era come se in lei si fosse risvegliato qualcosa… un meccanismo che aveva riacceso la sua rabbia.
Lei mi stava rivelando la sua vera natura, piano piano ogni particolare diventava più significativo.
Mi sentivo scossa, preoccupata.
Si era trasformata in un segugio… al solo sentir pronunciare quella parola repressi un brivido e questa volta non aveva certo bisogno di percepire il dolore e lo sconcerto che aveva provocato in me quella particolare notizia, perché era certamente ben visibile. Lei sapeva tutto di me, conosceva bene la storia di James. Per me i segugi erano solo sinonimo di morte e quindi di pericolo.
Sempre più sbigottita, feci appena in tempo a percepire il suo movimento, prima di trovarla ad un soffio dal mio viso. Avevo frainteso anche la sua incredibile velocità, attribuendola alle cause sbagliate.
Bella sono un vampiro da molto più di un anno... non dovrebbero più avere questo colore se io fossi davvero quella che tu ti ostini a credere che io sia.
I suoi occhi erano piantati nei miei, così vicini… mai più di quel momento quella sfumatura cremisi e vermiglia mi era sembrata così spaventosa. Era vero allora? Lyse era un'assassina?
Impiegai molto più tempo di quanto realmente occorresse per realizzare il tutto.
Io…
Non riuscivo a parlare. Come avevo potuto essere così ingenua? Perché non me ne ero accorta subito? La sua voce si era abbassata di colpo, come se mi stesse ringhiando contro.
Era minacciosa.
Si accorse della mia confusione e si allontanò con uno scatto repentino, dandomi questa volta le spalle. Dopo qualche secondo si girò per guardarmi di nuovo, una maschera di nuovo impenetrabile ma questa volta molto più agghiacciante.
All'improvviso mi piombò di nuovo vicino, prese il mio avambraccio in una presa ferrea, dura, non tanto dolorosa. Ancora troppo nervosa e sbalordita, non opposi resistenza e mi lasciai trascinare alla velocità della luce al di fuori della stanza, di nuovo immerse nel sole caldo del mattino che illuminava la nostra pelle candida.
All'inizio cercai di starle al passo, ma dopo poco rinunciai, lasciando che fosse lei a trasportarmi, troppo confusa per fermarla o per dire qualunque cosa di sensato.
Con i miei sensi da vampiro riuscii comunque a leggere il nome della città appena entrammo nei suoi confini: Vancouver. Non saprei dire quanto tempo ci mettemmo per arrivarci, ma non doveva essere molto vista la velocità di Lyse.
Ci fermammo in uno dei quartieri più interni, per guardare in una finestra logora e consumata che doveva appartenere ad un bar.
La prima cosa che notai fu la puzza. Era un mix di "profumi" diversi tra loro eppure accomunati da un minimo comun denominatore… rifiuti, droga, alcool… le narici bruciavano terribilmente per quell'odore così nauseante (non insopportabile come quello dei lupi però…).
E fu in quel quartiere orribile e malfamato (lo si capiva semplicemente constatando le condizioni in cui si trovavano le strade) che Lyse iniziò a raccontarmi la seconda parte della sua storia. Dalla premessa quella sembrava essere la parte peggiore del racconto, quindi in un certo senso mi preparai.
Non so spiegare con esattezza quale sensazione provai per prima e quale per ultima. Probabilmente all'inizio ero solo sconvolta, anche grazie alle rivelazioni che mi aveva fatto in casa sua. Poi il tutto si trasformò in terrore quando mi svelò di aver ucciso molti dei clienti del bar per cui lavorava una volta diventata un vampiro, non senza trarne un vero e proprio godimento. Passai all'angoscia quando mi raccontò di come era morta, sola e infelice, ed improvvisamente sentii un dolore al petto che mi bloccava il respiro. Sentire quello che aveva provato durante la trasformazione era confortante (anche io avevo provato le medesime cose ma avevo cercato in tutti i modi di nasconderle) e mi innervosiva anche perché era accaduto proprio poco dopo la mia (quindi ormai non potevo avere più dubbi).
Nel frattempo ci eravamo allontanate da quel locale ed eravamo sfrecciate, attraverso vicoli che Lyse pareva conoscere molto bene, in un luogo non molto lontano. Era un piccolo bosco, al limitare del quale ci appoggiammo ad un albero che puntualmente Lyse spezzò con una semplice torsione della mano.
La guardai, stava soffrendo e nonostante lei cercasse di nasconderlo lo capivo dalla luce che brillava nei suoi occhi. Ricordare la faceva stare male, perché lo faceva? La risposta era semplice quanto ovvia: non voleva dimenticare.
Svelò la sua intenzione di voler trovare il misterioso vampiro francese che l'aveva sedotta e poi abbandonata per poi tornare e trasformarla. A quel punto sul suo viso di dipinse un'espressione particolare, a metà strada tra l'odio e il piacere… quasi stesse già pregustando il momento in cui l'avrebbe rivisto.
Voleva anche scoprire chi fosse l'assassino di Victor per poi ucciderlo con le sue stesse mani. Al momento quelle erano le uniche cose che condividevo con lei.
Non sapevo bene come reagire alla rivelazione che uccidesse solo malfamati e assassini… in un certo senso mi sentii sollevata, allo stesso tempo l'idea che fosse diventata come James (il suo solo ricordo mi faceva torcere lo stomaco) mi terrorizzava.
Adesso sai tutto e sei anche libera di odiarmi. disse Io non voglio tornare indietro, e non voglio che lo faccia neanche tu.
Ero rimasta in silenzio praticamente per tutto il tempo, ma ora sapevo che era arrivato il mio turno di parlare.
Io… io non lo so Lyse… dissi semplicemente, quasi un tono supplichevole nella voce Ti voglio bene, lo sai che questo non potrà mai cambiare e credo che tu più di chiunque altro possa capire quanto questo sia vero… ma tutto questo… ecco io… vorrei tanto che tu non uccidessi, ma immagino che non potrei in ogni caso farti cambiare idea.
Mi voltai verso il bosco ad ascoltare la natura che ci circondava, era rilassante, spesso mi aiutava a pensare meglio e a concentrarmi.
Mi hai dato tantissime informazioni tutte in una volta, credo di aver bisogno di un po' di tempo per… smaltire il tutto ecco.
Io non ho mai ucciso un essere umano, ho conosciuto altri vampiri che non si nutrono di sangue animale oppure non solo di quello… ma sentirlo da te… mi sembra strano. So quanto sia difficile convivere con questa natura, ma davvero non riesco a pensarti come un'assassina Lyse…



 
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†Lyse¤
view post Posted on 27/10/2010, 16:43




Lyse

Finalmente fuori dal mio egocentrico e terribile "io autocompassionevole e tormentato", riuscii di nuovo a concentrarmi su Bella, ancora li, accanto a me, immobile e improvvisamente priva di vita come una vera statua, un burattino accasciato o irrigidito e con l'espresisone quasi spiritata.Il flusso dei suoi sentimenti tornò a scorrere verso e dentro di me con maggiore violenza, con un impatto spaventoso, non solo perchè si trattava di emozioni più forti ma anche perchè era stato bloccato per diverse ore dal mio egoismo, costringendo quel torrente emotivo a forzare sempre più i cancelli della mia empatia man mano che si ingrossava e si addensava, come la pressione sempre crescente delle rapide di un fiume in piena in procinto di una cascata o di un condotto ostruito. Paralisi, shock, terrore, ansia, preoccupazione, compassione, indignazione, delusione, rancore aumentavano man mano che l'incredulità in lei lasciava il posto ad una crescente e dolorosa presa di coscienza. La mia reazione, i miei poteri, la mia storia, la mia natura l'avevano pietrificata, soffocata, sconvolta esattamente come immaginavo che accadesse, benchè non avessi immaginato quanto avesse potuto farmi male. Il modo in cui riusciva a comprendermi sin nel profondo disprezzandomi allo stesso tempo avrebbe potuto persino distruggermi. Se aveva perdonato con sollievo l'indiscrezione con cui la mia empatia l'aveva scrutata dentro, facendola sentire in colpa ma poi ancora più vicina a me, sapevo che non sarebbe forse mai riuscita ad essere altrettanto clemente nei confronti di ciò che ero. Le ricordavo troppo James e i Volturi, lo sapevo fin troppo bene, così come sapevo che era proprio questo che stava cercando di dirmi, sicura che avrei capito, tra le sue parole confuse, angosciate, deluse, che tentavano disperatamente di mostrarmi comprensione e appoggio laddove avessero potuto... dal tono insolitamente goffo e umano, appartenenti a quell'Isabella Swan che avevo conosciuto solo pochi anni prima. Ero davvero diventata il suo peggior nemico, e la cosa peggiore era che Bella, non poteva fare a meno di volergli bene. Era una meravigliosa consolazione, una tremenda condanna. Ormai non esistevano più parole per descrivere, il vuoto, il buio, la densa nebbia che avvolgevano la mia anima, se mai ne avessi avuto ancora una.
La osservai voltarsi lentamente e con grazia verso il folto del boschetto. Aveva un'aria spenta, vuota, esausta, eppure allo stesso tempo tesa, rigida, distante. Era come se cercasse conforto, speranza, concentrazione e riposte nella pefezione, nella semplicità e nell'armonia della natura, dove tutto era chiaro, ovvio, equilibrato, bello e vivo.
Ogni sua parola, ogni suo gesto era un coltello soprannautare che mi colpiva in pieno petto, controrcendosi spietato dentro ogni ferita senza lasciarmi tregua. Smisi di respirare con lo sguardo ancora una volta basso, buio e fisso nel vuoto. Trovai solo per inerzia la forza per risponderle, il tono della mia voce completamente inespressivo ma ruvido e saldo come la roccia.

Ma dovrai farlo, perchè questa è l'unica verità... e non posso cambiarla... nessuno può..

Improvvisamente, con inaudita rapidità e malabbinata, trattenuta, timorosa, ma spontanea tenerezza, mi voltai verso di lei, di spalle a me, sfiorandole la mano affusolata, tiepida, vellutata e a tratti baciata da qualche raggio di sole che riusciva a penetrare il tetto di foglie sopra di noi rendendo la sua pelle più preziosa e brillante di un diamante stesso.

Per te farei di tutto, lo sai. Ma questo... non posso... non voglio. Anche volendo, non potrei mai riuscirci. Te l'ho detto, non ho scelta. Sarebbe come chiedere a un serpente di non usare i denti, il suo veleno. Sarebbe come chiedergli di non fare l'unica cosa indispensabile alla sua sopravvivenza: uccidere.

Sussurrai fredda mentra il vero dispiacere che riempiva il mio cuore fermo e infranto trapelava dalle mie parole, dalla mia voce e da quello stesso lieve ma significativo tocco dalla perfezione spaventosamente innaturale.

Io non sono come te... come Edward, come la tua famiglia... e non stiamo parlando di differenze caratteriali o della possibilità universale di imparare a "farci l'abitudine". Se non credi a dieci anni di studi, allenamenti, e di esperienza sul campo, credi al tuo stesso passato... chiedi a secoli di vita vissuti: chiedi a Edward, chiedi a Carlisle. Tuo marito ti ordinerà di starmi incondizionatamente lontana, Carlisle cercherà di fartene fare una ragione dicendoti che non c'è nessuna speranza per me.

Affermai con amaro sarcasmo, quasi deridendo cinicamente la mia stessa rassegnazione, dato che non era completamente tale, nascondendo i se una soddisfazione di cui non potevo ne volevo liberarmi ma che poteva rafforzarmi e colpirmi con la stessa identica intensità.

Sono ancora abbastanza umana da saper riconoscere e scegliere il male minore, ma non abbastanza da non farne a priori. Posso scegliere chi fare fuori, posso controllare la sete per "i buoni" senza nessuno sforzo, ma quando arriva il momento, ma non posso evitare di uccidere.

Continuai mentre lo sconforto si mischiava incondizionatamente alla mia inebriante e famelica brama sanguinaria: riuscivo a trarre un disumano piacere anche dal solo pensiero di stroncare una vita per poi berla avidamente e con indescrivibile gusto. Era terribile. Terribilmente bello.
Ma tornai ancora a Bella che non potevo più permettermi di abbandonare, neanche col pensiero. E così il dolore tornò a tormentarmi, insieme all'ansia che alimentava ancora quell'ultima speranza di tenerla legata a me, di non perderla.

Posso darti tutto il tempo che vuoi, posso evitare di portarti a caccia con me, di farmi vedere all'opera, di parlarne in tua presenza. So bene cosa provi, come ti senti, lo capisco e non posso darti nessun torto... nessuna colpa, perchè quella è soltanto mia. Ma non posso fare di più... davvero.

Asserìì mentre l'enfasi di quanto avevo detto lasciava di nuovo il posto alla resa nelle ultime mie parole.
Mi allontanai da lei, incapace di sopportare di infliggerle e infliggermi altro dolore. Le diedi anch'io le spalle, irrigidendomi in direzione del parco come una fiabesca creatura che diventa di pietra quelle stessa luce del sole che adesso invedeva compltamente la mia pelle di diamante.

Adesso ti riporto a casa, non avrei mai dovuto sottoporti a tutto questo... e quando saremo a casa, se non vorrai vedermi per un pò, o mai più, non farò nessuna obiezione. Rispetterò qualunque decisione prenderai. Non ti fermerò in nessun modo. Merito di pagare ciò che sono con la tua perdita. Ma quando... se... avrai bisogno di me, io ci sarò sempre. In qualsiasi posto sarò, tu potrai sempre a trovarmi... ed io potrò sempre tornare da te.

Terminai con un ultimo disperato lancio nel vuoto da parte del mio infinito affetto per lei, mentre la mia voce finiva di spegnersi...forse per sempre.
Lasciai Vancouver senza nostalgia ne sollievo. Forse Bella credeva che io non volessi dimenticare, ma se c'era qualcosa di cui volevo cancellare l'esistenza era proprio il periodo che avevo passato in quella città. L'importante era non dimenticarsi di LUI, per ricordare sempre chi ero e cosa volevo, se mai un giorno lo avessi capito.
Il viaggio di ritorno durò pochi minuti, ma l'assordante silenzio che lo avvolse dall'inizio alla fine, sembrò prolungarlo in eterno. Ancora una volta Bella si lasciò portare da me, forse troppo affranta e insofferente per reagire o forse perchè sapeva che così, pur pagando un prezzo alto anche lei, avrebbe peggiorato di buon grado la pena che ero meritevole di scontare.
A qualche chilomentro dalla sua casa, di cui avevo seguito la scia senza nessun problema. La lasciai libera con cura, gesti molto semplici e ridotti, assumendo così un'atteggiamento freddo, di certo non per rancore, non ne avevo nessun diritto. Ma solo perchè temevo che anche solo un mio respiro avesse potuto ferirla o risvegliare la sua rabbia, un sentimento a lei tanto facile se la coscienza l'avesse tormenta di meno quella metà delle volte in cui faceva sentire la sua voce. La guardai diritta negli occhi come si guarda qualcuno a cui stai per dire addio. Ero a diversi metri da lei. Non osavo nemmeno avvicinarmi. Sentivo in lei l'amore di un'amica così come percepivo atterrita e adirata (almeno la parte bestiale di me lo era) l'aggressivo, spietato, innato e ritroso istinto di protezione da di tutto ciò che è pericoloso, esattamente come lo ero io.
 
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.°•. °•. stety .•° .•°.
view post Posted on 31/10/2010, 01:43




Bella

Mi resi conto che stavo evitando il suo sguardo. Avevo paura di quello che avrei potuto vedere se mi fossi voltata a guardarla… e se avessi visto solo la Lyse vampira? Quella con gli occhi cremisi, bellissima e con la pelle pallida, quella che… uccideva? Cosa avrei fatto se guardandola non avessi più visto la mia migliore amica ma solo un mostro assassino?
Stavo dando di matto, avevo davvero bisogno di riflettere su quello che mi aveva raccontato.
Per un attimo mi trovai a pensare al misterioso vampiro, sentivo di odiarlo per averla trasformata in quello che era diventata, per averla fatta soffrire così tanto al punto di desiderare la morte, al punto di morire. Era colpa sua, l'aveva allontanata lui da me, l'aveva uccisa lui!
Odiavo il fatto che Lyse si sentisse un mostro, odiavo il fatto di pensarlo io stessa in quel momento.
Se uccideva innocenti o meno per me non contava nulla, anche se si trattava di criminali che forse meritavano la morte non era giusto. Era sempre sangue versato, chi era lei per privarli della vita?
Ammetto che probabilmente il mio era solo falso moralismo, la mia era solamente ipocrisia.
Io uccidevo animali, non erano forse anche loro esseri viventi? Perché loro non meritavano di vivere e gli umani si? Ero anche io un mostro?
Mi soffermai a riflettere su quel punto cruciale, ma trovai subito una giustificazione al mio comportamento: io uccidevo animali perché era il male minore.
Ovviamente non avrei mai potuto essere un vampiro e contemporaneamente essere vegetariana, nel senso umano del termine intendo. Come avrei potuto vivere di insalata e formaggio? Avevo bisogno del sangue per poter sopravvivere, per poter stare con la mia famiglia, con Edward.
Forse non mi ero mai fatta cos' tanti problemi perché mangiavo carne anche da umana… gli animali morivano comunque per il mio sostentamento, così com'era sempre stato.
Chissà forse il mio era lo stesso ragionamento di Lyse… anche lei aveva scelto di uccidere i criminali per male minore, per attenuare i sensi di colpa.
Ma perché il sangue umano? Perché quando sapeva che per noi è possibile vivere anche in un altro modo? Non ci aveva neanche provato, aveva scelto la strada che dal mio punto di vista era la più facile… arrendersi alla nostra natura invece di lottare per resistere.
Mi chiedevo come fosse possibile, è cos' inevitabile, se sei un segugio cacciare gli umani?
Non si poteva scegliere? Non c'era una via di fuga?
Più ci pensavo, più nella mia testa regnava il caos.
Le parole di Lyse giunsero a me interrompendo quel flusso continuo di pensieri.
E poi il suo tocco… il contatto breve della sua mano che sfiorava la mia, mi trasmise un curioso senso di tenerezza e affetto. Era un accostamento semplice, anche se rapido e inaspettato, molto… umano… forse la cosa più umana che avesse mai potuto fare. A quel punto mi costrinsi a guardarla.
Mi voltai verso di lei lentamente, potevo ancora sentire il punto esatto in cui la sua mano mi aveva sfiorata, la sentivo vicinissima a me. Guardai il suo viso, sembrava così delicato. Nel suo sguardo per un istante vidi un' espressione diversa, compassionevole e amabile.
Com'era possibile che una tale dolcezza venisse da ciò che io chiamavo "mostro"?
Mentre mi parlava sentivo la sua voce sicura, decisa, a tratti anche ironica e sprezzante.
Era consapevole di sbagliare, era come se non volesse uccidere ma in un certo senso ci fosse costretta. Da cosa? Perché? Io non potevo capirla, non ero un segugio ed ero comunque sempre
stata brava a controllarmi anche se mi riusciva incredibilmente difficile le prime volte.
Tuo marito ti ordinerà di starmi incondizionatamente lontana, Carlisle cercherà di fartene fare una ragione dicendoti che non c'è nessuna speranza per me.
Mi sentii ferita al pensiero. Sapevo bene che Lyse aveva ragione, più sulla reazione di Edward che non su quella di Carlisle forse. Carlisle dava sempre una seconda possibilità, lui era buono d'animo, il migliore di tutti noi… Lui avrebbe cercato di aiutare Lyse.
Ma Edward, che aveva a cuore il mio bene più di chiunque altro, avrebbe reagito proprio come Lyse aveva predetto. Pensai che forse avrei dovuto nasconderglielo, al pensiero che lui potesse dirmi di starle lontana provai una profonda tristezza.
D'un tratto si allontanò da me, con uno sguardo sofferente. Lei sapeva cosa stavo provando, sentiva tutto la mia confusione, aveva sentito l'odio, la tristezza, il mio nervosismo e la tensione che cresceva soffocandomi mano a mano.
Era il mio turno di parlare, sapevo che lei voleva che dicessi qualcosa, una cosa qualsiasi.
Per qualche minuto restammo in silenzio, io non riuscivo più a pensare lucidamente.
Perché le sue ultime parole avevano il sapore amaro di un addio? Pensava che non avrei voluto più avere nulla a che fare con lei, ora che avevo scoperto la sua vera natura ed io non avevo fatto niente per impedirle di pensarlo. Il mio silenzio quasi perseverante non stava aiutando le cose ma a che serviva parlare se neanche io sapevo che cosa volessi?
Mi prese per il braccio, stavolta più delicatamente rispetto allo strattone brusco che mi aveva dato per portarmi lì. Non opposi resistenza e ancora una volta lasciai che fosse lei a trasportarmi. Mi aggrappai a lei, quasi per istinto, come se avessi paura di cadere (anche se ovviamente era una cosa impossibile ed in ogni caso non mi sarei fatta nulla); lei si mise a correre velocissima in mezzo agli alberi, senza esitazione, proprio come un vero predatore.
Il viaggio durò pochissimo, ma l'atmosfera tra noi era del tutto diversa rispetto a prima… Persino il silenzio aveva un significato completamente diverso ora.
Era come se la mia mente fosse vuota, non riuscivo a pensare a nulla in quel momento. Forse era meglio così…non pensando forse non provavo emozioni e se non provavo emozioni evitavo a Lyse altre sofferenze inutili.
Quando ci fermammo riconobbi il posto immediatamente. Casa Cullen non era lontana, solo qualche chilometro… cominciavo a chiedermi se Edward, allarmato da una quasi probabile visione di Alice, fosse già a cercarmi.
Da quando ero un vampiro Alice riusciva a vedermi più chiaramente e sapevo bene che Edward le chiedeva di tenermi controllata, aveva paura per me.
Lyse mi lasciò andare, poi si allontanò fino ad arrivare a qualche metro di distanza.
Mi guardava, aspettava, con lo sguardo supplicava, mi chiedeva scusa, mi salutava…
Io non volevo dirle addio.
E quando me ne resi conto, prima che fosse troppo tardi, finalmente reagii.
Ho bisogno di te Lyse dissi con tono implorante. La mia voce fu un mezzo sussurro che lei sentì benissimo.
Rimanevo paralizzata sul posto, era come se fossi sul punto di sentirmi male.
LEI era lì, Lyse era tornata, non volevo separarmi da lei… per me la sua amicizia era troppo importante.
Tu… resta ok? Ti prego…
Vedevo che non si muoveva, voleva dire che mi stava ascoltando. Mi sedetti a terra, lì in mezzo alla foresta. Portai le ginocchia al petto, rannicchiata come una bambina spaventata. Ero devastata, confusa, irritata… ma questo non voleva dire che volevo che se ne andasse di nuovo.
Cercando di controllare la voce che tremava, continuai - o meglio cominciai - a raccontare.
C'è una piccola parte della mia storia che tu non sai…
E' la più recente, più o meno ha avuto inizio un paio di mesi fa.
Un giorno una delle guardie dei Volturi è venuta a casa nostra, c'eravamo solo io, Jasper e la piccola in casa. Ci disse che i suoi capi, Aro, Caius e Marcus, gli avevano ordinato di proteggere me e mia figlia… e a quel punto è scoppiato il caos.
Jasper ha cercato di opporsi, ma nonostante tutto sapevamo che Demetri, questo è il nome della guardia, era troppo forte da affrontare, soprattutto se pensavamo che ucciderlo avrebbe scatenato l'ira dei Volturi. Abbiamo dovuto accettare la sua presenza in casa nostra e ora tiene d'occhio ogni nostra mossa.
Certamente immaginerai la rabbia mia e di Edward, soprattutto perché come sai - mi riferisco alla parte della storia che ti ho raccontato prima - i Volturi sono imprevedibili e troppo spesso ingiusti.
Sono giorni difficili per tutti noi. Cerco di essere più forte che posso, lo faccio soprattutto per Edward e per Renesmee… ma io…ho paura. Ho paura che facciano del male a mia figlia, che cerchino di portarmela via. Della mia vita non m'importa… ma lei…

Al solo pensiero che Demetri la sfiorasse mi sentivo morire. Come avevo imparato a mie spese, difficilmente le azioni dei Volturi non avevano un doppio fine. E in quello specifico caso era quasi impossibile fraintendere le loro vere intenzioni. A loro interessava Renesmee… lei era speciale, era diversa… e conoscevo bene la brama di Aro.
Sai io… non credo di riuscire ad affrontare tutto da sola.
Forse tu…

A quel punto non fui più capace di continuare.
Non sapevo di cosa esattamente volessi da lei, ma ero certa di volerla vicina, forse era l'unica che poteva capire davvero.

 
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†Lyse¤
view post Posted on 24/11/2010, 19:51




Lyse


Nell’ animo vuoto di Bella, che sapevo e sentivo avesse lasciato tale per non procurarmi altro dolore, ovviamente riuscendo solo ad ottenere il risultato opposto, riaffioravano comunque le deboli ma per me fatali scie di tutti i suoi pensieri, i suoi sentimenti: paura. La paura di non riuscire più a vedere la sua migliore amica ogni volta che avesse guardato il mostruoso colore dei miei occhi da assassina. Paura per la sua famiglia, del loro giudizio. Lo temeva così tanto che la mia empatia riuscì persino a percepire un rimorso provenire direttamente dalla sua coscienza. Era leggero come un piccolo dubbio, ma la consumava come un parassita invisibile e letale. Aveva sicuramente pensato di nascondere tutto ad Edward, consapevole che quanto aveva detto sulla sua reazione nei miei confronti fosse vero, e lei non poteva sopportalo. Intrappolata tra i suoi due amori più grandi dopo sua figlia. E poi c’era l’odio. L’odio per chi mi aveva ridotta in quel modo, odio per se stessa e per tutto ciò che, incapace di transigenza ma solo di puro e disumano istinto di predatore, la portava inesorabilmente a difendersi accanitamente da me. Caos, uno shock tale da essere riuscito a mettere in crisi ogni sua convinzione o filosofia: ogni volta che, stremata, sembrava aver finalmente trovato la soluzione, un altro dubbio spazzava via ogni sua certezza come un castello di carte, dimostrandole la fragilità dei suoi pensieri senza nessuna pietà. Cos’era giusto? Cosa non lo era? Qual’era il vero male minore? Cos’era la vera ipocrisia? Era davvero possibile non avere scelta? Sapevo quanto per Bella fosse tutto così paradossale, così forte e improvviso, fin troppo insolito per poter essere ingoiato così, persino per uno di noi. E poi c’era soprattutto una cosa che rendeva tutto particolarmente difficile: io. Io non ero una sconosciuta, io ero la ragazza che conosceva il suo segreto, che studiava, usciva e rideva insieme a lei; io ero quella che le aveva dato la spalla e la mano quando l’aveva vista sull’orlo del precipizio, quella che ogni volta, su quel pericoloso limite, l’aveva fermata afferrandola per il collo impedendole di andare oltre la disperazione e saltare giù. Io ero una parte del suo amore, un amore che lei riusciva ancora a scorgere nel mio volto e nei miei gesti, dopo una lunga, ansiosa e speranzosa ricerca di esso nel buio di quella mia nuova natura che la disgustava e la privava della speranza, mandando in mille pezzi il mio cuore immobile. Trovare quell’amore, per di più ancora intatto, la consolava, purtroppo ferendola ancora, di più: come me, con lo stesso tormento, non poteva accettare ne comprendere, ne concepire, la coesistenza di quelle due parti tanto opposte di me, tali fino all’inverosimile. La sua Lyse, l’umana che l’amava e che aveva un cuore … la mia Lyse, lo spietato vampiro assetato e bramoso di sangue e morte. Malgrado non ricordassi più l’esatta sensazione, sentivo come se il mio corpo fosse stato trafitto da mille, enormi lame affilate. Li, di nuovo nel silenzio di quella foresta, dove ogni più piccolo fruscio veniva spazzato dal nulla di quella nuda e cruda realtà dei nostri animi, tutto, nel giro di così poche ore, era cambiato. Era la stessa foresta dove ci eravamo finalmente riviste, la stessa dove eravamo andate in gita insieme un’infinità di volte. Eppure non aveva nulla di familiare, e ciò che vedevo, ciò che sentivo intorno a me, riusciva a farmi paura. Mi uccideva. E mentre lei, accanita contro ognuno dei miei immeritevoli desideri, non voleva ne riusciva a parlare, muoversi, guardarmi, fermarmi, io, mi accingevo a dirle addio … per sempre … completamente finita, precipitando nel vuoto della voragine del mio stesso dolore. Lei, lei era l’unica capace di cancellare l’orrenda importanza che attribuivo alla mia brama. Tutto, per la prima volta, era di nuovo inutile, insignificante … senza di lei. Avevo perso ogni espressione, ero una statua cupa e senza vita, scolpita da uno scultore solitario, pazzo e annientato dal destino.
La rapidità delle sue emozioni superò all’improvviso quella del mio istinto di fuga, prendendolo in contropiede e fermandolo come un ostacolo postoglisi improvvisamente davanti. Ormai di spalle a lei, rimasi pietrificata tra la sorpresa e l’insostenibile commozione per la gioia e la disperazione che finalmente trovava il suo sfogo, almeno dentro di me. Era passato meno di un solo secondo da quando l’avevo sentito e avrei già avuto tutto comunque tutto il tempo per voltarmi di nuovo e scattare verso di lei per stringerla forte a me, ma non lo feci. Rimasi immobile, aspettando che il suo desiderio di non volermi lasciare andare, il suo innato bisogno di me, si concretizzasse in quell’implorante sussurro che avevo già percepito nel suo cuore, nei suoi muscoli tesi e paradossalmente stanchi, e ora nella sua voce improvvisamente cosciente. Tutto mi era sembrato perduto, e ora la mia Bella era tornata da me, io che non lo meritavo, io che lo avevo desiderato con tutta me stessa. Lei che, a differenza mia, non mi aveva mai deluso! Gioia e angoscia mi assalirono, ma la lasciai parlare, senza voltarmi ancora, riuscendo a fatica a dare attenzione e importanza alle sue confessioni. Ma poi l’iperprotettività, la smania di caccia, morte e competizione, così come un timore privo di panico, portatore di una strana forma di rabbia e di tensione, mi avvolsero completamente. Sapevo che mi stava nascondendo qualcosa, lo avevo sentito sin dal primo momento. Ma la felicità per la sua nuova vita piena di amore e quella per averla finalmente ritrovata, aveva declassato tutto in secondo piano sia per me, sia nel suo cuore. E così, un membro dei famigerati Volturi, il famoso segugio di cui Victor mi aveva parlato, era a Forks! Devo ammettere che non riuscì mai a capire se la voglia di fronteggiarlo e distruggerlo fosse alimentata e motivata più dalla mia vanità o dall’incondizionato desiderio di aiutare e proteggere Bella, che solo a me, aveva lanciato il suo disperato grido di aiuto, con quei suoi occhi dorati e immensi come l’infinità, la bellezza e il mistero della sua essenza. Mi piace pensare ad un’ex equo. Non sarei mai riuscita a dirle di no, e non sarei mai riuscita a dire di no a me stessa! Chissà se Bella lo seppe mai … Era la cena più prelibata che mi potessero mettere davanti il naso. Servita come semplice pane su un piatto d’oro: era un segugio come me! Pensavo ad una sola cosa: vincere! Impormi come la migliore! Non m’importava chi fosse, la paura non faceva che alimentare l’avidità della mia brama, che mi scorreva nelle vene piene del sangue umano ancora fresco con la stessa rovente, dolce temperatura, la stessa esilarante impetuosità. Ma poi pensai alla piccola e dolce Reneesme, alla paura e alla sofferenza di Bella di fronte la possibilità di perdere tutto ciò che aveva costruito lottando contro l’inferno, e la violenza del mio istinto ostile non fece che aumentare. I Volturi: sapevo abbastanza su di loro per dire che non amavano le innovazioni e gli strappi alla regola. Se diverso tempo fa, stando alla storia di Bella, avevano risparmiato la piccola, era stato solo per mancanza di prove dal forte potere confutatorio nei confronti della natura innocua della dolce mezza-vampira. L’immagine di correttezza e meritata supremazia veniva prima di tutto per loro, e adesso avevano soltanto trovato un sotterfugio per poter utilizzare quell’ indegno ma tanto invidiato potere di “Nessie” per poi farla finalmente fuori. E avevano mandato li a Forks il loro asso nella manica. Non era un caso. Anzi, era praticamente la dimostrazione lampante delle mie ipotesi.
La mia voce risuonò grave, atona ma scura nel silenzio della natura che, ancora preda delle nostre tensioni, intimorita dall’improvviso e innaturale tono autoritario articolato dalle mie corde vocali dalle misteriose capacità, non osava riprendere il suo corso vitale.
La vogliono fuori dai giochi, Bella.
Mi voltai lentamente verso di lei, incrociando i suoi occhi grandi con le mie iridi vuote e fredde, e cercando di sostenere il suo sguardo ansioso e turbato su quel volto disteso e inalterato come la porcellana.
Non hanno ingoiato l’umiliazione e la sconfitta dell’ultima volta. Sono acquattati nell’ombra, impazienti di vendicarsi. Altrimenti perché proprio Demetri? Per una buona protezione sarebbe bastato anche un buon elemento membro dell’esercito minore. Non avete pensato a questo?.
Le lasciai chiaramente intendere che conoscevo il soggetto in questione, e continuai a parlare quasi come se nulla fosse accaduto prima.
Purtroppo non potete scappare, lo sai … esattamente come non hai avuto bisogno di me per capire che non potete farcela da soli, nemmeno con l’aiuto del branco… la morte di Demetri sarebbe la morte di tutti noi … ed è proprio questo che loro si aspettano: se non temono il sacrificio è perché sanno che non saremo mai tanto stupidi, e che comunque Demetri può fronteggiare anche 50 di noi in pochissimi minuti. E’ solo che…
Abbassai lo sguardo e poi lo rivolsi altrove con aria vacua e pensierosa. Un attimo dopo ero già vicino a Bella, i miei occhi come il sangue dritti dentro i suoi, mentre la mia voce veniva fuori in un sussurro subdolo, spietato e compiaciuto
Anch’io posso farlo… E loro non sanno nemmeno che esisto.
A quel punto il mio volto inespressivo e tagliente si deformò in una terribile ma perfetta e sfolgorante smorfia ghignante, piena di superbia e innaturale fascino. Ero sicura che non fosse necessario aggiungere altro. Non ora, non con Bella, così com’ero sicura di quello che sentivo in ogni fibra del mio essere soprannaturale: l’impazienza di una pulsante e smaniosa brama di distruzione. Lyse era tornata.
 
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.°•. °•. stety .•° .•°.
view post Posted on 26/11/2010, 22:48




Bella

Era di fronte a me, girata di spalle ed aveva ascoltato il resto della mia storia senza dire nulla. Per un attimo avevo temuto di non riuscire a fermarla in tempo, poi quel pensiero si tramutò nel terrore di vederla sparire una volta che avessi finito di parlare… ma se l'avesse fatto non sarebbe stata la mia Lyse…
La vogliono fuori dai giochi, Bella.
Per qualche attimo infinito il tempo sembrò fermarsi. Nessuna di noi disse nulla, l'aria era permeata di tensione. Con noi tutta la foresta si era fermata, rimaneva solo il vento implacabile a fare da sottofondo al mio dolore, carico di incognite e di incertezze, di dubbi e di paure… Era come se intorno a noi si manifestassero tutta l'ansia e l'apprensione che consumavano il mio animo in quegli istanti.

"Il silenzio è la voce delle nostre emozioni.
Sembra un paradosso,
ma il silenzio sa urlare al punto da sconvolgerci.
Non credo che esista il silenzio assoluto,
quando tace la bocca parla la mente,
quando tace la mente parla il cuore." *


Le sue parole continuavano a rimbombare nella mia testa, come se qualcuno le stesse urlando a squarciagola. Fuori dai giochi… avevo preso in considerazione anche quell'ipotesi, ma era così amaramente insopportabile che la mia mente l'aveva scacciata come si fa con un insetto ronzante e fastidioso. Ora che lei rimetteva in gioco quell'unica, misera, possibilità, l'unica possibilità che il mio cuore si era rifiutato di ascoltare e che avevo inconsciamente e segretamente escluso, perché troppo insopportabile e dolorosa, vedevo l'intera situazione sotto una luce diversa, se possibile ancora più oscura e profonda.
Era solo una bambina… la mia bambina…
La tensione che aveva seguito quelle poche e semplici parole, tanto difficili da sopportare, fu bruscamente interrotta da un sussurro lieve, prodotto dalla stessa voce cristallina e tintinnante che le aveva pronunciate e che spense il silenzio della foresta.
Lyse si era girata verso di me ora, a stento me ne ero resa conto, troppo immersa nelle preoccupazioni che mi turbavano. La sua voce era completamente neutra, quasi non curante, fredda, innaturale… immobile e seria come una statua dalle perfette proporzioni e di incredibile bellezza, Lyse mi fissava negli occhi, il suo tono metallico giungeva alle mie orecchie dall'udito sopraffino e nel frattempo la mia mente elaborava ogni singola informazione, ricostruendo il puzzle di quell'agghiacciante verità, che mai come in quel momento mi era sembrata più probabile.
Lei conosceva Demetri in qualche modo, fu la prima informazione che riuscii a registrare. Lo capii dall'intonazione sicura e decisa con cui ne parlava.
Sembrava aver dimenticato tutto quello che era successo fino a quel momento, era completamente concentrata, immersa in quel discorso tanto vero. Le cose non potevano che peggiorare e più parlava più capivo che aveva ragione.
Forse in un certo senso l'avevo sempre saputo, ma come ho già detto avevo preferito eludere quella possibilità.
Ora tutto tornava… tutto aveva un senso diverso… la presenza di Demetri, la falsa protezione…
Non era che una trappola ben congeniata.
Una trappola da cui difficilmente saremmo fuggiti…
Avevo paura che Demetri mi portasse via Renesmee da un momento all'altro, ero sempre pronta allo scontro quando lui era nei paraggi, terrorizzata dalla possibilità che chiamasse i suoi capi per fronteggiarci di nuovo, stavolta in uno scontro aperto… ma era tutt'altro che dovevo temere.
Lyse aveva ragione…
Di nuovo mi sentivo totalmente persa, era una sensazione stranamente e disgustosamente familiare.
I Volturi volevano uccidere tutti noi. Questa volta non avremmo avuto i nostri amici vampiri disposti ad aiutarci, nessuno sarebbe potuto intervenire…
Il loro inganno era così subdolo e sottile eppure così palese al tempo stesso.
Lyse mi raggiunse con uno scatto, a malapena ero riuscita a scorgere il movimento dei suoi muscoli, che subito me l'ero ritrovata a pochissimi centimetri di distanza, così vicina che ora potevo sentire il suo profumo ancora più chiaramente.
Non abbassai lo sguardo, fissai quelle iridi rosso fuoco con la consapevolezza della vera natura di Lyse, niente più ipotesi, ora sapevo la verità.
Il suo tono ora era ancora più spietato e facilmente mi accorsi della lieve nota di compiacimento che il solo pensiero le dava.
Dovevo ancora abituarmi a quel lato della nuova Lyse, il lato bellicoso e assetato di sangue.
Il lato del segugio…
Anche il segugio era la mia Lyse?
Era come se nella mia mente si fossero create due immagini distinte che cercavano di distinguere le caratteristiche della Lyse umana, la cercavo quasi con insistenza in quel vampiro così risoluto che mi stava di fronte. Mi sarei mai abituata?
Guardai con sorpresa il sorriso nascere sulle sue labbra. Perfino se deformato da quel ghigno malvagio, feroce e sanguinario, il suo viso era bellissimo.
Un secondo mi servì per rielaborare le sue parole, e poi capii che mi avrebbe aiutata.
Se il suo desiderio di combattere e uccidere fosse superiore all'affetto che provava per me in quel momento, non saprei dirlo con esattezza. Ma sapevo che sarebbe rimasta, che non si sarebbe tirata indietro. Era lei… la mia Lyse intrappolata nel segugio che ogni tanto faceva capolino.
Grazie dissi in un sussurro.
Grazie per avermi aperto gli occhi, grazie per avermi fatto cadere nel baratro profondo per poi avermi ridato una minima speranza che mi desse la forza di risalire… grazie di essere tornata Lyse…


*citazione da www.aurorablu.it/poesie/silenzio.htm

 
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