Twilight GdR

Paris

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†Heidi~
view post Posted on 23/11/2010, 11:47 by: †Heidi~




Heidi

Povero il mio "caro" Demetri, ancora dopo cinquecento anni, cercava di convincere se stesso di essere finalmente riuscito a sviluppare una qual certa immunità al mio essere. Non che non avesse fatto progressi (e li avevo fatti anche io, quindi le proporzioni rimanevano, purtroppo per lui, inutilmente le stesse), ma il suo girarmi attorno, mentre mi rivolgeva insulse provocazioni di copertura e osservava freddo e arrogante la mia divina figura immobile e altera, che con totale, gelida e naturale disinvoltura si rifiutava di degnarlo anche di un solo sguardo, non era frutto del desiderio di sfidarmi solo con il pomposo, superficiale ridicolo scopo di pavoneggiarsi. Era sempre stato in collera con me, forse come con nessun'altro: non poteva accettare che io, una donna, potessi annientarlo a quel modo, lui che sapeva di essere probabilmente uno dei più forti esponenti della nostra stirpe. E in quel momento, ancora una volta, forse senza neanche rendersene conto, lottava con se stesso, in un pericoloso bilico tra il secolare e famelico desiderio mai saziato di farmi sua, e il suo ego smisurato. Non poteva allontanarsi ne avanzare di un solo centimetro, sentivo quella tremenda tensione urlare nella distesa e rigida immobilità delle sue fattezze, delle sue movenze, ed era così forte, così disumana che, sebbene per un solo ma interminabile secondo, riuscì a scuotere persino me, che avevo letto migliaia di volte quella stessa emozione nelle anime degli uomini che avevo sedotto nel tempo. Ma poi me ne nutrivo avida, distaccata e compiaciuta. Godevo del suo tormento con distacco e appagamento.
Alla fine, come sempre, fu lui ad arrendersi, facendo piombare ancora una volta la mia ammirazione per lui nella noia e nella delusione: balzò via in uno dei suoi acrobatici e spettacolari balzi perfetti: meno di un secondo dopo mi osservava dal tetto di una delle case di quel vicolo stretto e buio, acquattato con la stessa selvaggia eleganza di un giaguaro sicuro della sua supremazia.
Parlò ancora, la sua voce sottile e limpida quasi quanto quella di un contralto era ancora più affascinante e terrificante se impegnata a proferire parole affilate come lame. Non mi sarei mai stancata di sentirla, una delle poche cose di lui che dopo 5 secoli avevo ancora piacere a trattare, seppure senza nessuna dipendenza. Era una buona musica e, a volte, sapeva anche trasportarmi.
Lo guardai dal basso con espressione incolore ma limpida mentre spariva nella notte, sembrando quasi che non avesse nemmeno finito di parlare. In realtà, ogni altro vampiro sapeva e avrebbe visto che persino io avevo avuto un'infinità di tempo, in quel lasso tanto impercettibile, per rispondergli. Con un volume ed una velocità nella voce che solo lui avrebbe udito gli dissi ghignando e fulminando i suoi occhi cremisi.

Peccato che tu abbia esaurito le tue scorte in armeria...mentre io non ho neanche avuto bisogno di aprire la porta della mia...

Sfrecciai lontana immediatamente dopo di lui, ma nella direzione opposta. Non lo volevo tra i piedi mentre tornavo a casa, avevamo già superato il limite di tempo massimo che a stento ci concedevamo insieme ogni giorno. Forse, tra le altre cose, mi sarei fermata per "cena", e per quanto fossi esibizionista, non amavo essere guardata mentre cacciavo gli uomini. Era pur sempre una donna inglese rinascimentale, seduzione e virtù andavano ancora di pari passo per me. Ridicolo se sposato all'omicidio e alla perversione, lo so. Ma era questo il bello. Quanto a quell'ibrido, ero sicura che avesse recepito il messaggio, ad Aro avrei pensato io, come sempre del resto. Lo lasciai semicosciente esattamente li dove lo aveva gettato, li dove meritava di stare insieme a tutti gli altri abomini come lui. Non avrei mai capito questo amore(opportunismo)-odio che Aro nutriva nei loro confronti. Avrei eseguito sempre e comunque i suoi ordini, ma poichè questo mi concedeva il privilegio di essere vista da lui come un'essere perfetto e infallibile, sapevo che, con qualche piccola bugia, omissione, o deformazione della verità dettate dal mio fascino e dalla mia reputazione, avrebbe tutt'altro che disapprovato, se per qualche volta, avessi fatto a modo mio. Su un'altra cosa potevo contare: Demetri non avrebbe mai fatto la spia. Non che non provasse orgoglio ad essere anche tanto meschino, una delle poche cose che, ai miei occhi, lo rendeva speciale; ma mi voleva troppo, e odiava troppo Aro per farlo. Beh si, in fondo, quando lo desiderava, sapeva davvero come farsi notare da me, ma ancora oggi, non saprei dirvi chi, tra noi due, fosse stato quello più illuso.
 
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20 replies since 22/5/2010, 16:41   287 views
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