Twilight GdR

Rain

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agneSStyle
view post Posted on 20/3/2010, 12:21 by: agneSStyle




Ness.


Era più forte di me, mi era difficile togliere il sorriso dalle labbra quel giorno. Allora lui allungò una mano sul tavolo, fino ad afferrare la mia, ritratta vicina al busto. L’espressione beata di poco prima svanì lentamente, e seguii la sua mano mentre girava la mia, mentre con le dita accarezzava la cicatrice.
Per me significava tanto mostrarmi così vulnerabile. Mi faceva sentire guidicata, e senza il potere di cambiare i pensieri della gente. Era come quando presentavo un lavoro ad un docente, o semplicemente ad alcuni amici. Essere sottoposta a giudizio mi faceva sentire “violata”, perché nessuno poteva davvero capire il vero significato che io davo alle cose. Solo con pochissime persone ero riuscita a scoprirmi senza nessun timore: Ethan, papà, ed Irvine. Tutti uomini, tutti GLI uomini della mia vita.
Il tocco delle sue mani era piacevole, dolce, come una carezza. Nel sentire il contatto ritrovato delle nostre mani ulteriori brividi mi corsero lungo la schiena. Se qualcuno di mia conoscenza mi avesse visto in quel momento probabilmente avrebbe pensato che un qualche spirito estraneo si fosse preso il mio corpo, comandandolo a suo piacimento contro la mia volontà.
Ma tutto ciò non era successo. Ero io a dire al mio corpo cosa fare, e nel farlo, dovevo ammettere, provavo un certo piacere.
in quel momento Il tono di Josh era scherzoso, teatrale, mentre cercava di tracciare la mia storia guardandomi quel sottile solco diafano che mi divideva la mano. Capì che era un ricordo del passato, si vedeva dal colore della cicatrice che non era cosa recente, l’associò alla mia infanzia, e l’aver indovinato esattamente il periodo in cui mi ero tagliata, mi lasciò di stucco.
CITAZIONE
E per un lungo periodo i tuoi “amichetti” ti prendevano in giro..Chiamandoti...Mmh..Cicatrice,giusto?!,,

i miei occhi scattarono veloci ad incrociare i suoi, la mano si chiuse istintivamente a pugno, stringendo ancora al suo interno quella di Josh. Il cuore accellerò di qualcosa le sue pulsazioni, Le labbra si sistrinsero appena, e i miei occhi non riuscivano a staccarsi dai suoi. Nei miei si poteva leggere paura, inquietudine, forse, ma cosa effettivamente Josh ci avesse visto dentro, non lo avrei mai saputo. I suoi occhi invece ridevano ancora, quasi come fosse ancora uno scherzo.
Com’era possibile che avesse indovinato pure quello? Non si poteva certo deudrre dal colore e dalla grandezza della cicatrice, il fatto che i ragazzini della mia età mi chiamavano Scar.
E se Josh fosse stato uno di quei ragazzini?
Come altro avrebbe potuto saperlo?
Mentalmente passai in rassegna tutti i volti dei miei compagni di scuola delle elementari, ma mi era difficile riscontrare qualche somiglianza tra quei volti da bambini con quello del bellissimo uomo che avevo di fronte in quel momento.
“ e tu come fai a saperlo?” dissi allora cercando di ritrarre la mano, ma lui fu più svelto, un po’ più forte, e trattenne la mia mano fra le sue. Dal suo viso dedussi che aveva capito che qualcosa non andava in quel che aveva appena detto, come minimo non aveva riscosso i risultati voluti.
Le sue mani tiepide, stringevano appena la mia, che sembrava non volersi sottrarre da quella dolce morsa.
Alcuni volti mi presero a vorticare per la testa, come se visti attraverso un vetro appannato. I contorni confusi, le voci lontane. Come poteva essere il giovane Harnett quello che avevo di fronte?
“tu sei di Forks, giusto?” dissi allora trattenendo lo sguardo nel suo. Le labbra si rilassarono nuovamente lasciandosi scappare un sorriso, uno sbuffo accennato, poi abbssai un attimo la testa.
Tutto sembrò farsi un po’ più chiaro, come se qualcuno avesse avuto l’accortezza di pulire con un panno ascitto quell’umidità che fino a prima m’impediva di vedere chiaramente.
 
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