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Impossible Dreams, privata - x Demetri (e Jane??)

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†Heidi~
view post Posted on 9/12/2010, 03:25 by: †Heidi~




Heidi

Sapevo che non se ne sarebbe andato ( io non me ne sarei mai andata), sepevo, sentivo nella sua carne, inscalfibile e perfetta, contro la mia, che solo io potevo riportarlo alla vita, al vero vigore, il quale impudente riflesso che lui, illundendosi, spacciava per vero ogni giorno della sua vita, in confronto era solo mera, appannata, insulsa, distorta irrealtà, e lo desiderava, lo sapeva anche lui, così come sapeva che non poteva nascondersi a me... che io, e dovetti riconoscerlo una volta per tutte, non potevo nascondermi a lui...non quella notte, non in quel mistico e spietato momento in cui ogni nostra vittoria, ogni nostra superba lotta a parità d'orgoglio e malvagità che avevamo intrapreso per quasi 5 secoli, si era tramutata in un'insopportabile, sublime sconfitta, lasciando di quell'antico, indifferente e astioso sprezzo, solo l'inconcludente scia di una maschera. Ma non era mai stata altro. La verità era che non eravamo mai stati fatti per ammettere quanto in realtà fossimo deboli, ed il nostro più ingegnoso e malvagio modo di nascondercelo, non era altro che la via più diretta e palese per dimostrarcelo. Eppure mai come allora fummo tanto espliciti. Per la prima volta fummo sicuri e consapevoli di poterci sentire a vicenda, mentre la consolazione data da ciò che sapevamo sentire l'uno per l'altra, diventava vittoria e risprofondava quindi nell'incontinenza, e di conseguenza nella debolezza delle nostre più disdicevoli, ultraterrene, voglie. Ancora orgoglio, ancora guerra. Ma non era forse quel male che mi aveva spinto ad amarlo da sempre? Non era forse quello stesso male ad averlo reso schiavo della mia anima? Se mai gliene fosse rimasta una, l'aveva venduta a me cinquecento anni fa, ed io, forse in modo ancor più incosapevole e sciocco, gli avevo ceduto la mia! Dov'era lo sbaglio? Dov'era la via d'uscita? Sentivo il suo desiderio, alimentato dalle mie provocazioni, spingerlo fino alla follia: quel flusso indefinito e inarrestabile scorreva sotto la sua pelle impenetrabile, sotto quei suoi gelidi muscoli metallici e ora tesi, per poi riversarsi in me con una naturalezza e violenza sconvolgenti nel loro assordante silenzio. La sua follia diveniva così anche il mio indomabile, ardente tormento, fatto di pura brama, desiderio, passione, primordiali istinti impronunciabili e umanamente incompresibili per la loro empietà; quello stesso tormento che non mi permise nemmeno per un istante di allontanarmi dalle sue labbra sfilate e morbide ogni qual volta parlassi o decidesse di muoverle per parlarmi, mischiando il suo respiro afrodisiaco al mio, o anche solo per dar sfrontato sfoggio di quella che per me, almeno in quel momento, era diventata l'unica mia fonte di sostentamento: la sua indomabile, dorata sensualità. Le mie labbra seguivano quei due sottili e scolpiti lembi di pelle come se questi le avessero imbrigliate con dei fili invisibili, costringedole a muoversi come marionette ipnotizzate e sedate da un piacere indescrivibile.
Tutto era iniziato, ma il tempo, infatti, si era fermato, rendendo ogni cosa tesa, malleabile e senza consistenza, eccezion fatta per noi due e l'oscuro, fatale, magnetico legame che ci teneva avvinghiati e inconciliabilmente ancora divisi in quell'istante. Stando così le cose, tutto era talmente lento da sembrare incompiuto, lascinadoci però l'infinito, impalpabile e disarmante piacere di assaporare ogni singolo attimo di vuoto che veniva lasciato da ognuno di quegli inaspettati, incompleti baci involontari, semoventi, irriflessi, istintivi, inconsci, inevitabili! Ad ogni rapido ma deciso tocco, le sue labbra gelide potevano ardermi viva, mentre il limpido e virile sussurro letale e ipnotico delle sue parole sciagurate congelava il mio animo per poi riscuoterlo fino a farlo esplodere per la rabbia, la quale a sua volta mutava subito in quel desiderio senza freni che forse mai in vita mia avevo provato, quello che da sempre sapevo che solo lui sarebbe stato in grado di scatenare dentro di me. E mentre lui gioiva di una perversa eppure sincera e pura, incredibile, felicità, io morivo e rinascevo nello stesso istante, incapace di definire ciò che provassi se non il quanto: sconfinato! Irrinunciabile! Ormai non lo vedevo più, nemmeno i miei occhi lungimiranti sarebbero stati abbastanza adatti e completi per poter carpire ciò che solo la nostra mente e la nostra carne potevano ghermire, poichè era con tutti i miei sensi conosciuti e sconosciuti che in quel momento lo stavo amando.
Non avevo paura, no! Ma se l'averlo aspettato, ripudiandolo, per tanto tempo era stato il mio timore, era bellissimo! Non avevo amato per vanità ed egoismo, non avevo amato perchè non c'era nessuno da amare, non avevo amato perchè volevo amare lui, perchè volevo che solo lui mi amasse! Si sbagliava, non avevo paura di amarlo, avevo solo avuto paura, per 500 anni, di ammettere che fosse così! Quella nuova verità mi annientò, mi liberò e mi eccitò ancor prima del tocco improvviso e indescrivibilmente abile delle sue mani, affusolate ma secolari di sapere e "amore", sui miei fianchi, i miei glutei. Mi reclamavano, portandomi violentemente incollata ad ogni centimetro di quel corpo divino, come il trofeo di guerra più ambito e combattuto... o, forse, come la dea più temuta e contemplata con assoluta e quasi timorata fedeltà e ammirazione. Era sconvolgente come quel tocco fosse tanto animalesco eppure allo stesso tempo tanto incontaminato e fiero! Impazzì, persi il controllo come mai prima. L'attesa secolare che aveva reso tutto più perversamente nero persino e sopratutto in quegli ultimi istanti, perse la sua importanza: come lui, ed era inutile che lo negasse come inutile sarebbe stato se lo avessi fatto io, sarei morta per un solo bacio...e lui avrebbe rivoltato l'inferno per farmi completamente sua! Glielo avrei lasciato fare. Colta quasi di sorpresa, ma non impaziente per altro...glielo lasciai fare! Non sarei mai rimasta preda e prigioniera passiva dei suoi istinti...glielo lasciai fare: lasciai che quel bacio giungesse in tutta la sua disumana violenza, quella violenza che lui fremeva per darmi e che io desideravo con tutta me stessa. Le sue labbra si aprirono ingoiando le mie, le quali lottavano valorose, spietate, sensuali e incontrastabili contro le loro amate avversarie. Mi feci prepotentemente spazio con la lingua, assaporando sconvolta ma fuori di me la morbidezza dalla superfice rivida e tiepida della sua, esperta, elegante, selvaggia, impavida e tiranna come l'uomo a cui apparteneva. Sapeva di luoghi lontani e misteriosi, sapeva maledettamente di lui e questo portava il mio spirito ai confini con un orgasmo che nessun umano sarebbe in grado di carpire o sostenere, poichè aldifuori di ogni fisicità o spiritualità. Le mie labbra si scatenarono completamente, mostrando la loro intera natura letale da predatrici: mordevo così forte quella bocca meravigliosa e sfrontata da poter sentire lievi e acutissimi scricchiolii strindenti vibrare nelle mie orecchie e sgretolarsi per poi ricomporsi ciclicamente sotto le mie stesse labbra. Avrei potuto divorarlo, forse lo avrei fatto: sete di sangue e desiderio erano ormai una cosa sola, così come la pelle dei nostri corpi gelidi e adamantini, contatto che Demetri non perdeva occasione per rendere sempre più inesorabile e brutalmente, sensualmente inscindibile.
Ormai al limite del contegno, afferai i suoi capelli corti e vellutati, godendo di tanta profumanta mobidezza e stringendoli così forte tra le mie dita che avrei quasi potuto strapparglieli. Fu costretto, o molto più probabilmente si lasciò ben volentieri costringere, a reclinare il capo all'indietro, mentre i miei occhi fiammeggianti di foga e superbia, e le mie labbra spalancate in un disumano ringio ostile ma estatico, gli ricordavano che nessuno poteva sottomettermi e darmi ordini, nemmeno lui, l'unico in grado di darmi piacere se lo avesse fatto.

Io ho perso, Demetri...ma tu, stanotte, hai perso con me, e meno di me tu sei abituato a perdere. Tu lo sai ed è proprio questo ciò che non ti salverà, mostro dall'animo ancor più nero e insanguinato del mio!. . Parli a me di paura...tu che hai impiegato metà della tua eternità per prendermi...oh no, bestia assassina e impudente...hai fatto il mio stesso gioco: mi hai rinnegata, e ancora adesso cerchi disperato di soggiogare me e la mia voglia di te per nascondore il tuo di desiderio con quel maledetto orgoglio...e se io ho perso, tu hai perso insieme a me. Ti sei perso dentro di me! Ma non è lì che devi cercarmi: vago dentro di te da secoli...

dissi ghignando con rabbiosa sensualità accarezzandomi il labbro superiore con la lingua, mentre la mia espressione estasiata si mischiava ad una smorfia di disperato piacere. Scattai verso di lui furiosa e arresa, avvinghiandomi contro il suo bacino, la coscia destra alta quasi al livello della sua spalla sinistra. Risoluta e furente, portai la sua mano sinistra su quella stessa coscia con un colpo secco e perverso. Strinsi quella mano sotto la mia, affinchè essa esercitasse la stessa tremenda pressione sulla mia pelle. A quel tocco schiocchai la lingua socchiudendo gli occhi, assaporando quel contatto e quel gesto tanto proibiti ed eccitanti. Poi ritornai spedita a un millimetro dalle sue labbra, costringedole nuovamente a seguire le mie finchè non avessi deciso di donargliele ancora, dopo la lieve ma "insopportabile" tortura a cui le costrinsi mordendole energicamente ai loro confini, sospirando bramosa sopra di esse.

Stanotte mi hai presa... ma sei tu ad essere mio! Da sempre e per sempre! Arrenditi... Non c'è niente adesso, nemmeno il tuo potere, che possa salvarti! Che io sia dannata insieme a te, Demetri!

Afferrai i lembi della sua pesantissima veste di lana grigia squarciandoli come carta in meno di un secondo, assecondai l'infido e spudorato invito fatto dalle sue mani e il suo bacino e, rapida, leggera, sinuosa ma brutale come una pantera, mi avvinghiai completamente addosso a lui, su di lui, sul suo torace ora nudo e scoperto sul mio. Ridussi in brandelli anche la mia vestaglia di seta, non ricordo nemmeno quando, in quanto e come. L'unica cosa che sentivo era l'unica che avesse importanza: Lui, la sua pelle dura e liscia, il suo profumo innaturalmente esotico, le sue labbra intrappolate dentro le mie, il suo corpo statuario che costringevo sempre più ad unirsi al mio, quel contatto perfetto e insostenibilmente stupendo. Ogni centimetro di lui tra le mie mani, le mie labbra fameliche e spietate che non conoscevano resistenze altrui. Fuoco e ghiaccio, odio e amore, passione e risentimento, inferno e paradiso, irrealtà. Semplicemente, e terribilmente Heidi e Demetri.


Dimmi come potrei mai respirare senza aria

Se io dovessi morire prima di svegliarmi
E' perché tu mi hai lasciato senza fiato
Perderti è come vivere in un mondo senza aria.

Sono qui da solo, non volevo andarmene
Il mio cuore non si muoverà, è incompleto
Vorrei ci fosse un modo per farti capire...

Ma in qualche modo sono ancora vivo dentro
Mi hai tolto il fiato, ma sono sopravvissuto
Non so come, e non mi interessa nemmeno

Ma come ti aspetti che io viva
Solo con me stesso
Perché il mio mondo si evolve attorno a te
E' così difficile per me respirare
 
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9 replies since 1/12/2010, 14:38   639 views
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