Twilight GdR

Return of Past, privata

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†Heidi~
view post Posted on 28/7/2010, 14:54




SPOILER (click to view)
privataaaaaaa


Heidi

Giorno di caccia. Aro e gli altri avevano sete e a me, da brava balia, toccava "cucinare"! Non che mi dispiacesse, ma non sono mai riuscita ad evitare il sarcasmo, così come quel senso di libertà ed egoismo che credo mi caratterizzassero anche da umana. Ad ogni modo.... Erano passate un paio di settimane, o forse di più, dall'ultima volta che tutti avevamo toccato una solo goccia di sangue, escludendo Demetri, che si era sempre procurato il cibo da solo e indipendentemente dai tempi prestabiliti, senza contare che non si sarebbe mai fatto imboccare, ne tanto meno da una donna ( ah, l'orgoglio virile, non abbandona il vampiro maschio neanche dopo l'immortalità!): in altre parole cacciava quando gli andava e questo significava molto più spesso di tutti noi, ma per evitare ulterriori e inutili discussioni con Aro, entrambi avevano raggiunto un accordo. Se proprio Demetri avesse voluto dare sfoggio di se, avrebbe dovuto farlo fuori dai confini veneti, e così era. La questione non mi riguardava, ma avevo sviluppato un certo piacere nell'immagazzinare i pettegolezzi di ogni genere, all'interno del nostro clan. In fondo non c'era mai nulla da fare ne nulla che zuccherasse le nostre giornate. Scoprire degli altarini, sempre che ce ne fossero, il che sarebbe stato un grande straordinario anche quello, data appunto la lineare scorrevolezza delle nostre esistenze, era il nostro unico passatempo, anche se nessuno di noi aveva la facciatosta di ammetterlo. Inoltre, almeno per me e per Demetri, era un modo per tenere sempre sotto controllo ogni cosa. Tutto poteva tornare utile. In conclusione: invidiavo Demetri nella stessa misura in cui deridevo, un pò irritata, la sua persona. Il suo coraggio era per me al limite con la tracontanza. Ma io, a differenza sua, non mi divertivo a battibeccare e contraddire Aro. Non che lo temessi o che non avessi motivo per discutere con lui, ma mi faceva fin troppo comodo restare nelle sue più alte grazie: significava soddisfazioni, lodi, onori e concessioni senza che io aprissi la bocca per averle, ne in modo garbato, ne alla maniera di Demetri.

Mi domandavo infine chi, ormai, in quel castello, non avesse adottato, a suo modo, la mia stessa filosofia. Jane era l'eterna bambina, si teneva stretto Aro solo perchè le piaceva ricevere da lui più attenzione e istruzione di tutti noi, in altre parole lo adorava e lo chiamava Maestro solo perchè adorava essere la sua prediletta. Ma i bambini, si sa, sono capricciosi, più egoisti e narcisisti degli adulti: pretendono e ricevono tutto per loro stessi, per poi non dare niente in cambio; ti succhiano via tutte le energie, tutto ciò che puoi insegnare e dare loro, per poi rivoltartelo contro al momento giusto. Non sono mai riconoscenti. E probabilmente Jane si era stufata di essere la pistola carica di Aro e, come me, se ne restava buona solo perchè amava essere coccolata da Aro. Alec, beh Alec era sempre andato dietro a sua sorella: quei due erano inseparabili, una sola mente, un affetto maniacale, morboso e ambiguo a livelli inverosimili. Felix...lui era semplicemente abituato a prendere ordini, a perseguire caparbiamente un obiettivo datogli, senza sbagliare ne fare strappi alla regola ne variazioni all'ordine che riceveva: non aveva importanza di cosa si trattasse, a lui bastava agire e agire bene, senza fallire ne uscire fuori dagli schemi. E questo Aro glielo assicurava con tanto di vitto e alloggio. Un ex militare ha difficoltà a ragionare con la propria testa, almeno quando si tratta di ordini, ed è una deformazione profesionale che difficilmente un soldato si scrolla di dosso, ma nonostante questo, Felix non era uno stupido aldifuori del proprio lavoro e se Aro non gli avesse più dato nessuna ragione per agire, se Felix stesso avesse ricevuto ordini da qualcun'altro altrettanto valido per lui, non avrebbe esitato a voltare le spalle al suo attuale signore, senza contare che avrebbe seguito ad occhi chiusi il suo caro amico Demetri, che tale era sin da prima che arrivassero a castello, sin da prima che diventassero immortali (e la posizione di Demetri al riguardo non era di certo un mistero!) Renata, santi numi, Renata era una povera vittima! Sempre costretta ad essere l'ombra incollata di Aro! Le si leggeva in faccia il desiderio di usare, almeno per una volta, il suo scudo solo su di se! Poi....i fratelli che Aro considerava così cari e fidati: Marcus. Se Marcus non aveva ancora tolto di mezzo Aro, dopo che Lui gli aveva accuratamente ammazzato la moglie, era solo perchè gli piaceva troppo stare sul quel trono. Ma non avendo più interesse ne stima per l'operato di Aro, il minimo che poteva fare per vendicarsi era mostrargli la sua passività vegetativa per il resto dei loro giorni. E poi Caius: Caius, che aveva sempre criticato e sdegnato ogni decisione del fratello, ogni sua elegante ipocrisia! Avrebbe fatto il diavolo a quattro, non avrebbe esitato a sacrificare Aro pur di veder concretizzarsi anche una sola delle sue metodologie. Non aveva mai avuto scrupoli, se poi lo scrupolo coicideva con l'ostacolo... era ancora peggio. Caius non aspettava altro se non il momento adatto per sbarazzarsi di Aro. E infine Demetri. Non sarebbero serviti commenti ne spiegazioni. Quel vampiro detestava il mondo e tutto ciò che non era se stesso, aveva sempre avuto smanie di protagonismo e di grandezza, adorava litigare e se ne stava buono solo perchè gli piaceva guardare il mio decoltè e oziare quando non aveva voglia di fare il super attivo, e in fondo, forse, anche perchè gli sarebbe mancato non avere più un allocco con cui pizzicarsi.
In altri termini nessuno di noi aveva paura di Aro, e nessuno se ne stava buono per questo. Tutti avevamo un altro fine più grande che ci spingeva a "sopportare" e a nulla servivano i tentativi di Chelsea di tenerci uniti e devoti con il suo potere, visto che anche lei si era stancata di usarlo per le nostre stesse motivazioni, senza contare che con i secoli ormai quasi tutti le eravamo immuni, a insaputa di Aro ovviamente. Ognuno di noi, anche andando da solo, anche senza nessuno dei nostri poteri, sarebbe stato in grado di farlo fuori, o Renata non avrebbe avuto senso se Aro fosse stato davvero così forte. Se poi ognuno di noi avesse anche solo considerato la propria capacità speciale, beh, mi domandavo in affetti cosa ci facevamo ancora sotto il suo comando e come diavolo avesse fatto Aro ad imporsi come capo della nostra stirpe. Non mi ero mai posta il problema, ad essere sincera, come nessuno di noi, credo. Tutti avevamo dato per scontata e per giusta la situazione e le sue dinamiche così per come ce le avevano spiegate e presentate. Così per come ognuno di noi le aveva trovate e conosciute: "C'è un capo, due sottocapi, il corpo di guarda fatto da vampiri scelti per talento e stima, e tutti gli altri.; lo scopo è mantenere ordine, anonimato e conoscenza, far rispettare la legge; ci si nutre due volte al mese e solo di stranieri". Ora, per quanto ci potesse star bene, per quanto riconoscessimo l'ovvietà, l'utilità, la comodità e l'inevitabile necessità di tutto questo....chi diamine lo aveva deciso?? Perchè?? E perchè Aro o solo Aro???
Vi starete domandando come avessimo fatto ad essere ancora tutti vivi e stimati agli occhi di Aro, con tutti questi pensieri di ammutinamento letteralmente "alla portata della SUA mano". Semplice: ognuno di noi, nei secoli, si era talmente guadagnato la sua fiducia a tal punto da non fargli più passare, nemmeno per l'alticamera del cervello, l'idea di poterci prendere per mano per spuciarci la testa. E poi non per niente noi eravamo il corpo di guardia e non membri qualunque del clan! Il corpo di guardia è fatto dai migliori, i più talentuosi, i più fidati. Io, dal canto mio, avevo anche altri metodi. Nemmeno Aro era immune ai miei poteri, sebbene fosse il più abile a resistere e ad accorgersi se li stavo usando. Ma l'effetto a lui piaceva comunque molto e non si negava di gustarselo: in quei momenti la sua voglia di leggermi la mano era pari a zero. So essere molto persuasiva, me ne rendo conto.
In totale conclusione: ci stava bene così e quindi tutto diventava irrilevante. Ma il giorno in cui le cose sarebbero diametralmente cambiate, di sicuro non saremo rimasti con le mani in mano. Nessuno di noi era uno sciocco. Tutti sapevano e avevano capito.

Ora, nonostante i secoli di esperienza e autocontrollo, non amavo cacciare per il clan a stomaco vuoto. Mi deconcrentrava: lo foga rovente della sete mi rendeva il palato meno esigente, e sottraeva precisione ai miei sensi e al mio potere, facendo prevalere l'istinto. E poi, a stomaco pieno si lavora meglio... no?? Infine, con una sola vittima, ovviamente non avevo nessun tipo di problema. Quindi, prima di iniziare la caccia di massa, sia per egoismo, sia per prepararmi a tale ricognizione, decisi come ogni volta di pensare innanzitutto a me stessa. La gola bruciava ormai da un paio di giorni, secca, amara, satura di veleno. Il colore dei miei occhi era quasi del tutto passato dal cremise al nero, apparendo così come una strana ma insospettosa tonalità di marrone scuro. Una cosa a mio vantaggio: meno spiegazioni da dare, meno facce strane o impaurite e più possibilità di confondersi, anche se, bella com'ero, era praticamente impossibile, e in fondo, a tutto facevano "sbavatamente" caso, tranne che al colore dei miei occhi!
Era piena estate: anche di notte i termometri locali toccavano picchi di 35-40 gradi e la città, ovviamente, pullulava di turisti stranieri, perlopiù tedeschi e miei ex consanguinei. Ma al contrario di ciò che potreste pensare, gli inglesi erano le mie prede preferite. Erano il mio popolo, si, ma era quella stessa gente che mi aveva candannata, i pronipoti dei loro pronipoti. Inoltre, gli inglesi, non erano cambiati in 500 anni di storia. Sempre freddi, cinici, pregiudicanti, snob. Non avevo problemi, quindi, a prolungare la mia vendetta, come loro la loro indole, nel tempo.
Per l'occasione scelsi un leggero e semplicissimo vestitino nero particolarmente corto, morbido ma sagomato sulle mie curve perfette, insieme ad un paio di sandali paiettati d'argento dal tacco vertiginoso. Lasciai sciolti i miei lunghi capelli dalle ande nero-ramate e uscii dal castello, immettendomi, attraverso una piccola e buia viuzza secondaria, nella piazza piena di gente. Tutti erano intenti a cercare fresco e sollievo fuori, vicino la grande fontana al centro dello stesso piazzale. Avvertivo chiaramente quel forte tempore sulla mia pelle, era persino piacevole... ma non avrei mai di certo sofferto di sudorazione o surriscaldamento! Mi guardai intorno aguzzando la vista e l'olfatto: l'odore degli stranieri era inconfondibile vicino al singolare odore che avevano gli italiani. Molto forte, caldo, particolarmente fragrante e piacevolmente pungente allo stesso tempo. Era vivo, in un modo che nn saprei descrivere, ma sicuramente in una quantità maggiore rispetto a qualunque altro odore. Ovviamente alle mie narici giunsero, tutte in una volta, una miriade di altri odori per me ben distinti tra loro: arrosto, gelato, brioche calde, farina, spezie, asfalto tiepido bagnato dall'acqua fresca, zucchero, shampoo, umidità, erba appena tagliata, erba secca, cenere, nicotina, alcol, melone, ananas, kiwi, pesca, vino, marmo, seta, lino e molte altre. L'odore del sangue stava prendendo il totale sopravvento, facendomi ardere maledettamente la gola, quando, d'un tratto, sentii dell'altro: un'odore impossibile da non captare, impossibile da non considerare. Un odore che ci incuriosisce e ci fa subito scattare in posizione aggressiva di difesa se non rientra nel gruppo dello stesso tipo di odori che però ci sono familiari. Ma io non conoscevo quell'odore, non lo avevo mai sentito prima. Ne riconoscevo la tipologia ma non lo avevo sentito addosso a nessuno dei miei "coinquilini". Conoscevo l'odore di tutti i membri della casata dei Volturi, sia di quelli dell'esercito sia di noi guardie: quello antico di Marcus, quello secolare e raffinato di Aro, quello vecchio e forte di Caius, quello selvaggio ma elegante di Demetri, quello virile e leggero di Felix, quello mieloso ma forte di Jane, quello simile sebben più mascolino di Alec, quello dolciastro e lieve di Renata, quello stantio ma piacevole delle mogli di Aro e Marcus, ed in Veneto nessun vampiro aldifuori dei Volturi osava anche solo avvicinarsi. Controllai senza troppi problemi l'istinto di ritrarmi in un'innaturale posizione felina, e fiutai meglio, continuando a muovervi disinvolta tra la folla per seguire la scia e cercare di avvicinarmi di più alla sua fonte: era chiaramente l'odore di un vampiro, un vampiro maschio, molto forte e sicuramente non vegetariano. Un'odore dolce eppure chiaramente affilato, sfuggente, carico di estrogeni femminili e di sangue. Sapeva di pericolo, di inesorabilità ma anche di qualcosa di irresistibile, un fascino oscuro ma totalizzante. Nonostante questo, il mio primo imput era quello di acquattarmi in posizione di agguato, pronta a balzare e sterminare, seppure, allo stesso tempo, mi sentissi molto molto attratta da quello che stavo fiutando, sia per mia indole, sia per il tipo unico di odore. Captai infine un retrogusto che mi era inizialmente sfuggito, confusosi, per uguaglianza, a quello di tutti gli altri umani turisti: era inglese! L'odore delle tue origini non va mai via, sebbene si declassi ad un semplice retrogusto una volta diventati immortali. Anche Aro, così come Demetri in modo più sercastico, mi dicevano spesso "straniera fino al midollo, odori ancora della tua terra: quando sei nei paraggi è come se facessimo tutti un viaggio in Inghilterra senza avertelo chiesto". Non saprei descrivervi di che tipo di odore si tratti, posso solo dirvi che c'è, e che da sempre ho perennemente saputo individuare, riconoscere e distinguere gli odori di ogni nazione.
Sebbene riuscissi in ogni caso a percepire il rapido fruscio tipico del movimento di un vampiro, e ad una distanza precisa, ma in una posizione pero ancora a me non del tutto chiara, c'era troppo cialeccio, e troppi rumori vicini e lontani, perchè io riuscissi a distinguere chiaramente i movimenti innaturali del mio vampiro sconosciuto: automobili su strade vicine e secondarie, biciclette, la musica altissima dentro le discoteche e quella dentro i pub, il chiacchiericcio di migliaia e migliaia di persone, il tintinnio di coppe piene di gelato e bicchieri stracolmi coktail, lo sciabordio dell'acqua. Solo quando mi accorsi che il frucio si faceva più vicino, e quindi poco più chiaro e distinto, mi resi conto che anche lui doveva avermi sentita e mi stava venendo sfacciatamente incontro, sebbene percepissi una certa circospezione. La mia curiosità e il mio istinto distruttore nei confronti di tutto ciò che fosse pericoloso, mi spinsero ad andare avanti! Un vampiro, per di più inglese e non interno ai Volturi, che diamine ci faceva li? O cercava guai o era solo un povero sciocco! Inoltre, era anche mio preciso compito, come una delle "guardie" dei Volturi, tenere d'occhio la città, e poi la regione, per eliminare eventuali intrusi. Quello era il nostro territorio, e benchè non avessimo nulla in contrario alle visite, eravamo in dovere di accertarci sempre che fossero solo momentanee e di cortesia. Nessuno, oltre noi, doveva cacciare dentro il confine, o l'equilibrio, l'ordine e l'anonimato rischiavano la compromissione.
D'un tratto percepii un repentino cambiamento di vicinanza: il fruscio aveva avuto un apice molto forte(era molto vicino, così vicino da scatenarmi un brivido simile a quella perduta sensazione umana della pelle d'oca) per poi ridursi notevolmente. Non solo si era allontanato ma, benchè non fossi riuscita e non riuscissi ancora ad individuare la sua precisa posizione, la nuova linea d'aria che aveva improvvisamente solcato era così ampia da non lasciare dubbi. Si era spostato da tutt'altra parte e adesso percepivo la sua presenza provenire direttamente dall'altro capo della città, probabilmente vicino la periferia sud. Senza perdere altro tempo, camminai "normalmente" verso la parte opposta della piazza per imboccarne l'uscita, mantenendomi con discrezione lungo tutto il suo perimetro: non volevo dare nell'occhio ne tanto meno avere un gruppo di giovani uomini impazziti alle calcagna!
Fuori dalla piazza, la confusione si estingueva di colpo lasciando la fine della via principale praticamente deserta. Fu allora che sfrecciai come la luce, seguendo la scia con avidità e concentrazione fino all'altro capo della città. Sapeva che lo stavo seguendo e sicuramente era anche quello che voleva, ma io stavo solo assecondando la sua erronea convizione di potermi tendere una trappola.
L'odore si faceva sempre più vicino e, quindi, la posizione del mio sconosciuto sempre più limpida, così come sempre più forte e accanita si faceva la mia brama di raggiungerlo e......
Tutto intorno a me scorreva come l'acqua di una violenta cascata, eppure riuscivo a cogliere ogni più piccolo particolare visivo e sonoro di ciò che mi si parava davanti, nonostante, inoltre, l'oscurità: gli insetti tra le tegole dei tetti delle case, il respiro rilassato della gente accaldata già rapita da Morfeo...
L'odore infine mi colpì le narici come un'onda marina alta più di dieci metri e fu allora che mi arrestai di colpo, i capelli scompigliati e gli altissimi tacchi dei sandali ridotti a pochi centimetri a causa dell'attrito disumano. Lui era li, rettamente in piedi a pochi metri da me, che mi osservava con sguardo vuoto, immobile sulla strada di quella silenziosa periferia, deserta e priva di abitazioni, che odorava di grano, terra e asfalto vecchio, secco e caldo.
Senza sapere chi, come o perchè, come se lo avessi fatto da sempre e fino a qualche istante prima, come se tutto fosse stato ovvio, quotidiano e stramaledettamente umano, con espressione interdetta, ma per niente meravigliata ne ostile, e inaspettatamente dolce e "mortale" dissi

Cristopher......?

Ma fu proprio subito dopo, quando stavo per rendermi conto dell'assurdità di quel gesto, e di quel tono che non sentivo in me da secoli, e che a malapena ricordavo di aver mai avuto, che un vuoto allo stomaco, come un pugno invisibile accompagnato da una terribile fitta alla testa, mi costrinsero a piegarmi appena su me stessa, la bocca socchiusa e gli occhi spalancati nel vuoto in un'espressione completamente stravolta e spiritata.
Non mi trovavo più dov'ero, la mia pelle candida era soffice e spolverata di rosa, i miei abiti antichi, un po sgualciti e sporchi; profumavo di erba, terra, neve e frutta. Cavalcavo libera le immense distese delle praterie Inglesi, un bellissimo giovane, fiero, dagli occhi col ghiaccio, i capelli ebano e l'espressione affettuosa, mi sorrideva di fianco, in sella al suo stallone color miele. Un altro dei miei maledetti flesh sulla mia orrdenda e dimenticata vita mortale. Uno spiraglio del mio passato dove a sorridermi, placido e bellissimo su quel destriero, era il vampiro che adesso mi stava di fronte con l'espressione ferrea e superba.
Un importante ricordo dimenticato che riaffiora dopo troppo tempo fa sempre molto male. Non si può, non si dovrebbe mai dimenticare chi ci ama, e io non amavo da cinquecento anni, sicura comunque di non aver amato neanche prima di allora. L'amore per me era un gioco, qualcosa che, se provata realmente, rende ciechi, deboli e irrimediabilmente idioti. Era così del resto che riuscivo a procurarmi la cena. Mi ero solo liberata da un peso. Ma come, come diavolo avevo fatto a dimenticarmi di lui? Perchè potevo averlo davanti dopo cinque secoli? Perchè era come me? Come aveva fatto a sopravvivere a quella notte?
Tutto il mio mondo era rimasto uguale, tutto era ritornato indietro e tutto era stato stravolto.
Non riuscii a dire altro. Mi limitai ad osservarlo in silenzio, stupita, circospetta, i riflessi sempre e comunque tesi come testimonianza di una natura che ormai mi apparteneva.
Ogni più piccolo particolare di ciò che era, a dispetto della nebbia che copre i ricordi umani di ogni vampiro, mi ritornava in mente con violenza e naturalezza, per permettermi quel doloroso e stupefacente confronto. Aveva tagliato i suoi lunghi e selvaggi capelli, ora corti poco più di cinque o sei centimetri. Il ghiccio dei suoi occhi teneri e fieri era diventato il fuoco di due fessure vuote, superbe, minacciose e spietate. Forse non mi sbagliavo: quello che avevo davanti non era Cristopher ( o comunque non lo era più). Il mio Cristopher, in qualunque modo fossero andate le cose, era morto tanto tempo fa.


Edited by †Heidi~ - 28/11/2010, 22:58
 
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