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Impossible Dreams, privata - x Demetri (e Jane??)

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†Heidi~
view post Posted on 3/12/2010, 03:01 by: †Heidi~




Heidi

Non so se per un essere tanto spietato e avido come lui (oh, come se io fossi stata da meno!) fosse stato più naturale non attaccarsi a nulla o bramare qualcosa con tutto se stesso! Sembrava aver appena conquistato qualcosa agognata da secoli, in quel momento finalmente nelle sue mani. Era così incredulo, così eccitato alla sola idea di avvenuta conquista, da non volersene perdere una sola goccia, ingurgitandone e centellinandone ognuna con minuziosa e viscida attenzione, classe, ingordigia, superbia. Non potevo vederlo, ma quel suo stato di estremo, sebben fulmineo, godimento, era così forte che potevo semplicemente fiutarlo nell'aria intorno a me, la stessa aria che Demetri stava saturando del suo pungente, irresistibile, inconfondibile odore. Un profumo che avevo sentito e apprezzato per secoli, ma che solo ora si era reso degno e capace di annegare ogni mio senso. Si, per una volta, lo avevo fatto vincere...
Che avesse intuito, o addirittura visto qualcosa, ormai non ne dubitavo più. Invidia, disappunto, e curiosità lo logoravano dentro e come me, non si vergognò troppo nel mostrarmelo. Ma ciò che mai mi sarei aspettata di vedere, percepire in lui, fu una sola, particolare emozione: la malinconia. Una maliconia tersa di angosce e...persino rimorso? Io ero davvero un essere empio, su questo non v'era dubbio... ma, seppur a modo mio, conoscevo l'amore, era l'arte con cui lavoravo giorno per giorno, il mio cuore congelato riusciva in qualche modo a plasmarlo al mio caso, sulla mia nuova o forse inesistente anima. Ma che Demetri avesse un cuore, o anche solo che si ricordasse di averne avuto uno, era umanamente, inumanamente impensabile! Che la causa fossi io (e a quel punto mi sarei stupita solo in parte) o meno, che fosse per me o per se stesso, Demetri aveva appena sbottonato l'ultimo lembo di quella camicia che da secoli mi ero diligentemente impegnata, pur sempre nel mio tempo inutile o libero, a sgualcire con tutto il fascino delle mie fattezze ammalianti e del mio animo, delle mie parole magnetiche e suadenti come la più estatica e pericolosa delle ipnosi, la più affilata e lucente delle lame.

"Considero priorità soltanto la mia sete, il resto è tutto possibilità."

Sei un bugiardo e lo sai... come sai che anch'io ti ho mentito. Ma qui la vera ferita sta nell'interesse... prima era lui e non essere una nostra priorità...

dissi secca , forse anche con me stessa a quella dura realtà, stroncando la sua risata eloquente, melliflua ma irresistibile. Forse per questo non ero disposta ad udirla ancora, così come non ero ancora per niente incline, o forse non ero ancora pronta, ad incrociare di nuovo il suo sguardo, che evitavo in tutta la mia altera, sebben palesemente irritata, presunzione. Da quando non sopportavo le frecciate velenose e lusinghiere del mio "caro" Demetri? Da quando, stando così le cose, avrei voluto che non smettesse? Da quando, dipendevo da una necessità? Da quando dipendevo proprio da lui? Da quando poteva leggermi così bene dentro? Da quando il mio essere donna risultava tanto patetico e prevedibile da schiaffarmi in faccia la mia stessa resa o sconfitta, rendedola tanto palese agli occhi del nemico in tutta la sua (la mia!) debolezza? Da quando ero debole? Da quando Demetri era un nemico? A quest'ultima domando avevo però la mia, inaccettabile, risposta. La voglia di polverizzarlo, di poterlo stringere in qualunque modo mi fosse stato possibile, mi assalì ancora, come una vampata improvvisa lungo tutto il torace. Stentai di nuovo a contenerla, avevo ancora un briciolo di dignità e di amor proprio in quel corpo e quell'animo tanto sconvolti da non riconscerli più! Era orribile, disgustoso!
Lo intravidi chiaramente spostarsi, appoggiarsi al parapetto come a volersi gettare nel vuoto con fare arrogante, fascinoso e pieno di sè, ogni marmorea fibra muscolare del suo corpo distesa, all'ungata, rilassata e per questo inauditamente più tonica, perfetta, succulenta. In realtà, lo sapevo bene, era solo un modo per il suo sgurado di cibarsi meglio del mio decoltè ed io non saprei dirvi se oltre alla solita inebriante lussuria accompagnata dall'avarizia del mio compiacimento e godimento, provai per la prima volta qualcosa di diverso, qualcosa di simile ad una violazione. Ogni suo sguardo sembrava defraudare me, ogni singolo millimetro del mio corpo, improvvisamente preda inerme del suo ego, come la più pura, splendida insulsa delle vergini condannate al sacrificio, io che di verginità forse non ne avevo mai avuta in tutta la mia esistenza. Quanto a purezza...beh... ovviamente era tutta apparenza, tutta immagine, tutto in funzione di ciò che ero e di ciò che sapevo fare. Ad ogni modo era terribile, quasi logorante, soffocante. E la mia immensa, e solitamente beffarda, pazienza stava giungendo al limite, lasciando il posto a quel pericoloso animale sanguinario assopito da secoli, che rare volte si destava durante i pasti, che solo una volta Demetri aveva visto, proprio 480 anni prima, in quel giardino di quello stesso castello, il giorno del mio arrivo.
Qualcosa però annientò momentaneamente e improvvisamente l'amarezza del mio disappunto tanto da obbligarmi, mio malgrado a guardalo: Demetri era sorpreso, pensieroso, lontano nello spazio e nel tempo, immerso in quella stessa inaudita angoscia che già una volta avevo stentato a credere reale e possibile. Era sorpredentemente sincero, lo sentivo, volutamente debole ai miei occhi. Non so se fu soddisfazione o persino rammarico ciò che provai in quell'istante. E poi di nuovo lui, il solito, irresistibile insopportabile, altezzoso Demetri, lui insieme al suo sorriso elegante, maligno e famelico, lui insieme alle sue smanie di protagonismo e autocomplimentarirsmo. Lui e i suoi sussurri provocanti e provocatori... lui e la sua sensuale, fredda, sottile risata derisoria. Il modo più strano e semplice che conosceva per dirmi quanto mi desiderasse. Cominciai a pensare che la cosa fosse reciproca, ma allontanai spedita quel pensiero, impreparata e più incuriosita, spazientita e sorpresa dalla sua risposta alla mia domanda. O mi conosceva meglio di quanto io credessi, ed io detestavo e reputavo impossibile da parte mia sottovalutare qualcuno, o sapeva qualcosa che io non sapevo ancora. MI fissava, penetrandomi con il suo animo così indefinibile, così duro, così oscuro, così intoccabile, così tremendamente, irresistibilmente disarmante da riuscire a sconvolgermi e arroventarmi come mai prima, come mai del resto mi sarebbe mai potuto accadere.

Attento...rimane comunque Aro, immagino debba essere davvero scocciante averlo avanti a te persino in questo...

Liberai quasi istintivamente quelle parole con inesorabile e pur calcolata malizia, orami però velata dal mio non più negabile animo spazientito e ostile. Ma non mi riuscì poi così difficile esprimermi con il mio solito, contenuto, mellifluo e limpido tono beffardo e provocatorio, quasi pomposo e sommesso, pungente "aristocratico". Sapevo che quello era una via sicura al successo se volevo avere la mia immediata rivalsa su di lui. L'orgoglio e Aro erano i suoi punti più deboli. Lui adesso conosceva i miei, non mi sarei mai più risparmiata! Ricambiavo il suo sguardo con altrettanta, spaventosa, accuminata, sensuale potenza, mentre sentivo la rabbia sguinzagliarsi dentro il mio petto, irrigidendo ogni fibra del mio essere, ogni mio muscolo, ogni mio arto. Era solo rabbia? Cos'è in fondo... la foga e la violenza di un bacio?
Esplosi! L'impensabile, o quello che fino a quel momento reputavo tale, accadde. Fuori controllo, aldilà di ogni mia convinzione e peculiarità. La mia mano volteggiò leggiadra e spietata nell'aria con la velocità della luce, in un gesto che, istintivo, inaspettato e improvviso persino per me, non sarebbe stato capace di essere fermato nemmeno dal signore di tutti i segugi..Demetri. Le mie dita si scontrarono violente ma perfette contro la sua guancia dalle linee ispide e la pelle vellutata, scatenando un suono tremendo, sebbene non fosse un boato. Qualcosa di simile ad una roccia di medie dimensioni in preda a un'esplosione causata da un congegno metallico, qualcosa di simile ad un diamante appena andato in frantumi. Quando le mie dita abbandonarono sazie, ma a malincuore, i suoi lineamenti, lasciarono dei lievi ma ben visibili solchi sullo zigomo, caratterizzati inoltre da diverse, sottilissime crepe che, nel giro di pochi secondi, si sarebbero richiuse, sperando come se non fossero mai esistite.
Con le fauci spalancate e i canini di nuovo improvvisamente allungati, famelici e minacciosi, mi ostinavo a inchiodarlo con i miei occhi ormai neri eppure in fiamme, sgranati in un'orrenda espressione furiosa eppure incapace di deturpare la mia bellezza splendidamente oltemodo divina. Ringhiai fuori di me, un suono spaventosamente disumano, ranicchiandomi appena su me stessa tesa come un felino sul punto di uccidere. Ero a meno di un centimetro dal suo naso, e ogni sua immagine, odore, sapore erano per me ulteriore stimolo alla sete che ormai, quale fosse non sapevo, mi stava consumando.

Non burlarti di me, Demetri! Non stanotte! Non fermerei in nessun modo la mia immensa voglia di ucciderti! Anche se questo dovesse significare seguirti all'inferno... come di sicuro accadrebbe...

Dio...che cosa avevo fatto?!!!!

Edited by †Heidi~ - 5/12/2010, 19:02
 
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