ihihi comq spero ti piaccia anche questo capitolo...
capitolo I: In my Dream
"Si dice che nei sogni la verità , spesso almeno, non sia così frustrante, o meglio si vocifera ormai che al di là del Lagher ogni cosa abbia connotati diversi e che le città siano piene di brava gente che si occupa dei loro affari senza interessarsi ai fatti altrui. Si dice ma non lo si pensa più ormai, al di là del grigiore di quelle stesse barriere che noi stessi ci siamo imposti, al di là del lagher ed al di là della nebbia ."
Cosa non avrebbe dato per ricordare tutto quel pezzo, ormai nel Lagher solo i suoi passi si udivano a quell'ora della notte, anche se ormai di differenza non ce n'era proprio più.
Erano 5 anni che non si vedeva più il sole, coperto com'era dalle solite nuvole nere in cielo, soltanto il calore passava attraverso di essere e qualche volta al tramonto o all'alba Lester avrebbe giurato di aver visto i tanto bramati riflessi cremisi .
I suoi passi risuonavano per le strade vuote, palazzi nuovi, o alcuni per metà distrutti, una città in decadenza , anzi di città non si poteva parlare, quello era un Lagher.
Ormaì c'erano abituati tutti, quelle strade sempre bagnate e squallide con un tasso di umidità che sfiorava limiti indecenti.
Lester aveva passo svelto e sicuro, risoluto nelle parole così come nel camminare fino ad un vecchio edificio che assomigliava ad una baracca , una specie di Bar .
Sulla porta un uomo armato di mitra indossava un'uniforme ormai in disuso, l'esercito almeno li non esisteva ma di sicuro uomini come lui servivano sempre.
Bastò uno sguardo per lasciar passare il giovane dai capelli biondi , bastava uno sguardo nei suoi occhi di tenebra, uno sguardo al guanto che avvolgeva la mano sinistra per far si che la guardia si discostasse da lui almeno di 3-4 metri.
Gocce d'acqua cadevano dal soffitto e penetravano nella piccola locanda, c'era tutta gente in piedi che andava avanti ed indietro , tutti lo scansavano e si tenevano lontani dal giovane, eccetto alcuni che , come lui, portavano lo stesso guanto, ma i loro volti non erano esattamente felici.
Uscito nuovamente dalla locanda una sola cosa era cambiata nel suo vestiario, indossava una cintura ed assicurata ad essa vi erano due pistole color argento.
<<schiena contro le barriere! Al riparo ! Avanti ! Avanti!>>
Gli spari erano acuti , proiettili fendevano l'aria intorno ai soldati, Lester come altri, riparato o accovacciato dietro muri, pronto a sparare verso il nemico invisibile.
SPari, proiettili ed ancora spari, ma la mente era altrove, stringeva le pistole con entrambe le mani, ora fuori dal muro per sparare qualche colpo alla nebbia, ora dietro il muro con lo sguardo basso ed i pensieri lontani dal corpo.
<<lester!>>
Un colpo lo perforò in pieno alla spalla destra, la pistola che teneva bassa in quella mano cadde a terra , ma nemmeno un urlo, il colpo subito l'aveva riportato in se stesso.
Uscì dal nascondiglio, ombre si muovevano veloci, sparò tre colpi, e gli spari cessarono.
<<e' finita ragazzi!>>
Comunicò qualcuno alle retrovie, lui non lo ascoltò nemmeno, raccolse la pistola e si diresse al centro del lagher.
Aveva uno sguardo scocciato come al solito ed era coperto dal suo sangue.
Un tizio con i capelli lunghi tirati indietro in una specie di coda lo attendeva sulla soglia di un'altra baracca con le braccia conserte.
<<quando imparerai?>>
Gli chiese aprendo la porta al suo posto e facendolo accomodare su una sedia di legno al centro della baracca.
Li c'era un letto, e qualche mobile di legno impregnato d'umido con la muffa che usciva fino a fuori, quella era l'infermeria.
<<ah... se avessi io la tua bella faccia!>>
Disse il tizio che aveva qualche tratto orientaleggiante, quasi fosse stato cinese o giapponese, ma quella era un'altra vita ed un'altra storia diversa da quella.
Nel frattempo adoperando gli strumenti del mestiere estrasse la pallottola, la clavicola si era lussata e l'articolazione era slogata.
<<le donne cadono ai tuoi piedi, Angela è pazza di te e tu non fai altro che deluderla>>
Lester ascoltava passivo, quante volte aveva ascoltato l'amico dire quelle cose.
<<e inoltre tu non fai che farti del male, ti fai colpire apposta dai nemici e ogni volta che tenti di attraversare la nebbia torni ancora più vuoto di prima,>>
Applicò una fasciatura alla spalla e rimise apposto le ossa in posizione naturale.
<<ora si che dovraì stare buono per qualche settimana! così potrai goderti una di quelle che ti fa la corte!>>
Lester non alzò nemmeno la testa.
<<leeroy... vaffanculo..>>
La sua voce era serie e triste il suo sguardo atterrito e vuoto, lo stesso Leeroy sapeva cosa gli frullava nella testa e vedere che non si dava pervinto lo faceva sentire in qualche modo meglio.
<<tanto non c'è speranza lo sai...>>
Gli disse il medico.
<<la nebbia è insuperabile... e se non ci riesci tu noi non abbiamo speranze di farcela... >>
Lester alzò lo sguardo per la prima volta da quando era entrato li, Leeroy gli dava le spalle asciugandosi le mani con un panno.
<<io posso... ho affinato i miei poteri e le mie abilità, non fallirò...>>
Ci furono attimi di silenzio imbarazzante tra i due.
<<quando?>>
<<domani.>>
Ancora silenzio tra i due , lo sguardo di Lester aveva una nuova luce, istintivamente portò una mano al petto, l'anello.
<<lo fai per lei, lo so, ma quanto tempo è che non ricevi una sua mail?>>
Lester abbassò lo sguardo, chissa se era viva, chissa se non aveva trovato un altro, chissa se stava bene.
<<si... hai capito... sono 4 anni che le comunicazioni si sono interrotte, non ricevi messaggi da 4 anni, il Lagher è isolato Lester, le ipotesi sono tante ma di concreto non c'è nulla, il tuo è un salto nel vuoto.>>
Fece poi una pausa, molto lunga.
<<da retta a me.. goditi quelle poche donne che ci sono rimaste, bevi un po di vino in più.. dimentica lei e vivi la tua vita, per quanto lunga essa possa essere ormai... lo sai che il morbo non lascia scampo, se non ti ammazza la nebbia lo farà lui.>>
Il rumore delle gocce che cadevano dal soffitto si era fatto assordante, Lester si alzò con molta calma e uscì lasciando solo Leeroy.
Le mani del medico tremavano , il suo respiro era irregolare e i suoi occhi lucidi, anche lui come tutti li aveva perso molto, aveva perso tutto tranne l'illusione, grazie a Lester quella sopravviveva ancora.