Twilight GdR

No Fear, 1556 D. C. ( x Heidi) - privata

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view post Posted on 31/5/2010, 00:35
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Ci sono pugnali nei sorrisi degli uomini.

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Demetri

Quando l'aeree si fa denso respirare diventa quasi impossibile, una specie di paura prende allo stomaco, gli occhi brillano e si perde lucidità, è come trovarsi in una cortina di gas nervino.
Questo è l'amore.


Anno 1531 dopo la venuta di Cristo.
La terra era desolata , solo il vento tirava forte in cima alla torre ed avvolgeva i sensi, semmai vi fosse stato bisogno di provarne; il vento era anche l'unico rumore prodotto fino a quel momento, poì da una chiesa vicina ecco un altro rumore.
Una campana suonava ad intervalli regolari scandendo la durata della notte; la morte è sempre una brutta cosa, essa ti tormenta il cuore e ti opprime, la campana ti ricorda che il tempo è fine a se stesso, ma ti trascina con se nonostante tutto.

Non per me!

Un ghigno amaro si disegno sul volto di uno dei più anziani della stirpe, poco più di 400 anni sulle mie spalle sicure , eppure alcun peso se non quello della consapevolezza, la consapevolezza per la mostruosità della mia natura.
Io sono come Dio..
Gli anni passano ma io non passavo mai.
Sono perfino forte come lui!
Un altro sorriso orgoglioso illuminò il mio viso, mentre la mia tunica bianca svolazzava al vento che se la prendeva con la tela di lino.
Tenni però la testa scoperta, era un peccato sprecare il vento della torre del castello di Volterra, meglio godere dei suoi schiaffi sul volto.

Quella notte la ricordo bene, perchè fu la prima volta da quando mi ero trasformato che fui grato ad Aro.. 3 giorni prima era partito da solo , senza dire nulla e il castello non attendeva che il suo rientro.
Già, il castello, la comunità dei volturi era così monotona, , non trovavo nemmeno uno in quel clan che fosse capace di tenermi testa in qualche modo, nessuno che attirasse la mia attenzione, più mi sentivo forte e piu sentivo il desiderio di dimostrarlo ma non riuscivo a trovare un modo.

Abbiamo visite stasera...

Parlavo quasi a me stesso, con le braccia incrociate sfidavo l'orizzonte con gli occhi cremisi, in direzione dell'Inghilterra, sentivo due odori su tutti: Aro e... c'era qualcuno con lui, o forse meglio dire qualcuna, perchè un profumo di donna è ben diverso da quello di un uomo.
Ma il suo odore era particolare, non come quello delle altre, era a dir poco afrodisiaco, accattivante; era si vero che le vampire fossero come delle divinità , sensualmente parlando, ma un odore così non l'avevo mai sentito in nessuna femmina della mia razza.

Una nuova sorella..

mi voltaì ed inboccai l'arcata che attraverso una scala a chioccia in marmo mi avrebbe condotto nella sala grande del castello.

Edited by sperminetor1991 - 31/5/2010, 21:39
 
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†Heidi~
view post Posted on 6/6/2010, 15:27




Heidi

Ahh, L'italia.....è una terra così calda e ricca di tradizione...sono pienamente convinto che la tua nuova patria ti piacerà, mi cara e splendida Heidi!

Disse Aro con entusiasmo. Guardava avanti a se fremendo nel suo portamento contenuto, quasi si trovasse di fronte un "pasto" succulento. Sembrava più parlare con se stesso che con me. D'altro canto io non lo ascoltavo. Avevamo smesso di "correre" da circa un'ora ormai ed io ero concentrata ad osservare tutto intorno a me, quel paesaggio così diverso dalla mia ormai lontana Inghilterra. Era un panorama sicuramente un pò più primitivo e ristretto, ma non meno rigoglioso e vivo: la strana e folta foresta che circondava la "dorata" e piccola città di Volterra, luogo dai viali stretti, le abitazioni così inauditamente e tozzamente basse e la gente così gesticolante, aveva alberi così sottili, asciutti, con così poco di secolare malgrado la loro altezza. Le sconfinate pianure verdeggianti, intervallate da quelle ammantate di oro (grano e cereali, così ovvi e proliferi in questa terra!), sembravano avere qualcosa di familiare con le infinite e smeraldine distese collinari della Britannia e contemporaneamente essere in netto contrasto con esse. Non che la mia terra mi mancasse, ma quando si è in terra straniera è naturale cercare qualcosa di familiare per non sentirsi spaesati. Ma io, io cercavo il nuovo con tutta me stessa! La sensazione di confusione mi irritava e mi dissetava nello stesso tempo. Viaggiare oltremare era qualcosa che un'ex popolana come me non si sognava nemmeno. Vedere il mondo? Quale mondo? Dubitavo pure che esistesse! Ma forse, in conlusione, non era niente di tutto quello a distogliere la mia attenzione da Aro: non era ciò che vedevo e sentivo, ma come lo percepivo. Era indescrivibilmente meraviglioso, inebriante. Lo adoravo. I miei occhi vedevano nella notte come e meglio che alla luce del giorno. Ogni colore era spaventosamente sgargiante, luminoso, ad uno di essi era persino impossibile dare un nome, era una tinta che non avevo mai visto ma era splendido. Tutto ciò che si trovasse a netta distanza da me o qualunque cosa che fosse microscopico, i miei occhi la distinguevano più nitidamente di quanto avrebbe potuto fare la lente di ingrandimento più all'avanguardia mai esistita. Un vortice di odori e suoni, impercettibilmente tenui o forti che fossero stati mi investiva completamente facendomi scattare con la testa verso una direzione e poi verso un'altra, come un predatore premuroso e attento nell'esaminare il suo nuovo territorio prima di attaccare. Eppure potevo chiaramente e tranquillamente distinguerli tutti, separarli, decifrane la fonte, la direzione di provenienza, la natura, notando sfumature e particolari minutissimi che prima non avrei mai potuto percepire. Sentivo i vermi ritorcersi sotto la terra, la gente respirare, parlare, gemere dentro ogni abitazione, il profumo dell'erba, delle foglie, del sangue degli animali uccisi chissà dove dentro la foresta, l'odore dei mattoni delle strade e dei palazzi, quella dei profumi speziati nelle cucine e nelle stanze da letto delle dame di corte...il profumo pulsante e irresistibile del sangue umano, così rigoglioso e caldo in quella nuova città che in quel momento mi appariva solo come un enorme piatto d'argento riempito con le più apprezzabili golose prelibatezze!
Vidi, con la coda dell'occhio, Aro sorridere ludico e con una certa soddisfazione, malgrado dietro la sua espressione di cortesia ci fosse sempre quel non so che di diabolico. Mi teneva la mano proprio da vero gentiluomo. Sapeva tutto. E adesso anche io sapevo che il massacro a Londra non lo aveva permesso solo per farmi passare un capriccio e per mantenere così la sua promessa e la sua immagine di uomo d'onore. Se non me lo avesse concesso, adesso la brutale e irrefrenabile sete da neonata mi avrebbe arso la gola fino a farmi esplodere e scattare come una belva verso un'altra imperdonabile carneficina che di certo avrebbe dato "notevolmente" nell'occhio. E Aro mi avrebbe fatta a pezzi con parecchio dispiacere. Durante il viaggio mi aveva intrattenuta "raccontandomi" la nostra storia, la cronologia e le regole presenti all'interno della grande e prestigiosa famiglia nella quale stavo per entrare. Interessante quanto noioso. Ero troppo presa da me stessa, da ciò che potevo fare e non da quello che non potevo fare. Ma avevo annuito spassionatamente e di buon grado. Se volevo fare di testa mia il modo migliore per farlo era non dare mai motivo di essere richiamata, e ad Aro sembrava andare bene. Credo che il potere e la supremazia per lui fossero ben più importanti del modo e della sincerità con i quali potesse raggiungerli.

Suvvia, mia cara...cosa sono questi musi lunghi e...pallidi?? hahhahaha

Rise di gusto della sua stessa battuta portandosi una mano alla bocca con eccessiva raffinatezza, la voce sottile e stridula quasi come quella di una donnetta altolocata e superficiale.
Lo osservai con aria fredda e vanitosa, senza rispondere.


Le spoglie segrete sotto il palazzo-torre campanaria della piazza principale, erano apparentemente silenziose, se si escludeva la pesante eco dei nostri passi sulla pietra grezza del lungo corridoio sotterraneo, illuminata dalla debole fiamma di qualche lanterna sulle pareti asciutte e fredde. Ma per la prima volta potevo percepire l'innaturale, freddo, riecheggiante, rude e velato fruscio tipico dell'essenza che ci apparteneva, quell'odore così forte e al contempo dolce. Qualcosa di terribilmente sfaccettato e mai sentito prima, un profumo che in vita avevo limitatamente interpretato come qualcosa di antico e di simile alla primavera che si affaccia su un paesaggio innevato. Era questo quello che avevo sentito la prima volta che avevo visto Aro, qualche giorno prima, in prigione. Ma ora sapevo che noi odoravamo di tutto, vita, morte, bene, male, naturale, soprannaturale, antico, nuovo, bello, brutto...e li dentro...li dentro eravamo in molti, tutti con lo stesso odore, ma ognuno di noi per me chiaramente contraddistinto da qualcosa in particolare, in più, qualcosa che ne delineava la personalità e forse persino la forza. Percepìì chiaramente due presenze molto simili a quella di Aro. La stessa antichità, la stessa mostruosa austerità, la stessa regale imponenza, una più lasciva e silenziosa, l'altra chiaramente arrogante e ggressiva: dovevano essere rispettivamente sicuramente Marcus e Caius, i due vampiri che imperavano sul clan insieme ad Aro. Cercai distaccata conferma negli occhi di Aro, che mi teneva ancora la mano, conducendomi in fondo ad una lunghissima rampa di scale a chiocciola tenendomi galantemente a braccetto. Annuì con un leggero sorriso pieno di entusiasmo. La chiocciala terminava di fronte un piccolo vestibolo con un antichissimo, enorme e massiccio portone in legno scuro intarsiato con marmo, rame e argento e i grandi battenti a forma di testa di una mostruosa chimera. Poco prima di giungervi davanti, sentìì il fruscio dello strascico del mio nuovoe nero abito di broccato ricamanto in porpora e dallo scollatissimo e soffocante ( o almeno tale lo avrei definito in vita) bustino rigido ( era il mio primo abito da nobildonna, il primo abito attribuibile a quella posizione di donna ricca e altolocata che non ero mai stata per 26 anni. Non ero mai stata così pulita ed elegante in vita mia.), mischiarsi con un altro tipo di fruscio, qualcosa di simile ad un'improvviso trambusto che però aveva poco di concreto e fisico. Qualunque cosa vi fosse oltre quel portone, si era preparata ed era pronta ad accogliermi.
Le porte all'improvviso si aprirono lentamente dall'interno, scricchiolando, sibilando e fischiando in un fortissimmo, echeggiante e caracollante lamento. Mi ritrovai all'interno di un'ampio salone completamente rotondo e dal soffitto altissim, il quale torminava in una possente e semplice cupola circoscritta da finistre rotonde o arcuate in uno stile che richiamava il gotico e il rinascimentale allo stesso tempo. Le grosse colonne cilindriche ai lati della stanza e il pavimento erano di un liscio marmo lucido e levigato dalle tonalità che andavano dal grigio chiaro puntinato al bianco o crema. Colori decisamente e probabilmente appositamente chiari per dare un po di luce, o farne risaltare quel poco che riusciva a penetrare, in quell'ambiente freddo e buio che suggeriva al contempo inquietudine e accogliente regalità.
Sparse per la stanza, decine di figure pallide mi osservavano con espressione attenta e gelida, tutte nella medesima posizione rigida e sofisticatamente aristocratica che però aveva un non so che di inaudditamente bestiale; gli occhi scintillanti come rubini, infine, risaltavano su tanto pallore in modo quasi terrificante, malgrado allo stesso tempo, sembrassero le gemme custodite all'interno di un portagioie custode di un rarissimo e pericolosissimo tesoro. Il pericolo è bellezza. Questo ormai lo avevo capito.


Miei carissimi figli e fratelli!

Cominciò smielato e sofisticato Aro allargando aggraziatamente le braccia alla sala e facendo qualche passo avanti rispetto a me e alla sognlia del portone dove ci trovavamo ancora

Il distacco da tutti voi è stato quasi insopportabile!.....Sonooltrechè lieto di essere di nuovo qui, tra voi...a casa...

la melodrammaticità della sua voce e della sua mimica aveva un palese non so che di falso, una ludica ipocrisia con la maschera del galateo, ma anche una genuina seppur velata essenza di forza e potere che imponeva timore, obbedienza e trasporto. Infatti tutti lo seguivano ascoltandolo senza muoversi e senza fiatare. Sembravano tante statue in procinto di prendere vita, una vita remota e proveniente da un luogo che di certo non era il paradiso.

Ciononostante sono felice di aver intrapreso questo improvviso viaggio di cui, mi rincresce, non ho avuto il tempo di farvi parola, ma abbiate fiducia, ne è valsa pienamente la pena, poichè ancor più felice di essere tornato, sono oltremodo lieto di essere qui con una delle più inestimabili opere d'arte che la nostra natura abbia mai generato, un vero, preziosissimo e raro tesoro che non potevo permettere venisse distrutto dalla brutalità dell'uomo...

parlava con l'adulazione di un poeta e la foga nascosta di un guerriero con l'acqualina in bocca di fronte la cena dopo settimane di digiuno. La cosa, non mi dispiaceva affatto, sebbene non avessi preso a cuore quanto detto: mi divertiva, mi fomentava e mai come allora mi sentìì a mio agio dentro il mio nuovo inarrestabile e irresistibile corpo e i miei nuovi abiti da superba, vanitosa e fredda dama di corte Inglese, forse ancora un pò preda dell'agghiacciante e brutale rabbia e rigidità dovuta al ricordo di quanto mi era stato fatto e di quanto avevo fatto qualche giorno prima, suscitato dalle parole di Aro.
Si voltò verso di me chinando appena il busto in avanto in un'onorata e superba riverenza, mi prese la mano incitandomi ad avanzare con garbo e salda convinzione. Lo assecondai venendo avanti con aria guardinga, diffidente, indifferente, fredda, quasi ostile ma piena di fascino, meravigliandomi ancora una volta di quanto fossi divenuta aggraziata, leggiadra e suadente in ogni mia più piccola e impercettibile movenza, qualcosa che in fondo, non mi era mancata nemmeno in vita, ma non c'era sicuramente paragone. Era qualcosa di incocepibilemnte perfetto adesso. In quel momento percepii un lieve ma chiaro sussulto generale provenire da quelle che sembravano ancora le immobili figure presenti in sala, susseguito da un'eccessivo e quasi morboso atteggiamento di interesse più simile ad un piacevole e irrinunciabile trasporto. Fu allora che capii in pieno cos'ero diventata e di cosa ero realmente capace. Le nuove parole di Aro, esplicarono i miei pensieri pieni di meraviglia e presunzione.

Ho il piacere e l'onore di presentarvi Heidi. Incantevole non è vero? Capace di ammaliare persino uno di noi, almeno nella stessa misura in cui un mortale potrebbe impazzire per una sua meravigliosa simile, il che di certo non è poco.

Rise ancora una volta, lo stesso leggero e altezzoso sghignazzare.

Da oggi lei sarà la nostra nuova cacciatrice. Il pranzo non potrà mai essere più felice di finire sulla nostra tavola, hahahaha. Dozzine e dozzine di umani in un solo colpo, venire qui QUASI di loro spontanea volontà. Nessuna resistenza, nessun tipo di panico, nessun sospetto. Una rinuncia sopportabile in fondo, n'evvero? Conveniente aggiungerei, almeno per i più pigri o i più sadici di no!

Il suo entusiasmo ormai rasentava quasi l'eccitazione, percepibile persino dalla sue movenze, lievemente meno aggraziate. Ma credo che solo uno di noi avrebbe potuto notarlo con chiarezza e sicurezza.
Rimasi in silenzio, ad osservare acuta e sulle mie tutti quiei vampiri con gli occhi minacciosi eppur rapiti rapiti su di me. Infine dal fondo del salone, al centro, su un piccolo soppalco in cima ad una breve e stretta scalinata di marmo con sopra tre enormi troni in cliliegio intarsiato d'oro e sormontati dal vistoso, scuro, e ricchissimo stemma dei Volturi, riescheggiò una voce roca, profonda e atona.

Siamo lieti di avervi qui con noi, Lady Heidi.

repentinamente localizzai la fonte di quella voce, una figura in una lunga e pesante toga nera, anziana, gracile ma alta, abbandonata sul trono a sinistra di quello centrale (l'unico ad essere vuoto e quindi quello che aspettava Aro). Mentre pronunciava quelle parole, aveva a malapena alzato una mano dal poggiabracci in un leggero, esausto, annoiato, passivo ma elegantissimo cenno di riverenza nei miei confronti. Non ebbi dubbi, sopratutto dopo realizzato che una delle due essenza precedentemente percepite combaciava con quella figura e proveniva direttamente da essa: quel vampiro era Marcus. Mi piegai lievemente sulle ginocchia chinando il capo e lo sguardo lentamente e superbamente verso il pavimento lucente, rimanendo in un silenzio impudente e allo stesso tempo rispettoso.

Un lavoro eccellente, Aro! Benvenuta tra noi, Mylady...

Continuò, li accanto, una voce molto più viva, decisamente cruda e spregiudicata, intrisa di una prepotenza ed una presunzione che sembravano essere tenute a freno solo da una galanteria imposta con la forza.
Institivamente e con sicurezza e certezza, i miei occhi si spostarono fulmeni poco più a destra, dall'altro lato del trono vuoto, dove sedeva una figura sempre in nero, ma visivamente più vigorosa e giovane e sopratutto più partecipe, quasi non avesse altro motivo per vivere se non quello di vedere, sapere e sindacare su tutto. Ancora una volta fui certa di quanto avevo saputo, sentito e collegato. Quello era Caius, al quale riservai un saluto identico a quello che avevo riservato al suo cootronista, mentre Aro, divertito e soddisfatto, batteva animatamente e schiziznosamente le mani, dirigendosi al suo sedile mentre quattro vampiri dall'aria anonima ma minacciosa lo aiutavano ad indossare quella stessa e pesante toga nera portata dagli altri due "sovrani".

Rimasi al centro della sala, sola con le mie riflessioni e sempre più incurante dell'attrazione ostile e non, che provaniva inesorabile da tutti i miei nuovi fretelli e sorelle, malgrado fossi sicura che tali mai li avrei considerati, settamente come non mi andava per niente, per mancanza di interesse o tempo ( ciò che ero e che dovevo fare per me era l'unica cosa degna di essere attenzionata), di sindare sulle diverse personalità che Aro, Marcus e Caius possdevano, li, seduti sui loro troni come statue di granito che cominciavano a risentire delle incurie del tempo. Mi interessava solo conoscerli abbastanza per capire quali fossero i loro desideri e i loro gusti, così da non sbagliare mai con loro, meritandone sempre le gratificazioni e i premi i quali mi avrebbero portata un giorno a poter chiedere o pretendere dei previlegi anche senza un'esplicita domanda. Mi domandai se col tempo, studiare gli animi, a furia di trovare il modo giusto di ammaliarli con il mio potere ( come comunque era efficace su tutti e senza alcun tipo di sforozo o metodo) non sarebbe diventato il mio passatempo preferito...la mia passione.


SPOILER (click to view)
Scusa per il ritardo, non ho scritto che ti vedo xk hai detto che ti accingi ad arrivare al salone, quindi ho contato che tu non ci fossi ancora! XD
 
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view post Posted on 8/6/2010, 00:45
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SPOILER (click to view)
No problem cara ^^


Demetri

Le campane continuavano i loro assordanti rintocchi, inevitabilmente l'odore di Aro e quello della nuova arrivata, l'afrodisiaco odore della nuova arrivata, erano percepibili a chilometri di distanza.
Nella sala grande v'era tutta la famiglia dei volturi, erano tutti riuniti e non avevano occhi che per Aro e la nuova arrivata.
Mi bloccaì per le scale sentendo il clangore delle voci, avevo lentamente sceso ogni gradino dell'immensa scala a chioccia e rimasi sotto l'arco ad osservare la scena come nascosto.
Il cappuccio bianco era calato sul volto e gli occhi cremisi splendevano alla offuscata luce della sala.
Decine di facce pallide scrutavano in direzione di Aro e della nuova arrivata.
Io mi trovavo dietro alla folla e non riusciì a vedere immediatamente il volto della nuova venuta.

Aro iniziò a parlare, e vi fu come un silenzio quasi religioso, le sue parole lodavano la nuova arrivata e le sue virtù, che ancora non avevo avuto modo di ammirare, eccetto che per quell'inebriante odore.
Mai prima d'allora le mie narici avevano odorato cosa piu magnifica, era come se l'essenza del mondo e delle cose fosse tutta racchiusa in quel profumo.
Era sicuramente una neonata a giudicare dall'odore e sempre da questo potevo intendere che si fosse già nutrita.
Più che a sufficienza direi..

Aro smise di parlare e la folla di fratelli si diradò facendo emergere una figura alta, anzi altissima , slanciata dagli occhi color rubino, con capelli lunghi e buttati all'indietro, un viso terrificante ed al tempo stesso gentile e sopraffino.
Aro, si era sempre distinto da un normale vampiro, aveva una classe ed un'eleganza fuori dal comune, nessuno poteva immaginare quanto fosse letale.
Accanto a lui , invece, v'era una venere.
Aveva i capelli castani tendenti al rosso, gli occhi del colore rosso come il sangue e le forme di una divinità, il seno non troppo abbondante e nemmeno inesistente, la taglia giusta che si adattava ad un corpo snello ma scolpito quasi nel marmo.
Di curve del genere non ne avevo mai viste nemmeno tra le vampire piu belle e di visi così manco ad immaginarne nei sogni piu belli.

Il mio sguardo fu come rapito da una presa quasi magnetica, i suoi inchini e le sue movenze mi fecerò annebbiare la mente.
Mai non fu vista cosa più bella.

Che cosa stava succedendo? Il grande Demetri invaghitosi di una donna, a tal punto da non riuscire a guardare altrove?
Immediatamente come per istinto mi costrinsi a non guardarla , abbassai il capo velocemente e mi appoggiaì al muro schiacciandomi così che nessuno potesse scorgermi vedendomi attraverso l'arco a volta.
Il mio respiro era affannoso, ricacciaì fuori l'aria bruscamente , era come se per guardare lei il mio corpo avesse dimenticato di respirare, ma cosa dico? Io non ho bisogno di respirare, non ne ho ora e non ne avevo bisogno nemmeno all'epoca, d'altronde era stato come se in quel frangente fossi tornato umano, avevo visto le mie debolezze emergere tanto da sentire , dopo quasi 500 anni, di nuovo il bisogno di respirare.
Strinsi forte i denti digrignandoli per la rabbia.
Che potere è mai questo?
MI chiesi ed alla fine tornaì come prima ad osservare la scena che si presentava dinnanzi a me.
L'arco dell'ingresso della torre nel quale mi ero rifuggiato si trovava praticamente alla sinistra dei 3 troni, ed affacciandosi fuori da esso li si poteva scorgere di profilo, tanto che la nuova arrivata, che nel frattempo si era alzata, la si poteva osservare nel suo profilo più bello.

Fascino e leggiadrezza nei movimenti, bellezza sovrannaturale e corpo mozza fiato , erano le sue armi più forti, sembrava davvero la donna piu bella dell'universo, e tutti gli uomini della corte sembravano ai suoi piedi, quasi sembrava che con un gesto od uno sguardo avrebbe potuto far innamorare quei 3 vecchiacci facendogli fare ciò che più desiderava.

Aveva rammollito a tal punto perfino Aro che l'aveva presentata come la cacciatrice.
Che cosa significava questo? Che da adesso avremmo oziato seduti sulle nostre chiappe per l'eternità mentre lei ci avrebbe nutriti e fatti ingrassare come maiali? CI voleva forse tutti rimbecilliti?
No. Con me non avrebbe mai funzionato, la caccia era motivo del mio orgoglio, la capacità di non farmi mai scoprire, la prontezza nel sgattaiolare via dai pericoli e la lungimiranza nel cogliere di sorpresa le mie prede.
Se era vero che perfino il Leone, re della foresta, lasciava che fosse la leonessa a cacciare per lui allora io mi ritenevo a dir poco superiore ad Aro, che come Re stava per permettere alla sua Leonessa di viziarlo e nutrirlo.

Aro si sedette sul trono e ancora parlò in favore della nuova arrivata.
Fratelli e Sorelle di Volterra.
Parlava rivolgendosi a tutti i presenti osservando davanti a lui le decine di Volturi che si erano riuniti per dare il benvenuto alla nuova arrivata e nonostante ciò lo faceva sempre con tono pacato e mai come un banditore in piazza.
Gli e lo avevo sempre riconosciuto , aveva classe.

Da oggi in poi lei sarà il nostro talismano, sarà necessaria per la nostra famiglia così come il sole per le piante, e sarà così lei il nostro bellissimo sole.

Un sorriso mi si disegnò sulle labbra. Era il momento di uscire allo scoperto .
Feci un passo avanti illuminato salla luce di qualche candela attaccata al muro.

..E noi usufruiremo di questo sole e della sua leggiadrezza.

Un rumore ruppe il silenzio che si creò quando Aro concluse il suo monologo, era il rumore di un battito di mani singolo, ma non un battito continuo, un battito quasi ironico, un battito in cui ogni "clap" era seguito da lunghe pause di quasi due secondi e che ercheggiava nel salone.

Tutti i presenti si volsero nella direzione del battito e qualcuno incredulo sussurrò il mio nome al vicino.
Ancora si sorprendevano che il grande Demetri facesse il suo ingresso a cose ormai fatte?
Nessuno si era accorto della mia presenza alla destra dei troni, ma tutti avevano diretto i loro sguardi verso di me.
Aro stesso si era voltato con quel suo fare gentile , come al solito ma dentro due occhi carichi come d'ira.


Un discorso veramente degno di voi Lord Aro.

Dissi a voce calma e con tono medio avvicinandomi alla nuova arrivata, avevo occhi solo per lei, ma dal di fuori mantenevo un contegno eccezionale, come se almeno nell'aspetto tutti mi riconoscessero come al solito per la mia indifferenza e la mia apatia.
I tre si erano voltati verso di me, tra di loro Marcus era quello che piu andava contro al mio modo di fare, mentre gli altri due tolleravano silenti i miei modi ed i miei ingressi, dopo tutto io per loro ero assai valente e dopo di loro anche il piu anziano.

Sorprendete sempre tutti Lord Aro.

DIssi avvicinandomi alla nuova arrivata, e mi portaì dietro di lei camminando con grande disinvoltura prima di rivolgere lo sguardo ai tre che seguivano con i loro occhi i miei movimenti.

Bhè, mi duole informarla che non accetterò che qualcuno divenga mia balia e mi nutra come fossi ancora in fasce.

Un sorriso si dipinse sul mio volto, mentre camminando le miei armi producevano uno strano tintinnio.
Mi fermai alla destra della giovane nuova venuta, che ad interpretare le parole di Marcus, doveva chiamarsi Heidi, ma avrei lasciato a lei l'onore di presentarsi.

Lord Demetri, sempre maniere irrispettose , vipiace tanto cantare fuori dal coro.

Così esordì Marcus, che con la sua voce roca pareva davvero il piu anziano dei tre, vestito in una lunga tonaca nera portava una collana d'oro che metteva in risalto il suo grigiore.
Gli risposi semplicemente con un sorriso.

Mio caro Demetri.
Esordì ancora Aro alzandosi dal trono quasi in segno di rispetto verso di me e ricevendo per contro uno mio gesto di saluto, il massimo che a dire il vero potesse ottenere, infatti alzaì la testa mostrando il mento per un attimo.
Questo gesto era molto usato tra i cavalieri teutonici che usavano salutare il proprio generale mostrandogli la gola, che essendo una parte vulnerabile del corpo non veniva mai mostrata al nemico ma soltanto alle persone di fiducia, come in saluto ed in segno di totale fiducia, attenzione , fiducia non lealtà.

Vedo che a tuo dire la mia decisione non t'aggrada, cosa c'è che non va Lord Demetri?
Disse quello quasi ridendo come a volermi trattare come un folle , come se dicessi cose senza senso alcuno.

Sapeva anche però che non era nel mio stile dare spiegazioni e per questo la maggior parte delle volte venivo frainteso.

Lord Aro.. La decisione è vostra e io, com'è consuetudine, l'accetto ma ad essa non mi sottopongo.


A quelle parole mi voltaì verso i membri della famiglia che restavano nella sala in gruppo ad osservare la scena, nel farlo diedi le spalle ai 3 capi e rivolsi alla nuova arrivata uno sguardo di sottecchi ed un sorriso, il tutto seguito da un sussurro impercettibile se non a me ed a lei.

Complimenti.

Scesi poi da quella specie di altare ove v'erano i 3 troni e mi diressi verso il gruppo di volturi.
Quelli al mio passaggio si aprirono come il mar rosso dinnanzi a Mosè e mi lasciarono agevolmente arrivare al portone.

Spero per voi almeno, che in futuro non abbiate a pentirvene.

Il tutto fu seguito da una risatina e con una mano apriì il pesante portone , lo spalancaì e quello dopo si richiuse alle mie spalle.

Heidi..
Mi diressi immediatamente nel cortile, li dove una fontana circolare regnava incontrastata nella sua maestosità.
Stare vicino a quella vampira mi aveva lasciato sconvolto, avevo ancora nelle narici il suo odore e negli occhi le sue forme.
Alzaì il cappuccio rivolgendo il mio sguardo alla luna.

QUanto sei bella..
Un sorriso diabolico si disegnò ancora una volta sulle mie labbra.
 
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†Heidi~
view post Posted on 21/6/2010, 17:30




SPOILER (click to view)
bellissimo post dany! sono esterrefatta!!! ah....e perdonami per il terribile ritardo

Heidi

C'era qualcuno in quella sala! Qualcuno che si nascondeva! Lo sentivo come un predatore sente la sua preda fuggire e confondersi nell'ambiente circostante, intuito il potenziale pericolo corso. Ma non era paura o panico ciò che avvertivo provenire da un punto ben preciso della sala, quanto un'indefinita ma forte sensazione di disarmante sorpresa, come se chiunque si stesse nascondendo, lottasse contro un grande dilemma: lottare o lasciarsi andare a ciò che lo aveva colpito talmente forte da ammaliarlo e indisporlo allo stesso tempo. Avvertivo tensione, forza, insolenza resistenza, desiderio, disappunto (probabilmente a ciò che aveva visto e sentito)...non credevo di poter percepire certe emozioni semplicemente assaggiando l'aria con l'olfatto e l'istinto. Una cosa era certa: il vampiro che si stava nascondendo era mooolto "anziano" e forte, non solo fisicamente parlando, ma nonostante questo sentivo che il mio potere aveva raggiunto e invaso anche lui. La cosa mi incuriosiva, mi fomentava e mi irritava nello stesso momento, risvegliando in me un vanitoso istinto ostile tipico di una bestia feroce sempre pronta a difendere la sua supremazia confrontandosi sistematicamente e costantemente solo con validi e stimolanti rivali. E quell'incognita, lo sapevo per istinto, era uno dei predatori per antonomasia.
Lentamente ma in modo secco, volsi il capo e lo sguardo alla destra dell'altare dove i tre anziani sedevano, in direzione di un ampio arco in ombra, aspettando chi sapevo per certa stava per venirne fuori. Riuscii a malapena a trattenere a labbra serrate, un lieve ringhio sommesso che grattò la mia gola quasi per inerzia, sotto gli occhi divertiti di Aro che sembrava chiaramente aver intuito il mio stato d'animo ma anche chi stesse per arrivare. Il mio sguardo, seppur gelido e indifferente, si acuì notevolmente in un'altezzosa espressione diffidente e poco amichevole. Il mio primo, forte impulso era quello di scattare in avanti con ferocia facendo a pezzi quell'incognita tanto affascinante quanto per me chiaramente letale e di grande fastidio e impaccio ( non sapevo nemmeno chi o cosa fosse ma, non chiedetemi come, sapevo per certa che fosse così), ma un'altro influenzante istinto, non saprei dirvi se residuo del buon senso umano o frutto di un'innata e tipica prudenza bestiale, mi suggerì e mi costrinse a non muovermi. Le rivenrenti, altisonanti e raffinate parole che Aro, parole che stava ancora spendendo in mio onore, divennero improvvisamente solo una lontana e insignifante eco alle mie orecchie nel momento in cui, qualche istante dopo, il mistero che stavo evitando con tutte le mie forze di distruggere, si fece finalmente avanti, venendo allo scoperto. Le flebili luci delle candele su quel piccolo arco secondario a destra dell'altare, illuminarono gradulamente ma decise il volto marmoreo di un vampiro dalle fattezze e le espressioni sfuggenti, sfilate e allo stesso tempo rigide, implacabili e impenetrabili, capaci, nonostante tutto, di lasciar trasparire un sottile e tagliente filo di superbia, sadica soddisfazione, scherno e inesorabilità, così come quel sarcastico battito di mano che si ostinava a ripetere con orgoglio e nonchalance, suscitando il generale bisbiglio contrariato e stupito di tutti i presenti, i quali sembravano abituati ma esasperati (perchè chiaramente impotenti e troppo pettegoli forse) da quello che doveva essere un metodico e incorregibile modo di presentarsi da parte di quel colui che il mio udito sopraffino aveva sentito chiamarsi Demetri. I suoi occhi, irrimediabilmente fissi su di me con espressione in lotta tra l'ammonirmi e il lodarmi, sfolgoravano rubinei emettendo il nulla, un nulla capace di respingere o risucchiare in se il mondo intero. I capelli chiari e selvaggi, cosi come il corpo magro ma perfettamente impostato nella muscolatura e nel portamento, sebben teso nel difficoltoso tentativo di non scatenarsi, sembravano rivelare anch'essi la sua natura di cacciatore per antonomasia.
L'attenzione di tutti, sopratutto dei tre sovrani (a malincuore anche quella di Marcus, o per lo meno così sembrava e poi venne confermato dalle parole che si scambiarono) era rivolta a lui che, con sufficienza non faceva che avvicinarsi sempre di più a me, girandomi fastiosamente intorno ghignando (come a voler studiare qualcosa a lui inferiore o a lui troppo superiore, come se stesse aspettando qualcosa da me, di essere notato, riconosciuto per ciò che era, come se aaspettasse e pretendesse divertito delle presentazioni che mai gli avrei dato) e intrattenendo una sarcastica diatriba con i tre anziani, una disputa dove entrambe le parti si attacavano meschinamente mascherando i colpi letali con l'ironia, il perbenismo e la galanteria, per ipocrisia in nome del bon ton, o forse smplicemente per noia e mancanza della voglia di ammazzarsi a vicenda o forse ancora per la consapevolezza di essere gli uni indispensabili agli altri mantenendo la pace in nome di ciò....bah...forse non era necessario di più...forse amavano punzecchiarsi e uccidersi cosi...in ogni caso era davvero una situazione singolare, nuova, notevole...ma allo stesso tempo non colpiva il mio interesse, non in positivo almeno. Ero sempre convita di aver di meglio da fare.
Le parole di Demetri, la sua voce sottile, tagliente, presuntuosa ma sbalorditivamente lineare mi intrigavano, forse a causa della mia nuova e irrefrenabile curiosità e tracontanza vampiresca, poichè prima di ogni altra cosa...MI INDISPONEVANO!

Lo osservai e lo ascoltai con aria inespressiva e spassionata, dura e circospetta, senza muovermi di un solo muscolo. Non me ne importava niente...curiosa per quanto potessi essere, non vedevo l'ora di chiudere i conti e tagliar corto, in qualunque modo si fosse deciso...non aveva importanza per me. Non volevo grane inutili, non volevo dar spettacolo inutilmente, non volevo conoscenze emblematiche, ricordi...non volevo nulla..solo fare quello per cui ero stata creata! Mi domandai se tutta quella foga che avevo in corpo, così come il mio stesso sangue umano e quello di altre dozzine e dozzine di gente inglese, si sarebbe placato col tempo permettendomi di assaporare con più calma e ludicità tutto ciò che mi aspettava, benchè in quel momento mi inebriasse meravigliosamente, facendomi sentire forte e imbattibile come probabilmente non mi sarei mai più sentita in vita mia. Cos'era per me? Solito, ignorante e insopportabile ego maschile! Se poi di un vampiro, dire "peggio" sarebbe stato poco. Un piantagrane che doveva mettere in dubbio me e quanto ordinato non poteva di certo mancare!!!! Un comportamento molto coraggioso e intrigante, ammirevole per il suo superbo andare contro corrente, o, per questo, anche molto sciocco, grottesco, ridicolo, pomposo e forse scontato. Sono sempre le leonesse a cacciare per il branco, è il loro compito, insieme a quello di crescere i loro cuccioli. Entrambi i ruoli sono motivo di orgoglio per i maschi così come per tutto il branco. Il leone mostra la sua supremazia e la leonessa alimenta in lui quella forza e quella vita che servono per mantenere fiorente e indiscussa tale supremazia e il branco stesso. Il leone, da sovrano che si rispetti deve oziare nell'abbondanza senza stancarsi troppo, per essere sempre in forze per i grandi spostamenti e difese del branco...le leonesse fanno il lavoro sporco. Di certo questo Demetri, pieno di se come aveva insopportabilmente dimostrato di essere, non lo avrebbe mai capito...o se lo aveva capito, beh penso che gli piacesse contraddire per il semplice gusto di farlo! A dire il vero essere succube di un uomo era l'unica cosa che volevo cancellare dal mio cammino dopo la mia rinascita, uno dei tanti morivi per cui, del resto, l'avevo abbracciata (vendetta, rivalsa, indipendenza, forza!)...ma il lavoro sporco, lo avevo capito subito, era eccitante e costellato di grandi gratificazioni, guadagni e vantaggi. Capii a quel punto, il motivo che mi spingeva a rifiutare Demetri: era il simbolo dell'arroganza che mi aveva distrutta nella mia vita precedente e questo mi suscitava una quasi irrefrenabile voglia di polverizzarlo. Ma quel desiderio, quella voglia di averlo, era fin troppo brutale per essere il frutto di un risentimento umano. A quel limite entrava in gioco la mia nuova natura, con tutte le sue nuove concezioni: l'insolenza di Demetri, seppur in maniera del tutto spassionata, era accattivante, contro corrente e per questo avrebbe reso meno monotoni i miei giorni alla casa dei Volturi, nella minima importanza e rilevanza che sempre gli avrei dato....

Infine, quando la sua insolenza cessò di proferire parola, mi passò accanto come una leggera ma precisa folata di vento, sussurandomi il suo compiacimento con arroganza e disinvoltura, forse eccessive per i miei gusti e il mio tollerare...o forse stimolanti...
Rimasi immobile senza nemmeno voltarmi a guardalo, ma finalmente in grado di assaporare il suo odore a la sua essenza nella loro completezza (se la foga rapida e istantenea che sentii in quel singolo e breve istante fosse positiva o negativa non saprei dirvelo)...sentendolo allontanarsi e uscire di scena con fare e dire azzardatamente plateali ma ben costruiti; a dire il vero, nonostante ciò, la cosa mi lasciava indifferente e indisposta, nonostante la spassionata e diffidente ammirazione...

Quando le porte si chiusero alle mie spalle il bisbigliare sommesso e contrariato dei Volturi si levò nuovamente (confermando in definitiva la personalità deviante e malvista,quanto invidiata da tutti, di colui con il quale avrei avuto a che fare da allora e per sempre), ma solo per qualche istante, per poi lasciare di nuovo posto al totale silenzio e immobilità. Solo allora mi accorsi che Aro, liberato un leggero, raffinato, superbo sospiro ironicamente rassegnato, mi stava sorridendo ludico e pieno di ammirazione dal suo trono. Con un cenno del capo, eloquente fino all'inverosimile, mi salutò in silenzio lascinadomi libera di congedarmi: sapeva che volevo andare, ma il retrogusto bramoso e severo del suo sguardo cortese esigeva il mio ritorno a mani piene, aspettandosi un lavoro ben fatto e, "possibilmente", in poco tempo. Il mio ruolo aveva così inizio...ero una di loro.



Mi inchinai livemente con grazia, radiosità e sicurezza...per poi uscire dalla sala con un violento fulmine ricoperto di leggiadri veli, seguendo quell'odore che non aveva lasciato le mie narici per un solo istante. Mi fermai così esattamente dove volevo essere, come un'improvvisa accecante apparizione...in cima alle scale, di fronte a Demetri, a pochi centimetri dalla sua faccia, un volto che scrutavo con aria agghiacciante, inespressiva e spavalda come una statua di cristallo.

Non m'importa cosa farete o pensiate. Semplicemente....NON INTRALCIATE IL MIO CAMMINO...MyLord...

sussurai fredda e decisa, scandendo l'ultima parola in parfetto inglese e aggiungendo un significato minaccioso e amaramente sarcastico a quell'appellativo tanto reverenziale e pieno di lode. Infatti non accennai ne pensai minimamente di abbassare lo sguardo a mo' di inchino e in segno di rispetto a tale appellativo a all'uomo in quanto tale ( di fronte una donna che per grazia, dote e formazione ben data avrebbe dovuto inchinarsi)...sentivo invece la mia forza e il mio potere fluire e defluire in me scatenandosi così come una cascata su di lui.

Un giorno potreste ritrovarvi a complimentarvi con me.... ma il fatto non è di mio interesse: siete voi che mi volete e non potete accettarlo...il leone attacca e governa...le leonesse cacciano, Sir....

conclusi infatti con tono più suadente e schernitore, mantenendo nonostante tutto il gelo del mio netto disinteresse e della mia garbata ostilità. Non avrei aggiunto altro...la tensione di quel silenzio era sufficinente...inoltre, come sempre, non intendevo spendere inutilmente altro tempo.



Edited by †Heidi~ - 23/6/2010, 19:44
 
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view post Posted on 25/6/2010, 17:51
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Demetri


E' come se l'alba venisse soltanto per illuminare il cielo e mai la terra, chi di mortali non s'intende rivolge l'attenzione ad altro.


FIssavo l'acqua della fontana, essa zampillava e mi lasciava immobile e muto. Ciò che il pensiero lascia vagare nella mente altro non è che un'immagine ideale delle cose, ma in realtà lo sanno tutti, I cieli dello stato sono solo per gli stolti che non trovano uguaglianza in terra e che prendono a modello cio che mai può accadere.

La calma di quell'acqua in tutti quei secoli m'era stata fonte d'ispirazione, era più di un maestro per me, quella calma placida la sentivo scorrere dentro di me, semplicemente guardandola, l'acqua, mi sembrava lo specchio della mia anima, eppure in quel momento avevo incontrato una persona capace di distruggere quella calma.
Heidi, così si chiamava, in pochissimo tempo aveva sconvolto la mia calma e mi aveva attratto con quel suo potere satanico, tutto ciò che c'era d'umano in me si ribellava a quella natura divina che in verità costituiva la mia parte principe.
Il mio essere era da sempre diviso in parti, quando 500 anni prima ero ancora umano partiì per la prima crociata appena venticinquenne, giunto nella regione di gerusalemme mi ammalai di lebbra, e proprio mentre stavo per morire Aro mi salvò la vita; d'altronde i primi tempi rifiutaì di seguirlo e rimasi li a Gerusalemme per sperimentare la mia nuova natura.
Li un clan di vampiri , gli assassini Ashishin mi presero con loro e mi addestrarono nelle loro arti del combattimento, dopo che ebbi sterminato l'intero clan degli Ahishin però fui costretto a ritornare in Italia, a Volterra.
Durante il mio soggiorno a Gerusalemme gli ashishin mi affidarono alle cure di un maestro, quello mi insegnò ad uccidere ed io imparaì il miglior modo per farlo, applicandolo al mio maestro stesso 50 anni dopo, quello in ogni caso mi fu utilile, perchè mi insegnò il valore della calma e dell'attesa.
Era come se l'essere si fermasse in quel momento, la materia, che è in continuo movimento, in quei momenti si fermava ed intorno a me c'era solo silenzio e oscurità.

Raccolsi nella mia mente tutte le possibili risposte a quella strana situazione.
Mancanza mia?
Altrimenti come si spiegherebbe il repentino cambiamento che stavo subendo?
Non potevo essermi rincretinito tutto d'un colpo.

Arriva...
Alzaì gli occhi puntandoli alla sua altezza, in men che non si dica era già davanti a me.
L'effetto che mi faceva il suo odore era una presa serrata allo stomaco, perfino in me faceva crescere la voglia ed il desiderio, la mia natura umana cercava di uscire e farsi sentire, addirittura turbava la mia atarassica natura divina, che quasi attraverso un processo catartico tentava di rimanere integra.
Seppur interiormente la mia tranquillità fosse stata turbata fuori non v'era alcun segno evidente di ciò.
Il mio sguardo vagava nel suo, che sembrava irritato, non che trasparisse qualche emozione ma la mia lungimiranza leggeva ben oltre le espressioni.

Quella parlava con condizione di causa, ma esattamente , pur intuendo a cosa si riferisse, ero davvero curioso di confermare i miei pensieri riguardo al suo "cammino".

Un sorriso si disegnò sul mio volto e i miei occhi si fecero piu acuti e lo sguardo decisamente affilato.
Mia cara consanguigna, io con voi già mi complimento.
Le dissi sostenendo in pieno il suo sguardo, il rossore dei suoi occhi era il piu accattivante che avessi mai visto.
Da adesso fate parte della famiglia e dunque non posso che complimentarmi con voi... al contrario non trovo spiegazioni alla vostra aggressività.
Con la lingua mi leccaì le labbra come se dovessi pulirle appena dopo aver bevuto , in realtà quel gesto appariva come un segno di sfida, ma chissà se ne avesse colto il significato.
D'altronde non capisco a quale cammino vi stiate riferendo.
Le dissi ancora osservandola con guardo fiero eppure diabolico, come se nella mia mente tutto quello servisse a smascherare un suo interesse personale .
La leonessa è furba , mia cara, il leone lo vizia e lo rende innofensivo , innoquo e lo governa senza bisogno di forza, alcuna, hai sbagliato leone..
 
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†Heidi~
view post Posted on 25/7/2010, 19:57




SPOILER (click to view)
scusa il tremendo e imperdonabile ritardo


Heidi

I suoi occhi erano freddi nonostante il focoso colore delle sue iridi, dense e cristallizate come il suo animo. Eppure saturavano di una curiosità cruda, circoscritta da un desiderio feroce; mal controllata con disappunto e una confusione palesemente non beneaccetta per la sua natura inaspettata e travolgente. Ma nonostante ciò riuscì a espimersi con fare mellifluo, lineare, pacata distante e provocatorio allo stesso tempo, cosa che suscitò in me un misto di disappunto e ammirazione,
Lo ascoltai in silenzio, senza allontanarmi di un solo centimetro dal suo volto, immobile, sensuale e imponente come una statua del Michelangelo dagli occhi cremise. Potevo avvertire il suo odore con una precisione sconvolgente. Sapevo si trattasse di qualcosa di lieve e quasi impercettibile ad una narice umana eppure per le mie era pungente, bruciava quasi quanto l'odore del sangue, ma era qualcosa alla quale ci si poteva tranquillamente abituare...resistere...non avrei saputo dirlo allora. Era raffinato ma sapeva allo stesso tempo di tutto ciò che fosse selvatico, se non selvaggio allo stesso tempo. Era un contrasto inspiegabile. Me ne sentivo quasi attratta, un'attrazione che nasceva però dalla voglia di alimentare e sfogare su di lui tutto il disappunto, sebben molto non fosse, che riusciva a sucitarmi.
Quando ebbe finito, con tono scostante, duro, velenoso ma gelido, dissi scandendo bene ogni parola

non è affar vostro...e non credetemi cosi stolta a tal punto da rivelarvi i miei interessi, ne talmente stolta da non aver capito che il vostro scopo e interesse e proprio quello di farmi proferire verbo lungi da me, nella speranza che abbiate davanti una donna sciocca cm ogni altra donzella cortese alle quali, stupidamente, siete solito rifilare banali complimenti e lusinghe...

mi fermai rifilandogli una beffarda e superba espressione lasciva e di sufficienza, dura e fredda come il ghiaccio.
Poi, nonostante il mio corpo comunicasse una totale ma elettrica immutabilita, proseguii imperterrita e quasi minacciosa.

io sono cresciuta tra le schiere del freddo e abile popolo inglese..che di cultura non ha grandi conoscienze, ma che di antichi culti e valori ne coltiva tanti quanti gli immensi campi arati della mia terra...non burlatevi di me, MyLord....è la mossa sbagliata oltre che inefficace....

guardandolo dall'alto al basso, feci una una lieve smorfia di altezzoso disgusto che però, più che peggiorare la mia sensualità, sembrò aumentarla...insieme al mio tono soave, ma insidioso e carico di superbia

i vostri complimenti, pieni di ipocrisia e invidia per un desiderio che siete consapevole di non poter mai saziare, non mi interessano....non suscitano in me neanche la ben che minima soddisfazione.
Non fingetevi ingnaro con me, MyLord Demetri, no! Potete, a quanto sembra, ingannare, provocare e giocare con Aro forse, malgrado, secondo me, egli vi sopporti solo per comodità e non per ingenuità; ma non con me!


Era la mia nuova natura bestiale a parlare, la sentivo scorrere incandescente nelle mie vene, così forte da essere persino in grado di riscatenare, più viva e spregiudicata che mai, la mia sete appena saziata....e non solo..
Feci infatti un'ultima pausa avvicinandomi di colpo così tanto al suo volto tanto da poterlo sfiorare col mio...in quel momento la mia nuova e ancora non de tutto controllata natura da predatrice infallibile nelle sue stretegie e tecniche di caccia (compresa la seduzione e la voglia di sedurre), emerse violentemente, costringendomi 8sebbene sentissi di volerlo contro tutti i pronostici) ad un atto quasi sconsiderato e, in quel contesto, almeno apperantemente, del tutto incoerente...sebben esilarante: strisciai lievemente, come un sottilissimo ma intenso alito di vento, la mia guancia e le mie labbra su quei lineamenti perfetti, eleganti e impervi allo stesso tempo, socchiudendo gli occhi e le labbra in un'espressione intrigante, estasiata e provocante. Con distacco ma avidità, assaporai quell'innaturale e apparantemente infinito ( fu solo appena più di un secondo) contatto. Mi sentivo come un'infinita sorgente di estrogeni sovrumani che traboccavano aldifuori di me in quantità smisurate e impensabili dirigendosi in massa compatta verso il vampiro a meno di un millimentro da me. Mi sentivo invasa, pervasa, svuotata, potente, perfetta...meravigliosa, come se quel mio stesso potere speciale potesse incantare anche me riempendomi di appagamento.
Al termine di quello stesso istante in cui tutto avvene, mi basto il sol pensiero di volerlo fare, ed ero già metri e mentri distante da lui, il suo profumo e il suo rabbioso e orgoglio sarrimento ancora addosso. Più elegante e prorompente che mai, gli voltavo le spalle, solo il capo, in maniera quasi innaturale, era ancora rivolto verso di lui malgrado guardassi altrove, quasi non lo ritenessi degno di guardarmi negli occhi, quasi fossi io stessa a non volerlo degnare di uno sguardo, convinta com'ero di non voler perdere altro tempo. Era tutto un gioco, ora lo capivo, ma un gioco che non aveva nessuna intenzione di far proseguire per le lunghe. Con tono secco ma accattivante conclusi.

Mantenetevi lontano dalla mia via e non ci saranno disgrazie per nessuno.

Leone sbagliato o no...sei pur sempre un leone...e come tale sei padrone e succube della tua leonessa.


 
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view post Posted on 8/10/2010, 23:29
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Demetri

Il leone , a volte, ha troppa forza che gli pulsa dentro, sente di esser capace di spaccare il mondo quando in realtà non è capace di nulla, questo però mette gravi paraocchi al leone, che non gli permettono furbizia alcuna.
Fortunatamente ero tutto furchè quel tipo di leone, benchè fossi coscinete che la mia forza non aveva eguali ero comunque sempre pronto ad ingannare il mio avversario, dialetticamente parlando.
Il mondo lo avevo girato parecchie volte ed in diverse occasioni mi ero appassionato a culture diverse, quella che più mi aveva colpito, oltre a quella orientale , era quella dei popoli del nord.
I vichinghi, come amavano definirsi i popoli scandinavi, erano strani, benchè fossero barbari e combattessero tra di loro aspramente avevano in se ancora conservati i valori morali , barbari solo nell’aspetto ma non per cultura.
I loro miti e le loro leggende narravano di antichi eroi e di gesta disumane, ma ciò che più mi aveva colpito erano le divinità in cui credevano, sopra tutte il Dio dell’astuzia e dell’inganno, Loki.
Era incredibile pensare che attraverso una religione un popolo potesse addirittura progredire anzicchè regredire, effetto che invece aveva il cristianesimo su tutto il mondo occidentale.
Il culto del Dio Loki era il più interessante, era interessante come l’inganno che esso proponeva, riuscire perfino ad ingannare la morte.
Rispecchiava un po’ quello che eravamo noi vampiri, noi ingannavamo la morte e ci trasformavamo in efferi totalmente diversi, diventavamo divinità in terra e pretendevamo il giusto sacrificio, sangue umano.
Poi proprio come Seth con Osiride dovevamo essere fatti a pezzi per morire, altrimenti restavamo immutati, il tempo non ci scalfifa, le frecce non perforano la nostra pelle, le malattie non divorano le nostre carni né spada può ampurare i nostri arti.
Non conosciamo cos’è la paura, non conosciamo cos’è il desiderio, tutto quanto era rimasto in noi di umano ormai era andato perduto.
Almeno questo era ciò che credevo, prima di provare il desiderio più puro, la voglia e l’istinto mio fremevano di nuovo come fossi quasi tornato in vita, come stessi li per provare qualcosa, addirittura sentire battere il mio cuore.
Ogni parola di Heidi era una pugnalata al cuore, apportata con violenza e sciaguratezza, come fa un qualsiasi macellaio con un pezzo di carne morta.
La bellissima ed intrigante vampira manteneva un tono tanto sensuale quanto aggressivo, eppure non riusciva a scalfire la superficie del mio volto di bronzo, ero come una statua greca, perfettamente saldo , mantenevo lo stesso sguardo pentrante ed orgoglioso e tutto questo per, appunto, l’orgoglio di non mostrare le mie debolezze che lasciavo dentro di me a marcire , forse proprio quella non avevo intenzione di farla marcire in eterno.
Chissà , dunque, se un giorno quella splendida vampira si sarebbe concessa a me, chissà se avrei insistito, l’istinto mi spingeva verso di lei, ma l’orgoglio mi frenava brutalmente.
Mi dissi però che ormai l’inganno era svelato, caduta ogni forma di formalità liberaì il volto in un sorriso malevolo.
Conosco bene le Hinglands e quegli sciocchi contadini che hanno più a che fare con Archi che con zappe e pale.
Era noto che in Inghilterra vi fossero i migliori arcieri del mondo conosciuto, dopo quelli beduini del deserto, e che in particolare ogni domenica fosse una festa ove si tenevano gare di tiro con l’arco;
Non vinse a caso presso Poitiers, il Re Edoardo , detto il principe nero.
Durante quella battaglia gli arcieri inglesi si dimostrarono formidabili per efficacia e precisione, abbattendo i cavalieri francesi che si erano impantanati nel fango.
Avete fatto cadere la mia maschera prima ancora che io lo volessi..d’altronde non ostacolerò i vostri interessi, vostro malgrado essi corrispondono ai miei.
Heidi… intontisci Aro e gli altri! Rendili tuoi schiavi ed io , un giorno, farò il resto.
La vostra strada è pericolosa, d’altronde Aro ve l’ha servita su un vassoio d’argento, se riuscirete sarà meglio per tutti e due.
Dissi leccandomi le labbra con la lingua, già pregustavo il sapore che avrebbe potuto avere la riuscita futura del piano.

Non esiste uomo che non darebbe via la moglie, i figli e la madre stessa per vivere in libertà assoluta.
 
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†Heidi~
view post Posted on 9/10/2010, 22:30




Heidi

L'orgoglio. Il peccato che in me adoravo così tanto...quello che più detestavo se indossato da un uomo. Ma forse, in fondo, più che di odio, si trattava semplicemente di fastidio, qualcosa di cui avere compassione, qualcosa di cui burlarsi, beffeggiarsi, prendersi gioco, umiliare, denigrare, deridere con serena spassionatezza e superbia. Era chiaro, almeno per la vampira che ero allora, e cioè priva di esperienza ma dalla forza e i sensi completamente e perennemente impazziti e per questo ipersensibili, quello che Demetri stesse provando in quel preciso istante. Con mia grande soddisfazione, lo avevo scosso più di quanto avesse previsto, più di quanto credesse universalmente possibile. Doveva aver sempre creduto, almeno fino a quel momento, che tutto quello che stava provando avrebbe dovuto essere estraneo alla sua natura, che fosse proprio quella stessa natura, in quanto tale, ad escludere un trasporto e uno sconvolgimento così disarmanti tanto da eccitarne persino la fonte, e cioè me, che in quel momento mi sentivo ardere dalla mia stessa forza e dall'effetto che aveva sul vampiro che mi stava di fronte ma che, dovevo riconoscerlo, riusciva a nascondere ogni sua brama dietro quel suo portamento sostenuto, duro e gelidamente aristocratico. Quell'immagine riusciva ad intrigarmi tanto quanto la soddisfazione di avergli sbattuto in faccia la nuda e cruda verità sulla sua reale debolezza, qualcosa che mai prima aveva provato e che adesso, PER MANO MIA, lo stava annientando! In sostanza Demetri credeva di essere privo di un'anima, ma su questioni del genere il mio "amato" collega aveva sempre fatto un gran confusione. Anima, istintività e razionalità sono tre cose inconciliabili nell'essere umano e anche in un vampiro, ma è certo che le prime due condizionino l'ultima annullandola, alterandola a loro piacimento o permettendole di codificare nel modo esatto la loro natura nel caso in cui la razionalità riesca ad assumere un ruolo dominante, forte e indipendente. In sostanza l'anima è l'autrice dei sentimenti, l'istinto l'autore delle corrispondenti emozioni o delle sensazioni in generale (fisiche o meno che possano essere) e la razionalità sta li solo per dar loro un nome, un'indentità e un ordine. Forse non necessariamente l'una implica la presenza o la reazione dell'altra ma una cosa è certa: noi vampiri, emblemi e creature dell'istinto e della brama predatrice per antonomasia, non possiamo essere privi SENSAZIONI, anzi ne siamo il bacino più ricco, la fonte più pericolosa, il cratere più attivo e ardente. Nessuno sente come e quanto noi e nessuno è in grado di comprendere e sopportare quanto è in grado di fare la nostra ampia mente, quella mente che ognuno di noi descrive come una distesa infinita dove sembra esserci sempre spazio per ciò che vogliamo conservarvi. Ebbene, Demetri, prima del mio arrivo, doveva aver sempre confuso anima e istinto, considerandole come una sola cosa. Credeva che il suo essere spietato, il suo non provare amore o pietà, significasse anche non provare desiderio o addirittura estasi. Insomma, nulla che potesse sconvolgere o offuscare quella che però sapeva per certo fosse la sua razionalità, una razionalità, a suo tracontante avviso, indistruttibile. E per questo credeva che il paragone, comunque sia lecito, tra noi e gli dei, fosse più diretto e giustificato. E la brama del sangue, allora? E' tutto ciò che noi siamo: istinto irrefrenabile! Gli dei? Erano proprio gli dei ad essere i più capricciosi, era proprio il loro incomparabile esser preda dei loro istinti la causa di tutte le catastrofi che, fin dagli albori del mondo, avevano colpito l'umanità! La gelosia di Giunone, la furia di Zeus, la vanità di Afrodite e Atena! Il Dio dei cristiani che creava i suoi figli a sua immagine e somiglianza!Gli dei... Infallibili, si, ma umani dentro più di un uomo, come noi, noi che nasciamo umani per poi evolverci in divinità. Evoluzione, mutazione, trasformazione...significa completarsi, non cambiare totalmente. Il meglio di un dio, il meglio di un uomo, insieme...elevati alla massima potenza. Questo io lo avevo capito già allora. Per questo fu così esilarante squarciare il velo che offuscava la mente di Demetri. Io, con così tanta violenza, senza nessun preavviso e con le mie stesse inesperienti ma potenti mani, avevo appena distrutto le credenze di un vampiro che era tale da chissà quanti secoli prima di me, io che invece mi ero appena affacciata alla mia nuova vita da immortale. No, essere dei non ha mai significato non essere umani e in quel momento Demetri lo stava provando sulla sua stessa pelle e a sue care spese. Uomini, maschi! Avere la soluzione davanti ai loro occhi e non vederla mai, riuscire nelle imprese più eroiche per poi perdersi in un bicchiere d'acqua, credere di essere immuni agli istinti, alle emozioni e ai sentimenti e poi essere eterne vittime del loro stesso orgoglio....maschi! Poco importava che fossero umani o vampiri! Allora ero solo agli albori di questa mia teoria ma in seguito potei affermare con orgoglio di aver sempre seguito la pista giusta. Infatti Demetri detestava e ripudiava tutto ciò che era più grande di lui. Questo, oltre che divertirmi a scoprirlo nei secoli, mi fu chiaro sin da subito, nonostante quella che anche per me fu e sarebbe sempre stata la sua straordinaria, stupefacente e sorprendente capacità di mascheramento, qualcosa che nemmeno nel tempo riuscii mai ad abbattere, così come la sua forza e la sua indiscutibile abilità, probabilmente superiore a quella di chiunque, nel clan, ma questo era proprio ciò che aveva mantenuto viva quella strana attrazione che sentivo ogni qual volta gli stavo vicino e che mi spingeva a scatenare, per i primi tempi in maniera icontrollabile, tutto il mio potere e la mia vanità. Ad ogni modo, sapevo che detestava le cose a lui superiori nella stessa misura in cui aborriva ciò che a lui era inferiore, le sconfitte e ciò che amava ma che sapeva non avrebbe mai ottenuto, benchè sperasse non fosse così: me! Io che per prima lo avevo distrutto, io che per prima lo avevo fatto senza nemmeno sfiorarlo. Io che ero stata la prima cosa che avesse davvero desiderato, la prima che avesse voluto così tanto. Non era facile da ingoiare, non lo sarebbe stato nemmeno per me. Era bastato un mio agghiacciante sguardo affinchè cedesse e intuisse il mio pensiero, era bastata la mia immota eleganza nonostante fosse allora così egoista e priva di tattica, una sensualità ancora selvaggia e prorompente nella sua apparente e inscalfibile quanto silenziosa purezza, una scaltrezza ancora controllata dalla durezza di un animo allora grezzo e che solo col tempo sarebbe diventato spietatamente e irresistibilmente suadente, sicuro, disinvolto, spietato e calcolatore. Ma una cosa nel tempo non era mai cambiata in me: non ero mai stata ingenua o poco acuta...e mai, mai debole!
Me ne stavo ancora li, poco lonana e quasi completamente di spalle a lui, ad ascoltare le sue nuove parole, ad annusarne l'irresistibile profumo, ad ammirare i lienamenti del suo volto, in fondo splendidamente bello persino per i miei nuovi lungimiranti occhi. Ma mi nutrivo di tutto quello solo per egoismo e avidità, non avevo tempo ne interesse, allora, per lasciarmi andare a certi piaceri, sebbene ne fossi stata più tentata allora che in seguito e inoltre, oltre che per mancanza di un irrefrenabile interesse, non intendevo dare a Demetri nessun tipo di sazio e non volevo darlo nemmeno a me stessa. Forse al tempo era difficile da ingoiare anche per me...già...tanto bello quanto vuoto e a volte dannatamente stupido.
Era fatto così e forse questo era il motivo per cui non potevo compatirlo e detestarlo senza sentirmi vicina a lui: gli somigliavo...purtroppo, ma in fondo fu proprio questo che mi permise di non stupirmi eccessivamente quando lo sentii ammetere senza troppi problemi, ma non senza vanità, la sua sconfitta. Come sempre la cosa riuscì a stupirmi, infastidirmi, insospettirmi e intrigarmi allo stesso tempo.
Per concludere, Demetri non ha mai suscitato granchè la mia simpatia o il mio interesse, non più della mia compassione nei suoi confronti, almeno! Ma tra tutti i miei conquilini era di sicuro quello con cui preferivo passare i momenti di noia. Non ho mai amato lavorare con lui, a prescindere dal fatto che non mi piacesse avere dei partner nel mio operato (meglio soli che mal accompagnati, chi fa da se fa per tre e...lo dico, non mi piace dividere i meriti di un successo con qualcun'altro sopratutto se posso ottenerlo da sola e meglio di chiunque altro), o forse più semplicemente perchè come lui non avrei potuto digerire la sana competizione, sta di fatto che dopo quel giorno, infatti, per ben 500 anni, non avemmo più modo, e nessuno dei due ebbe mai i ben che minimi pensiero o intenzione di farlo, di interagire in modo rilevante. Io al mio lavoro e lui al suo, qualche insulsa scaramuccia di tanto in tanto. Come me, anche lui sapeva bene che non mi importava e mai mi importò del fatto che condividesse il mio stesso cammino perchè io curavo e avevo a cuore solo i miei interessi. Sulla mia strada non ammettevo nemmeno i complici o gli alleati e non dubitavo che anche per lui valesse la stessa regola. Per quelli come noi, fare strategie di gruppo era solo un gioco da tavolo. Ma, per quanto non ne avessi ne mai ne avrei avuto bisogno, da quel momento in poi seppi che, un giorno, se per puro divertimento lo avessi chiamato, Demetri mi sarebbe stato affianco in un batter d'occhio, mosso dallo stesso egoismo che alimentava il mio essere.
Fu per questo che, prima di sparire come un leggero ma tagliente alito di vento freddo, non gli risposi, il mio gelido e sensuale sguardo ammonitore e lievemente beffardo lasciava intendere ogni mio singolo pensiero e sapevo che questo stava portando entrambi alla pazzia. Ma se mi fosse ancora stato concesso il beneficio del sonno, vi assicuro che quella notte avrei tranquillamente dormito, ma magari avrei sognato proprio lui, in procinto di realizzare il suo desiderio. Se mi avesse fatto piacere? Beh che importanza volete che abbia? Tutti siamo piacevolmente utili...nessuno è morbosamente indispensabile. Ma per lo meno il leone, chiunque di noi due fosse, adesso sapeva di averne di fronte un'altro e questa era una bella, disgraziata, magra consolazione.


Edited by †Heidi~ - 9/10/2010, 23:55
 
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